Il dialogo con il Movimento 5 Stelle sembra l’opzione scelta dal Pd per superare lo stallo politico dell’Italia del dopo-elezioni. Utile allora vedere come vanno le cose laddove la formazione di Beppe Grillo è al governo di una città. Un resoconto sui primi mesi della giunta Pizzarotti a Parma.
L’ORIGINE DELLA VITTORIA
Federico Pizzarotti è stato eletto sindaco di Parma al ballottaggio contro il candidato del centrosinistra del 21 maggio 2012 con oltre il 60 per cento dei voti, dopo che al primo turno il Movimento 5 Stelle avevano ottenuto il 19 per cento. Il centrosinistra sulla carta era ampiamente favorito, a causa dello sfacelo provocato dalla giunta precedente di centrodestra, con arresti, scandali e un forte indebitamento del comune.
La vittoria di Pizzarotti è ascrivibile a due cause principali: un bisogno diffuso di discontinuità rispetto alle amministrazioni precedenti di centrodestra e l’errore del centrosinistra nella scelta del candidato. Non insignificante anche il fatto che Pizzarotti fosse giovane, del tutto nuovo alla politica, mentre il suo avversario era il navigato presidente della provincia, politico di professione, sostenuto anche da una parte significativa del mondo industriale.
L’amministrazione Pizzarotti ha iniziato il proprio mandato puntando su un profilo di rigore, unito all’ostentazione di modelli comunicativi sobri. L’idea di città e di amministrazione è vagamente ispirata ai principi della decrescita felice; nella realtà l’amministrazione 5 Stelle ha attuato finora una politica piuttosto avara di proposte innovative o strategiche, concentrandosi soprattutto nella gestione ordinaria.
Sul piano della capacità di governo, Pizzarotti nei primi mesi ha evidenziato una generale impreparazione (per altro prevedibile) sulle questioni amministrative, a cui ha cercato di fare fronte con collaborazioni esterne, estranee a passate esperienze amministrative. L’annuncio di un rapporto stabile di consulenza con personaggi come Loretta Napoleoni, Maurizio Pallante, Pierluigi Paoletti non ha avuto seguito, mentre la lentezza e alcuni incidenti di percorso nella scelta degli assessori hanno condotto alla formazione della giunta in forte ritardo rispetto ai tempi previsti.
Sul piano politico i 5 Stelle hanno subito escluso ogni alleanza con le altre forze rappresentate in consiglio comunale, preferendo l’autosufficienza e un sostanziale isolamento. La maggioranza 5 Stelle appare solida e coesa, forte di un principio di appartenenza e di fedeltà al Movimento.
La partecipazione democratica dei cittadini, uno dei cavalli di battaglia elettorale del Movimento, si è finora espressa solo tramite alcune assemblee di quartiere, gestite da psicologi-facilitatori, prevalentemente vicini al pensiero del Movimento. Sui temi forti, la giunta sembra invece evitare il confronto diretto con la popolazione: nell’assemblea di presentazione del bilancio, il pubblico non ha avuto diritto di parola. Scarsa anche la ricerca di confronto partecipato con le categorie e con fasce specifiche di popolazione, mentre è intenso invece l’uso del web come strumento di comunicazione politica da parte del sindaco e della giunta.
DAL PROGAMMA AI FATTI
Nei primi mesi la giunta ha rivolto l’attenzione in primo luogo alle misure per fronteggiare il debito del comune e delle aziende partecipate: 840 milioni, di cui circa 200 del comune e 640 delle partecipate.
Non è stata tentata una politica di contrattazione complessiva con le banche, né di rivalsa sui responsabili del debito. Le misure adottate sono costituite da un aumento ai livelli massimi della tassazione locale, addizionale Irpef e Imu, (che hanno fruttato maggiori entrate per 56 milioni contro una diminuzione delle risorse da Stato, Regione, fondazioni per circa 29 milioni), da un aumento massiccio di rette e tariffe e da tagli ai servizi, alle manutenzioni, agli investimenti. Tutto ciò comporta un aggravio sui cittadini, in termini di maggiori tasse e di minori servizi.
Su alcune tariffe la giunta ha tentato di addolcire il carico sulle fasce più deboli con una tariffazione progressiva in base al reddito. Tuttavia, le misure appaiono solo di facciata. Le rette, al centro di proteste da parte delle famiglie, sono aumentate del 20 per cento per i nidi (fino a 650 euro/mese) e del 100 per cento per le materne (sino a 280 euro/mese). Sono bloccate ai minimi solo per i redditi con Isee famigliare inferiore ai 20mila euro l’anno, oltre questa cifra scattano gli aumenti progressivi sino all’importo massimo applicabile già per nuclei con un Isee di 32mila euro.
In campagna elettorale, Pizzarotti aveva promesso che avrebbe rivoluzionato il sistema distorto delle partecipate su cui grava la maggiore parte del debito, costruito dalla passata amministrazione per aggirare la legge di stabilità e i vincoli di controllo. Di fatto, però, è stato mantenuto il sistema preesistente. E il castello delle partecipate rischia ora di saltare: per il 26 marzo è attesa la decisione del tribunale sul fallimento di una delle più importanti, Spip, che appartiene a sua volta alla Holding Stt (a totale controllo pubblico), con un concreto rischio di effetto domino su tutto il sistema e sulla credibilità del comune verso le banche. Pur nella situazione di incertezza attuale, la giunta ha deciso ora di trasferire a una partecipata già fortemente indebitata (Parma-infrastrutture) tutto il pacchetto delle competenze dei lavori pubblici, che potrebbe configurarsi come un’anticamera per la liquidazione anche di quel settore.
Una parte significativa del debito del comune è dovuta alla gestione opaca delle passate amministrazioni e il programma del Movimento 5 Stelle prevedeva un impegno nell’individuazione delle responsabilità, per il momento però Pizzarotti sembra evitare una politica di verità sul passato (salvo l’apertura di una commissione d’inchiesta limitata all’affare “public money”), delegando la questione solo alle indagini della magistratura. Questo rende sostanzialmente impossibile ogni tentativo, anche solo simbolico, di recupero di risorse pubbliche distratte a favore di interessi privati.
Altro tema centrale della campagna elettorale è stata la vicenda del termovalorizzatore. Il Movimento 5 Stelle si era impegnato a bloccarne la costruzione, ma il comune non ha emanato alcun provvedimento e la sua realizzazione procede, in attuazione di un piano provinciale del 2005. Secondo quanto annunciato da Iren, entrerà in funzione ad aprile.
Intanto, cresce il degrado complessivo dei luoghi pubblici, per carenza di cura e manutenzione. Piazzale della Pilotta (prospiciente il palazzo farnesiano) di Mario Botta ne è l’esempio principale. E anche altri piccoli segnali contribuiscono a un quadro complessivo di fatiscenza: le fontane della città sono state spente, eliminate le risorse per cancellare i graffiti dai muri.
Risulta in aumento la cosiddetta microcriminalità, mentre i piccoli esercizi commerciali del centro storico vivono una crisi profonda: oltre 120 attività hanno chiuso i battenti nel corso degli ultimi mesi. Non sono previste politiche specifiche sulla sicurezza, né misure a difesa del commercio, mentre i negozianti lamentano di essere ulteriormente penalizzati da nuove norme restrittive.
La giunta Pizzarotti finora non ha dato corso anche ad altri “punti forti” proposti dal Movimento in campagna elettorale. Per esempio, al centro del programma c’era il “consumo zero di suolo”. Tuttavia, la giunta ha già approvato numerosi piani attuativi di espansione edilizia ereditati dalla precedente amministrazione, e non sono state avviate forme di pianificazione urbanistica alternativa.
Gli sforamenti dei limiti massimi di concentrazione per polveri sottili (Pm10) dovuti a traffico automobilistico restano stabilmente al di sopra della norma. Il problema è stato finora affrontato solo con misure palliative dimostratesi inefficaci (alcuni blocchi del traffico), mentre non sono state poste allo studio politiche strutturali sulla mobilità.
Per la prima volta nella sua storia, poi, Parma rinuncia a una stagione concertistica e la lirica è di fatto esangue. Nonostante l’incarico di amministratore del Teatro Regio affidato a Carlo Fontana, non vi sono prospettive chiare, e forse neppure i soldi stanziati dal Governo per il bicentenario verdiano riusciranno a dare ossigeno a un teatro indebitato che produce pochi spettacoli e di livello inferiore alla sua tradizione.
EVOLUZIONE DEL CONSENSO
Le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio hanno visto un consistente successo del Movimento 5 Stelle anche a Parma, dove ha ricevuto il 28 per cento dei voti. È il segnale che il consenso del Movimento è in crescita, anche se non è automatico collegarlo alla specifica azione della giunta locale. Verso la quale anzi si registrano numerosi segnali di insofferenza e di disagio, in modo particolare per l’inerzia decisionale e di proposta di fronte alla crisi strutturale della città, oltreché sulle questioni specifiche che segnano una distanza tra quanto indicato in campagna elettorale e gli atti finora realizzati.
da lavoce.info