Ringrazio tutte e tutti per gli attestati di stima e per gli auguri. In un quadro di profonda incertezza, è necessario affrontare insieme la richiesta di cambiamento emersa dalle urne. Ora, terminata la campagna elettorale, è giunto il momento dell’assunzione di responsabilità, anche da parte di chi ha chiamato gli elettori a “mandare tutti a casa” col proprio voto. Perché non è con la protesta che il Parlamento potrà varare leggi a favore degli italiani. Non è con la protesta che aumenteranno i posti di lavoro o si abbasserà la pressione fiscale nei confronti di chi ha già pagato troppo e non ha più nulla da dare. Con il Partito Democratico affronterò la responsabilità di uscire dall’empasse, senza presunzione e aperta al dialogo su temi prioritari per il Paese, a partire da quelli che mi riguardano direttamente e sui quali i cittadini hanno riposto fiducia. E a chi chiede di tornare alle urne subito dopo aver modificato la legge elettorale, rispondo che gli italiani non mangiano con la riforma elettorale, né avranno più garanzie e tutele sul lavoro, né avranno una scuola migliore o accesso all’università. Ma per fare quelle riforme necessarie al bene comune, per gestire le emergenze di questo Paese, serve una maggioranza e un voto di fiducia a chi sarà chiamato a governare. È necessario, dunque, che anche al Senato si trovi la maggioranza e non una maggioranza “purché sia”. E con il PdL non possono esserci accordi o mediazioni, perché non ci sono convergenze ideali e programmatiche. È, dunque, ai molti parlamentari chiamati a rappresentare la voglia di trovare nuove forme di politica che sto pensando, chiedendo di trasformare il dissenso in proposta, la demolizione in progetto. Perché quando ci si trova di fronte alle macerie non si può danzare felici del proprio successo, ma si deve pensare a costruire meglio di prima. La mia esperienza di terremotata mi ha insegnato che per uscire dall’emergenza si deve fare un passo dietro l’altro, risolvere un problema alla volta, per trovare le soluzioni condivise per il bene della comunità. Ora, di fronte ad un terremoto istituzionale, so che con l’ascolto e l’azione rivolta al bene comune si può uscire dalla crisi, per un’Italia migliore.
Pubblicato il 26 Febbraio 2013
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