attualità, politica italiana

"La sindrome tedesca", di Andrea Bonanni

Ragioni di opportunità avrebbero dovuto sconsigliare Monti dal proporsi come esegeta dei pensieri privati e dei desideri inespressi di Merkel sulla politica italiana.
Già è accusato, ingiustamente, di essere il portavoce della Germania. La sua interpretazione degli auspici della Cancelliera sull´esito delle elezioni di domenica rischia di dare credibilità a questa interpretazione, sminuendo così le ragioni reali e autonome delle scelte politiche del Professore. E lo espone alle inevitabili smentite di Berlino. Lui stesso, del resto, sembra essersene reso conto.
Detto questo, è fin troppo ovvio che la leader indiscussa dei conservatori europei non possa essere felice all´idea di una vittoria della coalizione di sinistra in Italia. Ma è altrettanto ovvio che la Merkel, molto più di una vittoria di Bersani e Vendola, teme un successo di Berlusconi e di Grillo. Se così non fosse, non si spiegherebbe il plateale ripudio di Berlusconi che l´ultimo vertice dei leader Ppe ha messo in scena invitando proprio Monti a raccontare come e perché il Pdl lo avesse pugnalato alle spalle.
Si è giustamente detto e ripetuto che, dopo la tempesta finanziaria contro l´euro, queste elezioni italiane sono le prime in cui gli elettori di un singolo Paese tengono in mano le sorti anche degli altri sedici stati che aderiscono all´Unione monetaria e dei loro 280 milioni di abitanti. Se il prossimo governo italiano dovesse scostarsi dalla strada del risanamento che ha imboccato con tanti sacrifici, sarebbe la catastrofe assicurata non solo per noi, ma anche per tutti quelli che condividono la nostra moneta e la nostra cittadinanza europea. Anche se non ce ne rendiamo conto, anche se questa consapevolezza non traspare minimamente dal dibattito elettorale, chi andrà a votare domenica prossima eserciterà una responsabilità e un potere enorme, che nessun elettore italiano prima di lui ha mai avuto.
Questo legittima l´interesse degli altri governi europei nelle scelte degli italiani. E rende comprensibili le loro preoccupazioni. Non siamo noi a dipendere dall´Europa, come vorrebbero farci credere certi demagoghi di casa nostra. È l´Europa a dipendere da noi e dalle decisioni che prenderemo. Ed è la nostra scelta sovrana ad estendere i propri effetti ben al di là dei confini nazionali. Ma proprio per questi motivi, i governi europei che guardano all´Italia lo fanno con il massimo del pragmatismo.
Angela Merkel, in cuor suo, può anche trovarsi paradossalmente a condividere i dubbi e le esitazioni di milioni di elettori italiani delusi da Berlusconi.
Anche lei, come esponente Ppe, si era rallegrata per il successo politico del Cavaliere. Anche lei è passata da una delusione all´altra. Anche lei, finalmente, ha dovuto arrendersi all´evidenza: la destra italiana non è in grado di governare in modo credibile. Può anche darsi che l´idea di una vittoria di Bersani, dopo quella di Hollande in Francia, allunghi presagi per lei negativi sulle prossime elezioni tedesche. Ma di certo la spaventa di più l´idea di una Italia ingovernabile. E la terrorizza l´idea di una Italia mal governata.
Se l´Europa (e non solo la Merkel) potesse influire sull´esito di queste elezioni, dove pure si gioca il suo destino, sicuramente si augurerebbe che il prossimo governo fosse affidato all´accoppiata Bersani-Monti. Il leader Pd garantisce quel consenso democratico e quell´attenzione al sociale che Monti non ha potuto avere. Il Professore garantisce il rispetto degli impegni di bilancio assunti dallo Stato italiano a salvaguardia dell´euro, che una parte della coalizione di sinistra vorrebbe rimettere in discussione. Entrambi garantiscono di tenere l´Italia nel solco del suo dna europeista.
Semmai, quello che l´Europa non capisce e non condivide nel comportamento dei suoi due favoriti è il loro continuo beccarsi, la caterva di polemiche gratuite che hanno inscenato in campagna elettorale, l´artificioso allargamento del fossato che li separa e che è ben infima cosa rispetto all´oceano che divide entrambi dal populismo degli altri candidati. Ma, dovendo dipendere dall´esito delle elezioni in Italia, forse l´Europa dovrà anche abituarsi a fare i conti con il maldestro ed enfatico teatrino delle campagne elettorali all´italiana.

La Repubblica 21.02.13

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