"La sindrome tedesca", di Andrea Bonanni
Ragioni di opportunità avrebbero dovuto sconsigliare Monti dal proporsi come esegeta dei pensieri privati e dei desideri inespressi di Merkel sulla politica italiana. Già è accusato, ingiustamente, di essere il portavoce della Germania. La sua interpretazione degli auspici della Cancelliera sull´esito delle elezioni di domenica rischia di dare credibilità a questa interpretazione, sminuendo così le ragioni reali e autonome delle scelte politiche del Professore. E lo espone alle inevitabili smentite di Berlino. Lui stesso, del resto, sembra essersene reso conto. Detto questo, è fin troppo ovvio che la leader indiscussa dei conservatori europei non possa essere felice all´idea di una vittoria della coalizione di sinistra in Italia. Ma è altrettanto ovvio che la Merkel, molto più di una vittoria di Bersani e Vendola, teme un successo di Berlusconi e di Grillo. Se così non fosse, non si spiegherebbe il plateale ripudio di Berlusconi che l´ultimo vertice dei leader Ppe ha messo in scena invitando proprio Monti a raccontare come e perché il Pdl lo avesse pugnalato alle spalle. Si è giustamente detto e ripetuto che, …