Almadiploma ha pubblicato un Rapporto sulla situazione dei diplomati dopo la fine della scuola: cosa fanno? Trovano lavoro o si iscrivono all’università? E con quali risultati? I diciannovenni sono in calo nel nostro Paese, del ben 37% negli ultimi 27 anni, ma è aumentato il numero di coloro che si diplomano: nel 2011 è stato il 74%, ben il doppio degli anni ’80. Nel passaggio dal diploma all’università invece il tasso è rimasto pressochè invariato, attorno al 29%, per diverse cause: il ridotto interesse, le difficoltà economiche delle famiglie e la mancanza di politiche per il diritto allo studio, rispetto all’accesso agli studi universitari di questa fascia di popolazione giovanile.
Nello stesso tempo diminuisce il tasso di occupazione giovanile, cresce quello di disoccupazione (pari al 36,6% tra i 15- 24enni), calano del 32% le assunzioni di diplomati nel 2012 (Sistema Excelsior-Unioncamere-Ministero del Lavoro). E diventa sempre più rilevante il numero di coloro che non fanno nessuna scelta e che ricadono nella categoria dei NEET (Not in Education, Employment or Training), giovani che non studiano e non cercano lavoro.
L’indagine è stata rivolta ad oltre 48mila diplomati del 2011, 2009 e 2007 intervistati a uno, tre e,per la prima volta, cinque anni dal conseguimento del diploma di scuola secondaria superiore.
Nello specifico, sono stati coinvolti 29.231 diplomati del 2011, provenienti da 246 istituti d’istruzione superiore, indagati ad un anno dal diploma; 12.339 diplomati del 2009, di 98istituti, intervistati a tre anni; 6.786 diplomati del 2007, di 55 istituti, contattati a cinque anni dal diploma.
I ragazzi sono contenti della scelta fatta?
Il 44% dei diplomati 2011 dichiara di aver sbagliato a scegliere la scuola fatta; dopo un anno gli stessi ragazzi rivedono il loro giudizio e si dichiarano “pentiti della scelta” nel 40% dei casi. Alla vigilia della conclusione degli studi il 56% dei diplomati 2011 dichiara che, potendo tornare indietro, sceglierebbe lo stesso corso nella stessa scuola, mentre il 44% dichiara che compierebbe una scelta diversa: un quarto dei diplomati cambierebbe sia scuola sia indirizzo, il 10,5% ripeterebbe il corso ma in un’altra scuola, il 9% sceglierebbe un diverso indirizzo/corso nella stessa scuola. Con il trascorrere del tempo il giudizio si modifica.
Prima della conclusione degli studi i diplomati meno convinti della scelta compiuta a 14 anni risultano i liceali e quelli degli istituti professionali. I diplomati professionali, invece, nel corso del primo anno successivo al conseguimento del titolo, sono i più insoddisfatti della scelta compiuta. Infine, i diplomati degli istituti tecnici risultano invece generalmente più appagati.
Quanti si iscrivono all’Università e con quali risultati?
Ad un anno dal diploma, 61 diplomati su cento si iscrivono all’Università (49 su cento hanno optato esclusivamente per lo studio, 12 su cento frequentano l’università lavorando); il 19% ha invece preferito inserirsi direttamente nel mercato del lavoro, tanto che ad un anno dal titolo si dichiarano occupati.
I restanti 20 su cento, infine, si dividono tra chi è alla ricerca attiva di un impiego (14,5%) e chi invece, per motivi vari (tra cui formazione non universitaria, motivi personali o l’attesa di una chiamata per un lavoro già trovato), non cerca un lavoro (5%).
La quota di diplomati dediti esclusivamente allo studio universitario è nettamente più elevata tra i liceali (72%; un altro 16% studia e lavora) rispetto ai diplomati del tecnico (37%) e del professionale (21,5%).
Al contrario, come è normale attendersi, i diplomati che esclusivamente lavorano sono poco diffusi tra i liceali (4%), rispetto ai diplomati del tecnico (28%) e del professionale (37%).
Quanti lavorano e con quale titolo di studio?
A tre anni dal diploma, aumenta la quota di occupati: sono dediti esclusivamente al lavoro il 24% dei diplomati, mentre è ancora impegnato con gli studi universitari il 44% (tra questi, il 21% coniuga studio e lavoro).
A cinque anni l’analisi mette in luce un apprezzabile aumento della quota di occupati: infatti è dedito esclusivamente al lavoro il 40% dei diplomati (+4 punti rispetto a quando furono intervistati a tre anni dal diploma), mentre è ancora impegnato con gli studi universitari poco più del 30% dei ragazzi. Infine, il 17% degli intervistati coniuga studio e lavoro. Chi cerca lavoro è l’8%. Rimane assai elevata, ancora dopo cinque anni dal diploma, la quota di liceali che studia – esclusivamente – all’università: 58%, contro il 27% del tecnico e l’11% del professionale.
Il voto di diploma è importante nella ricerca del lavoro.
Il voto di diploma influenza in modo rilevante gli esiti occupazionali e formativi dei diplomati.
La percentuale di differenza ad un anno dal titolo è pari a 8 punti percentuali: risulta esclusivamente impegnato in attività lavorative, infatti, il 15% dei diplomati con voto alto e il 23% di quelli con voto basso. A tre anni le quote di quanti lavorano solamente sono rispettivamente 19% e 30%, mentre a cinque 33% e 47,5%.
Se l’impegno in un’attività lavorativa pare essere caratteristica peculiare dei diplomati con voto più modesto, la prosecuzione degli studi all’opposto, è una scelta che coinvolge soprattutto i diplomati più brillanti: indipendentemente dalla condizione lavorativa, infatti, risultano iscritti all’università nella misura del 70% (contro il 51% di quelli con voto basso).
Chi ha ottenuto voti più alti continua a studiare anche a distanza di tre e cinque anni dal diploma: la percentuale è pari al 74% e 58%, contro il 54% e il 40%, rispettivamente, dei colleghi meno “bravi”.
Chi si iscrive all’università e chi invece cambia idea
I diplomati 2011 iscritti all’Università, dopo un anno, sono il 61%. Alla vigilia dell’Esame di Stato, l’82% di questi aveva dichiarato di volersi iscrivere all’università e ha successivamente confermato le proprie intenzioni. All’opposto, l’11% ha invece cambiato idea soprattutto tra i diplomati professionali (38%),
seguiti da quelli tecnici (18%); praticamente irrilevante (4%), invece, tra i liceali.
Fra chi non intendeva iscriversi ad un corso di laurea il 15% ha successivamente cambiato idea; tale percentuale sale al 35% tra i liceali, mentre scende considerevolmente tra i diplomati professionali (10%).
Fra i diplomati 2011 di estrazione borghese, contrariamente a ciò che avviene tra i giovani di famiglia operaia, è nettamente più frequente l’iscrizione all’università (78% contro 48%).
Anche il titolo di studio dei genitori influenza le scelte formative dei giovani: l’89% dei diplomati provenienti da famiglie in cui almeno un genitore è laureato ha deciso di iscriversi all’università.
Oltre un quinto dei diplomati del 2011 iscritti all’università ha optato per un corso di laurea nell’area economico-sociale (la percentuale sale al 35% tra i ragazzi degli istituti tecnici); il 20% ha invece scelto un percorso nell’area umanistica (quota che sale al 25% tra i diplomati professionali) mentre il 19% si è orientato verso una laurea in ingegneria o architettura (il valore sale al 22% tra i diplomati degli istituti tecnici e scende al 7% tra i professionali).
Il livello di coerenza tra percorso universitario prescelto e diploma di scuola secondaria conseguito, non è particolarmente elevato,anche se la scelta di un corso di laurea affine agli studi secondari superiori facilita la riuscita universitaria.
Più dei tre quarti dei diplomati del 2011 iscritti all’università frequentano regolarmente le lezioni. È noto che ogni anno di studio universitario “dovrebbe” consentire allo studente di maturare 60 crediti formativi (ogni credito, definito CFU, corrisponde a 25 ore di “lavoro”, compresa la frequenza alle lezioni, le esercitazioni, lo studio a casa, ecc.).
Gli intervistati hanno dichiarato di aver ottenuto, dopo un anno dal diploma, poco meno di 34,5 crediti formativi (in media): gli studenti dei licei si dimostrano i più brillanti (in un anno hanno ottenuto in media 38 crediti), seguiti dai colleghi degli istituti tecnici (31 crediti).
Faticano decisamente a tenere il passo i diplomati degli istituti professionali, che hanno maturato “solo” 25 crediti.
A un anno dal titolo, per 12 diplomati su cento la scelta universitaria fallisce: il 6% ha deciso di abbandonare l’università fin dal primo anno, mentre un ulteriore 6% è attualmente iscritto all’università ma ha già cambiato ateneo o corso di laurea (i dati ufficiali dicono che abbandonano nei primi 12 mesi 18 studenti su cento). Dopo tre anni sale a 18 diplomati su cento la quota di insoddisfatti della propria scelta universitaria: in particolare, l’8% ha abbandonato gli studi universitari, quota quest’ultima che aumenta leggermente per i diplomati degli istituti tecnici (10%), resta in media per i professionali e diminuisce al 4% per i liceali. Un ulteriore 10% è attualmente iscritto all’università ma ha cambiato ateneo o corso di laurea.
La disoccupazione coinvolge soprattutto i diplomati liceali.
Ad un anno dal conseguimento del titolo trovano lavoro 31 diplomati su cento: questa percentuale raggiunge il suo massimo in corrispondenza dei diplomati professionali (41%), mentre tocca il minimo tra i liceali (21%).
A tre anni dal titolo la percentuale di occupati cresce al 45% (quota che oscilla tra il 69% dei diplomati professionali e il 35 dei liceali).
A cinque anni dal diploma il 57% risulta occupato, quota che raggiunge il 68% fra i diplomati professionali.
La disoccupazione coinvolge 33 diplomati su cento; una quota significativa, che si riduce tra i liceali (29%) ma che raggiunge ben il 37,5% dei diplomati professionali.
Il tasso di disoccupazione, a tre anni dal titolo, è pari al 21% ; cresce fino a raggiungere il 24% tra i tecnici mentre scende al di sotto della media tra i liceali (15,5%). A cinque anni, invece, è pari al 17% ed è più consistente in particolare tra i diplomati professionali (19%).
Tra i diplomati 2011 che risultano impegnati esclusivamente in un’attività lavorativa la tipologia di attività più diffusa risulta essere il lavoro non stabile, che coinvolge il 31% degli occupati (in particolare si tratta di contratti a tempo determinato).
La quota di assunti con contratti formativi è del 27%. D’altra parte, il lavoro stabile riguarda 19 diplomati occupati su cento: 15 impegnati in contratti a tempo indeterminato, la restante quota in attività autonome.
Elevata è la quota di chi non ha un contratto regolare (13% per il totale dei diplomati, in particolare 19% fra i liceali).
A tre anni dal diploma, tra chi è dedito solamente al lavoro il contratto formativo risulta essere quello più diffuso, con il 34,5% dei diplomati. Aumenta la quota di lavoratori stabili (che raggiunge il 32,5%) mentre si riduce la quota di precari (18%) e diminuiscono coloro che lavorano senza alcun contratto (4%).
A cinque anni, il quadro generale migliora ulteriormente; in particolare cresce fino al 60% la quota di chi lavora stabilmente. Il lavoro in nero si riduce al 3%.
L’attività nel settore pubblico risulta decisamente poco diffusa tra i diplomati di scuola secondaria superiore, nonché tendenzialmente in calo tra uno e cinque anni dal titolo: ad un anno dichiarano infatti di lavorarvi 12 diplomati su cento, a tre anni sono 8 e a cinque 6 su cento.
Circa tre occupati su quattro, ad un anno dal diploma, sono inseriti in un’azienda che opera nel settore dei servizi (in particolare del commercio, 32%); 18 su cento lavorano invece nell’industria (predomina la metalmeccanica, che assorbe il 6% degli occupati), mentre è decisamente contenuta la quota di chi lavora nell’agricoltura (circa 3%).
I diplomati che lavorano a tempo pieno (senza essere contemporaneamente impegnati nello studio universitario) guadagnano in media, a un anno dal diploma, 925 euro mensili netti.
Quanto guadagnano e soprattutto sono soddisfatti?
A tre anni dal conseguimento del titolo il guadagno mensile netto dei diplomati è pari in media a 1.084 euro (1.146 per i diplomati professionali). La retribuzione, a cinque anni dal diploma, sale lievemente: 1.169 euro.
Tra i diplomati del 2007,a cinque anni dal conseguimento del diploma emerge un grado di soddisfazione abbastanza elevato (voto medio pari a 7,2 su una scala 1-10). I diplomati si dichiarano particolarmente appagati dai rapporti con i colleghi (7,8), dal luogo di lavoro e dal grado di autonomia (7,4). Non soddisfano invece aspetti come la coerenza con gli studi fatti (5,3), le prospettive di carriera (5,6) e di guadagno (5,7), la corrispondenza tra attività lavorativa e i propri interessi culturali (5,9).
Ad un anno dal termine degli studi, sono in particolare i neodiplomati degli istituti tecnici a non utilizzare “per niente” le competenze acquisite con il diploma in misura rilevante (42%).
I diplomati nei professionali, invece, impiegano maggiormente ciò che hanno appreso a scuola: il 22,6% dichiara di utilizzare le competenze acquisite durante il percorso di studi in misura elevata, mentre per il 44% l’utilizzo è più contenuto. Con il passare del tempo invece l’utilizzo delle competenza scolastiche aumenta.
da Orizzontescuola.it