" Il Celeste al capolinea", di Gad Lerner
Giustizia a orologeria? Macché, Formigoni s’è dato la zappa sui piedi da solo. Giunge a due settimane dal voto lombardo la richiesta di rinvio a giudizio in quanto “promotore e organizzatore” di un’associazione a delinquere. Ma solo perché da oltre un anno il Celeste inventa una scusa dopo l’altra per evitare di presentarsi davanti agli inquirenti a spiegare quel lucrare potere e denaro dal suo incarico pubblico. Voleva assicurarsi l’immunità parlamentare, e difatti lo troviamo candidato nella lista Pdl al Senato, degno numero due subito dietro al pluri-imputato Berlusconi. Così, a furia di temporeggiare, si ritrova cucito addosso nel momento peggiore il capo d’imputazione che sintetizza plasticamente la natura del suo malgoverno, peraltro già ben nota ai cittadini: drenaggio di risorse pubbliche elargite con discrezionalità a favore di strutture sanitarie private, utilizzando delibere regionali scritte da funzionari sleali sotto dettatura dei suoi amici consulenti, che appartengono alla medesima consorteria. Questi ultimi, Daccò e Simone, intascavano decine di milioni dalle strutture beneficiate; e li adoperavano per finanziare l’attività politica del gruppo di Formigoni, oltre che per …