Avevano fatto ricorso perché a loro, fertili ma con una malattia ereditaria scritta nel dna, non era consentito di accedere alla diagnosi pre-impianto del loro embrione. La Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo aveva dato ragione alla coppia ordinando di rivedere la legge 40 ma il governo dei tecnici, nello stupore dei laici, si era messo di traverso facendo ricorso contro la sentenza a favore dei coniugi Costa-Pavan. Un atto inaspettato: perché un governo fortemente europeista fa ricorso contro una Corte europea? Perché un governo chiamato a risanare i conti si dedica con veemenza a un tema etico? Oggi, col senno del dopo salita in politica del senatore Monti, è facile rispondere.
Lo scorso 28 agosto, quando arrivò la sentenza europea e il ministro della salute Balduzzi annunciò il ricorso, si poteva solo sospettare. Ora un altro pezzo della legge 40 è smontato, ora il diritto alla fecondazione medicalmente assistita con diagnosi pre-impianto ce l’hanno tutti, non solo le coppie sterili, anche quelle fertili ma portatrici di una malattia ereditaria. La legge 40 viola il principio di uguaglianza e la Carta europea dei diritti dell’uomo, aveva scritto la scorsa estate la Corte Europea di Strasburgo intimando al Parlamento di riscrivere la legge. Ieri Strasburgo ha confermato tutto, respingendo al mittente il ricorso del ministro della Salute Balduzzi arrivato in corner, mentre il governo tecnico già traballava. Per i laici il respingimento del ricorso è un’altra vittoria, per l’ex sottosegretario Eugenia Roccella, Pdl, già animatrice dei movimenti cattolici pro-life, a un passo dalle elezioni il ministro Balduzzi dovrebbe emanare delle nuove linee guida della legge 40. A Roccella replica l’avvocato Filomena Gallo dell’associazione radicale Luca Coscioni sottolineando l’evidenza: e cioè che i tempi per le linee guida non ci sono; «il prossimo Parlamento – aggiunge non può più esimersi dal riscrivere la legge 40 tenendo presente che da quando è nata ad oggi sono arrivate 23 ‘decisioni’, cioè ordinanze di tribunali, sentenze internazionali e della Corte costituzionale, contro la legge 40. Di fatto aggiunge da oggi le coppie fertili potranno chiedere di accedere alla fecondazione medicalmente assistita con diagnosi pre-impianto senza più fare ricorso al tribunale di zona, forti di sentenze internazionali che danno loro questa facoltà. È una vittoria della cultura laica e un’affermazione dei diritti delle persone che vorrebbero avere un figlio», conclude il legale che ha seguito la coppia.
Della legge 40 resta ben poco, ci hanno pensato tribunali, corti nostrane ed europee a picconarla. Grazie a varie sentenze oggi è superato il limite tre embrioni da concepire e obbligatoriamente impiantare: a tutela della salute della donna, per evitare continui stimolazioni ovariche e prelievi, se ne possono formare di più e si possono pure congelare. Resta il divieto di fecondazione eterologa ma l’avvocato Gallo ricorda che diversi tribunali hanno detto che è incostituzionale e a breve risponderanno alla Corte Costituzionale che li ha sollecitati a «formulare meglio la richiesta di incostituzionalità del divieto di eterologa». Presto ci sarà altra giurisprudenza sul divieto di fecondazione con un gamete esterno alla coppia, dunque, perché anche su questo tema c’è qualcuno che studia nei tribunali di Firenze, Bologna, Catania e Milano «E speriamo che la politica non si faccia sostituire ancora una volta dai tribunali», è laconica l’avvocato Gallo.
Le reazioni alla sentenza non tardano ad arrivare: «È stato respinto un ricorso che non andava fatto», dice il vicepresidente del Pd, Ivan Scalfarotto. «La decisione della Corte di Strasburgo ha detto invece Anna Finocchiaropresidente dei senatori Pd conferma la necessità di riscrivere la legge40 sulla procreazione assistita per aiutare le giovani coppie». Aspettiamo la politica alla prova dei fatti, col prossimo Parlamento, quando una legge sbagliata sarà da riscrivere per dare a tutti gli stessi diritti, tutelare la salute della donna e i desideri di tutte le coppie che vogliono un figlio.
L’Unità 12.02.13