Diminuiscono ancora nel 2013, con un raglio che è di 7 milioni di euro superiore al previsto, le risorse del fondo unico per lo spettacolo. Dai 411 mln del 2012 si scende a poco meno di 390. Una mannaia da 21 milioni di euro.
Come sempre, il 47 per cento va alle Fondazioni Liriche (ma per effetto del taglio si divideranno 10,1 milioni di euro in meno). Il cinema vedrà il 18,59% e i teatri 16,4% con 3,4 milioni di euro in meno. Alla musica andrà il 14,10% del Fus. Molte e dure le reazioni. A cominciare dalla nota di Silvano Conti, coordinatore nazionale produzione culturale Slc Cgil : «Il finanziamento statale così ridotto si somma a una riduzione generalizzata delle risorse pubbliche decentrate destinate al settore (Regioni, Province e Comuni). Ho espresso la netta contrarietà allo Schema di Regolamento riguardante le Fondazioni Lirico Sinfoniche definendo l’operazione «la via corta di una selezione darwiniana delle Fondazioni» senza nessun profilo riformatore, auspicando di converso che nella prossima Legislatura si riprenda con vere riforme di sistema a partire dallo spettacolo dal vivo in cui inserire organicamente il segmento delle Fondazioni».
Anche Matteo Orfini, responsabile Cultura e Informazione del Pd stigmatizza l’operato del governo: «Pochi giorni fa Mario Monti aveva dichiarato al Sole 24ore che tra le priorità di un futuro Governo avrebbe dovuto esserci l’adeguamento dei fondi del Ministero per i Beni culturali a un livello più prossimo a quello di altri Paesi europei. E inveceil governo Monti ha deciso un nuovo taglio del Fus di 21 milioni di euro: certo questa non ci pare una dimostrazione di coerenza». «Semmai continua Orfini ancora una volta si dimostra chiaramente che la cultura, lo spettacolo, il cinema non siano considerati settori strategici per il futuro dell’Italia e per questo si continua a disinvestire, lasciando le consegne sull’indispensabile reintegro del Fus al governo che verrà». Il Fondo statale per lo spettacolo dal vivo e il cinema spiega ancora Orfini «era già stato tagliato con la Legge di stabilità a dicembre scorso, passando da 411 milioni del 2012 a circa 399 milioni per il 2013: dunque l’unica coerenza che si può registrare è quella dei tagli delle risorse pubbliche per la cultura e per la produzione culturale e creativa. Il candidato Monti forse si sdoppia, auspicando l’aumento delle risorse per la cultura da candidato premier, mentre le taglia da Presidente del Consiglio in carica».
I rappresentanti Agis componenti della Consulta dello Spettacolo, hanno manifestato al ministro Ornaghi la loro preoccupazione nei confronti delle attività culturali dello spettacolo, testimoniato dall’ulteriore taglio subito dal Fondo unico per lo Spettacolo. «Con l’assenza di risorse – hanno affermato i rappresentanti Agis si mette in discussione l’attività di molte imprese e dei loro lavoratori. Lo spettacolo, inascoltato, richiede da anni un serio rifinanziamento del Fus, indispensabile per riformare tutto il settore con leggi e regole incisive che possano finalmente semplificare i rapporti con la pubblica amministrazione e facilitino la capacità gestionale delle imprese». L’Agis chiede a questo punto che i candidati alle prossime elezioni si esprimano, con proposte da mantenere, sui finanziamenti e sul sostegno alla cultura e allo spettacolo».
Per l’Arci «siamo alle solite. Come già accaduto due anni fa con il Ministro Bondi, quando si vogliono coprire i buchi di bilancio una delle vittime preferite delle scelte del governo è il Fus , decurtato anche quest’anno di 20 milioni di euro. In un momento in cui la crisi mette già a dura prova il mondo della cultura e dello spettacolo l’annuncio del ministro Ornaghi è una vera e propria condanna a morte per decine di imprese e mette a rischio migliaia di lavoratori. Una pessima notizia che va ad aggiungersi ai tagli agli enti locali, di fatto non più in condizione di continuare a garantire politiche attive per la cultura sui territori, con l’inevitabile sacrificio di tante esperienze innovative, spesso di carattere associativo e partecipato, che hanno rappresentato un’originale ricchezza per questo Paese. Un Paese come il nostro, che ha un patrimonio culturale e artistico di straordinaria importanza, non può permettersi politiche miopi che, anziché fare di questo patrimonio uno strumento di traino per la ripresa e per uno sviluppo qualitativamente diverso, si limitano a mortificarlo sottovalutandone le potenzialità», conclude il comunicato dell’Arci.
E come se non bastasse piovono pietre: il mese di gennaio del 2013, infatti, ha registrato il peggior risultato degli ultimi 5 anni per gennaio, per il cinema in sala. Rispetto all’anno migliore, il 2011, calo è del 47%. Per i film italiani la quota biglietti venduti passa dal 48% al 34%.
L’Unità 09.02.13