Forse le “sorelle di Maddalena” avranno pianto, un pianto liberatorio, ascoltando le sue parole. Perlomeno quelle che sono ancora vive, che non sono impazzite, che chiedono giustizia. Enda Kenny, primo ministro irlandese, ha presentato ieri le sue scuse formali, a nome del governo e delle stato, alle “Magdalene sisters”, come sono soprannominate le migliaia di donne rinchiuse in case di “rieducazione” della chiesa cattolica in Irlanda tra gli anni Venti e la metà degli anni Novanta, costrette a lavorare anche dieci ore al giorno senza ricevere un soldo, praticamente prigioniere, detenute pur senza avere alcuna colpa. Erano considerate ragazze “perdute”, in realtà erano spesso soltanto orfane o vittime di abusi familiari o di violenze sessuali, che invece di essere aiutate e difese venivano escluse dalla società, nascoste come se fossero portatrici di una infamante lettera scarlatta, sfruttate e di nuovo abusate. Ma per ora il governo non ha offerto altre riparazioni o indennizzi, e il pianto delle ex-lavandaie potrebbe anche essere di rabbia. L’ultima delle “Magdalene laundries”, le lavanderie di Maddalena, com’erano chiamate dal nome …