«I mercati sono spaventati perché colgono che Berlusconi è in pista ed è l’uomo identificato come la causa di tanti problemi. Ma ancor più sono terrorizzati all’idea che, di qualsiasi contendente si parli, vengano buttate lì delle proposte isolate, che non rispondono a nessun programma organico di crescita compatibile con le esigenze di razionalità della finanza pubblica. E che hanno l’aggravante, imperdonabile per i governi europei, di riaprire la voragine del debito pubblico. L’Italia che riparte sulla via del debito è una benedizione per la speculazione». Jean-Paul Fitoussi, il prestigioso economista di SciencesPo, sta per pubblicare in Francia il libro Theoreme du Lampadaire: «Un uomo sta cercando qualcosa sotto un lampione, un altro gli si avvicina e gli chiede: cosa cerca? Le chiavi, ma non le ho perse qui. E allora? Vede, questo è l’unico posto della strada dove c’è la luce. I politici si comportano spesso nello stesso modo».
Berlusconi è l’uomo del lampione, non sapendo cosa proporre lancia l’unica idea ad effetto che gli viene in mente?
«Forse, anche se bisogna aspettare il resto del suo programma su una materia cruciale come il fisco. In ogni caso è tempo che l’Italia si doti di una riforma fiscale complessiva, coerente e moderna, che dia luogo ad una giusta redistribuzione delle risorse e non, come tante volte è successo, purtroppo anche con l’Imu, a ingiustizie e squilibri, vere e proprie redistribuzioni in senso sbagliato che arricchiscono chi già è ricco e viceversa».
Nell’attesa di questa riforma è meglio non modificare niente?
«Alcuni aggiustamenti per ritoccare le più evidenti aberrazioni sono urgenti. Ma mi pare che siano tutti d’accordo, compreso Monti: l’Imu va rimodulata per la prima casa a favore delle categorie più svantaggiate. Bisogna agire con attenzione e razionalità, senza manovre avventate prive di logica o copertura. Né boutade demagogiche e incoscienti».
Cos’è che tornerebbe a rassicurare i mercati?
«Un’Italia stabile in grado di realizzare un grande piano di crescita, che tenga presente che è indispensabile avere i conti in ordine ma anche che è impossibile diminuire il debito azzerando la domanda di consumi nel pieno di una recessione così grave. Grazie al governo Monti, il Paese è uscito dall’emergenza. Fra minore spread e maggiori entrate, non rischia più la bancarotta, rischio peraltro al quale io non ho mai creduto. Con le acque quasi calme, è il momento di pensare sul lungo termine. Bisogna rinegoziare con l’Europa le scadenze e posticipare il problema della finanza pubblica per 2-3 anni concentrandosi sulle altre questioni a partire dal lavoro. Solo garantendo più occupazione oggi è possibile ridurre domani in modo strutturale il debito. Servono investimenti in scuola e sanità, iniziative di assistenza attive per la riqualificazione professionale, opere infrastrutturali ».
Tutto questo costa, altro che la restituzione dell’Imu…
«Ma queste sono spese sane e irrinunciabili. Certo, sono necessari il consenso e la cooperazione europei. Ma mi sembra che, stando all’ultimo incontro fra Monti e Merkel, la Germania stia scendendo sullo stesso terreno. Anche lì la crescita è vicina a zero, così come in Francia. Guardate all’America: già tracciò la linea con il new deal keynesiano
negli anni ’30, mentre in Europa si inseguivano vaghi progetti di autarchia e stretta monetaria. Volete che vada a finire come allora? O più democraticamente, che acquistino potere i partiti demagogici, nazionalisti e qualunquisti che si affacciano non solo in Italia, guardate a Le Pen? Per questo dico che bisogna cambiare rotta subito e non fra due o tre anni. Allora sarà tardi».
da La Repubblica
Pubblicato il 5 Febbraio 2013