Giorno: 3 Febbraio 2013

La crisi dell’università è figlia di anni di tagli, di Francesco Benigno

In una campagna elettorale, come questa, attraversata da ventate di esasperato populismo esistono degli idola polemici, dei totem della comunicazione che attraggono tutta l’attenzione e impediscono di vedere approfonditamente le cose. È come se non fosse possibile, ad esempio, andare al di là del dibattito sull’abolizione totale o sulla rimodulazione dell’Imu: come se abolendo l’Imu o riducendola non si dovessero cercare i soldi da qualche altra parte, o come se, una volta abolita l’Imu questo Paese che adesso è fermo, culturalmente prima ancora che economicamente, fosse – con un tocco di bacchetta magica pronto a rimettersi in marcia. Attorno a questi totem si schierano spesso tifoserie disposte più a riconoscersi per slogan che ad accettare gli argomenti altrui e questo disporsi a falange impedisce di guardare in faccia i problemi molto seri che il Paese ha davanti. Lo stato dell’università italiana è un ottimo esempio di questa situazione. Il Consiglio Universitario nazionale (Cun) ha ora lanciato l’allarme sul calo delle iscrizioni (-17% dal 2003 all’anno scorso, e quest’anno non sarà certo meglio) facendo notare come …

Giovani e università, la sfiducia peggiore, di Giuseppe Provenzano

È l’Italia che si impoverisce, e nella crisi si perde per via pezzi interi di futuro. È la spirale di arretramento economico e sociale, che arriva a intaccare il suo giacimento più prezioso, quelle risorse di capitale umano che non ha saputo valorizzare. È ciò che non solo interrompe ma rischia di minare ogni prospettiva di sviluppo del nostro Paese. È di tutto questo che ci parla il dato – forse il più pregnante, tra quelli che “raccontano” la crisi – del crollo delle immatricolazioni all’Università. Non è il primo anno che viene denunciata questa inversione di tendenza nel processo di scolarizzazione superiore in Italia, che la inchioda agli ultimi posti per numero di laureati tra i paesi OCSE. E proprio i numeri del decennio tracciano la sua parabola declinante, il precipitato di occasioni sprecate. Sprecato è il forte investimento che dalla metà degli anni Novanta aprì l’accesso all’istruzione avanzata a una massa di giovani, specialmente donne e meridionali, con la promessa di buona occupazione, di un cammino di sviluppo europeo, verso una società della …

Se il cavallo del Cavaliere vince la corsa elettorale, di Eugenio Scalfari

C’è una domanda che mi pongo e che propongo ai cittadini che voteranno (e anche a quelli che finora non hanno intenzione di votare o sono ancora indecisi per chi votare): che cosa accadrebbe in Italia se il Partito democratico non vincesse le elezioni? Né alla Camera né al Senato? Finora nessuno ha fatto questa domanda e nessuno ovviamente ha dato una risposta. Bersani ha fatto appello al cosiddetto voto di necessità, ma limitatamente ad alcune Regioni il cui esito elettorale può essere determinante per il Senato. Ma il tema è più generale. Se l’è posto soltanto Alfredo Reichlin in un articolo lo scorso venerdì sull’“Unità”, nel quale si è chiesto che cosa accadrebbe se non ci fosse una visione del bene comune come quella proposta dal Pd. La logica della democrazia parlamentare ci dice che si vota per il meno peggio; votare per il meglio, cioè per il partito con il quale ci si identifica al cento per cento, è pertanto impossibile: ciascuno ha una sua visione del bene comune. Dunque si vota per …