Se l'Europa cancella il suo passato, di Antonio Ferrari
Durante una conferenza estiva sulle derive del razzismo, un ragazzino si è alzato in piedi e mi ha chiesto: «Senta, lei ci parla dell’Olocausto. Agghiacciante, d’accordo. Ma che colpa ne ho io se i nazisti gasavano i miei coetanei?». Sarebbe stato facile attaccare con l’elenco delle atrocità, denunciare gli aguzzini e concludere con un retorico e inutile «mai più». Mi è invece venuto spontaneo rispondere così: «Vedo che hai un tatuaggio sul braccio destro. E allora, immagina che domani mattina arrivi uno e ti dica che tutti quelli che hanno un tatuaggio devono essere fermati e deportati. Oppure, al contrario: che arrivi uno e ti dica che tutti quelli che non hanno un tatuaggio devono essere deportati. Come reagiresti?». Non ho avuto risposta, se non un imbarazzato sussulto. Come se l’orrendo macigno del passato avesse risvegliato l’incubo di un possibile presente. È facile dimenticare ed è sempre difficile trasferire il peso della memoria nei nostri giorni. Eppure, in una fase acuta di crisi globale — economica, finanziaria, ma soprattutto crisi di valori — bisognerebbe interrogarsi …