Mese: Gennaio 2013

"Sprechi e truffe: nel Lazio la sanità è un buco nero", di Roberto Rossi

Il settore rischia di saltare per una crisi finanziaria. Dalla voragine di Storace ai rimborsi falsim storia di un crac annunciato. L’8 gennaio scorso, fuori dai cancelli dell’Idi, un volantino recitava: «….Dopo ben 4 mesi senza stipendio molti nostri colleghi si sono ritrovati senza risorse economiche. C’è chi ha avuto sfratti, blocco utenze e anche chi oramai non riesce più a portare a tavola qualcosa da mangiare. Pertanto abbiamo allestito una dispensa per i nostri colleghi dove sono presenti beni di prima necessità: pane, riso, pannolini, olio… e tutto ciò che potrebbe essere utile alle mamme ed ai loro bambini… Aiutiamo i nostri colleghi a vivere». Siamo a Roma e il San Carlo-Idi non è una fabbrica ma uno dei più importanti centri dermatologici in Italia, un’ospedale di proprietà della Congregazione dei figli dell’Immacolata Concezione convenzionato con il servizio sanitario nazionale. Si trova in via Aurelia 275 e per anni è stato considerato una delle eccellenze italiane. Oggi, invece, rappresenta il simbolo di una crisi che investe l’intera sanità della regione Lazio, malata quasi terminale. …

"Quanto pesa il piccolo schermo", di Gianni Riotta

Quanto peserà la televisione nella campagna elettorale 2013? Sarà decisiva per i risultati o prevarranno i new media, web, blog, twitter, Facebook, YouTube? La domanda corre dopo il ritorno di Silvio Berlusconi sugli schermi e la rimonta sul Pd di Pierluigi Bersani che i sondaggi stimano tra il 2 e il 3%. E tornano le fruste risposte che circolano dal 1993. Chi crede e chi teme che la tv aiuti Berlusconi, chi spera e chi depreca che i talk show corrida diano una mano alla sinistra, chi invece, ultimi in ordine di tempo, irride la tv come obsoleta e giura che a decidere sul filo di lana sarà internet. Per trovare la soluzione, occorre sgombrare un quarto di secolo di equivoci. Per cominciare non è vero che Berlusconi abbia dominato per anni «perché ha le televisioni». Questa analisi rozza, muove da una corretta premessa, che cioè il conflitto di interessi tv aiuti la destra. E’ vero, e va regolato l’equilibrio proprietario dei network per impedire che un giocatore solo sia politico e imprenditore della comunicazione. …

Bersani: Ogni persona ha diritto alla propria quota di trasformazione del mondo: questo è il lavoro

Pier Luigi Brersani apre all’Ambra Jovinelli di Roma la campagna elettorale del PD incontrando i giovani che voteranno per la prima volta. “Facciamo vedere all’Italia cosa abbiamo fatto in termini di rinnovamento, come abbiamo sconfitto il Porcellum”, ha detto il segretario del PD prima di far salire sul palco tre giovanissimi futuri deputati. Sul palco, accanto a Bersani: Anna Ascani, 25enne di Perugia, Enzo Lattuca, 24 anni, di Cesena, e Valentina Paris, 31 anni, di Avellino. Tutti e tre si sono tutti guadagnati un posto in lista con le elezioni primarie. “Questa campagna – ha dichiarato Bersani – si sta mettendo sui binari sbagliati. Io non ci sto a una campagna di politicismo e di cabaret, all’inseguimento di una qualsiasi affermazione per avere un titolo. Sono allibito dell’inseguimento di qualsiasi affermazione o di affermazioni alla qualsiasi mentre c’è un Paese che ha bisogno d’altro. Io parlerò testardamente dell’Italia e degli italiani, che stanno vivendo un momento difficile. Come dice la canzone di Gianna Nannini, Inno, ..mi ricordo di te”. Venti anni di “inganno, leggerezza insostenibile …

"Tremonti senza pudore: è tornato il grande mistificatore", di Emilio Barucci

Non se ne sentiva proprio il bisogno, dopo il pifferaio magico Berlusocni, ricompare anche Tremonti il mistificatore della realtà. Con una violenta intervista a Panorama Tremonti maneggia i fatti a piacimento per dimostrare che le cose andavano meglio quando era lui a governare e si lancia in una dura invettiva contro Monti paragonandolo a un podestà dell’Italia per conto della Germania (gauleiter), un po’ come Mussolini lo era per Hitler. Vale la pena di sottolineare le brutalità del paragone: Monti sarebbe espressione di un potere autoritario incarnato dalla Germania. È facile immaginare quale sarebbe la sua politica europea: una guerra di liberazione dalla dominazione tedesca. Nell’intervista Tremonti ci propone una personale ricostruzione della vita economica del paese negli ultimi anni. Una ricostruzione che suona più o meno cosi: fino a quando siamo stati noi al governo le cose andavano bene, la crescita non era male, il debito pubblico era sotto controllo, la coesione sociale era salvaguardata, poi nell’autunno 2011 la crisi si è abbattuta sull’Italia. Una crisi politica che ha trovato terreno fertile nella crisi …

"Il salto che è necessario", di Claudio Sardo

I Governi Berlusconi hanno trascinato il paese sull’orlo del baratro. Hanno fatto pagare ai cittadini italiani il prezzo più alto della crisi: i numeri di questi anni sulla decrescita, sulla perdita di competitività, sull’aumento delle tasse, del debito e della disoccupazione, sulla compressione dei diritti e dei servizi descrivono la portata del fallimento della destra. Assai più grave in termini relativi che nel resto d’Europa. Il governo Monti ha posto un argine. Ha affrontato l’emergenza con dignità e con errori. Non ha risolto la crisi ma ha restituito una chance all’Italia. Ora tocca al centrosinistra riportare il Paese nel posto che gli compete in Europa. Ricostruire una speranza civica e un senso di coesione sociale. Avviare una nuova fase di sviluppo, immettendo qualità, ricerca e soprattutto lavoro. Chiamare a raccolta tutte le forze disponibili a riportare l’Italia in serie A. Aprire una nuova pagina è il compito storico oggi sulle spalle della sinistra. È una missione che può essere compiuta solo con spirito di apertura e di inclusione, senza settarismi, senza autosufficienza. Perché si tratta …

"Consigli non richiesti a Monti", di Massimo Gramellini

Mi rivolgo all’uomo, oltre che all’agenda. Uno statista come lei avrebbe potuto evitare di salire in politica e rimanersene al livello del mare, nel giardino dei senatori a vita, a cui una regola non scritta suggerisce di non sporcarsi il mantello nelle campagne elettorali. Oppure avrebbe potuto affrontare l’arrampicata in solitudine, con una compagnia selezionata fra le eccellenze italiane allergiche alla Casta. Voi del loden contro tutti: anche la sconfitta sarebbe stata un onore, l’inizio di qualcosa. Invece si è lasciato incastrare in una cordata di mestieranti, il gatto Fini e la volpe Casini. Due strenui difensori della famiglia, in particolare della loro, che bazzicano la politica da quando io andavo all’università e lei forse nemmeno ci insegnava. Prima che i tartassati della classe media tornino a rifugiarsi in massa sotto le insegne di cartapesta dell’astuto pifferaio, accolga qualche suggerimento tecnico. Rinfoderi quel tono asettico, a metà fra lo specialista in dispetti e l’analista fiscale. L’Italia non è una banca, anche se in tanti l’hanno rapinata. Metta la vita nelle sue parole, indicando un traguardo …

"Ma adesso il Pd si riprenda la scena", di Curzio Maltese

In tutte le campagne elettorali, quando i sondaggi indicano un vincitore abbastanza sicuro, questo occupa il centro della scena dei media. Com’è naturale, l’attenzione dell’opinione pubblica si concentra su chi guiderà il governo, sulla personalità del leader e i suoi programmi, lasciando nel cono d’ombra i probabili sconfitti. In Italia sta accadendo l’esatto contrario. Il centro della scena elettorale è fragorosamente occupato dai perdenti designati, Berlusconi in testa. Mentre i probabili vincitori, Bersani e il Pd, non fanno notizia. Il Pd, primo partito accreditato di ampio margine sugli inseguitori, addirittura fa meno notizia non solo di Berlusconi, ma perfino di Monti, di Grillo e di Ingroia, col suo 4 o 5 per cento. Perché? Una parte di responsabilità l’abbiamo noi dei media. Vent’anni di berlusconismo hanno abituato tv e giornali a campagne elettorali dove i problemi reali sono banditi per lasciare il posto a un carnevale di trovate e annunci, un festival di gesti simbolici e battute. Un terreno sul quale il berlusconismo e i populismi nati al seguito sguazzano in allegria. Non saremmo qui …