Mese: Gennaio 2013

Tre mosse vincenti, di Stefano Menichini

Un po’ fermi dopo la ripetuta sbornia delle primarie? Può darsi. La ripartenza del Pd però è sincronizzata col momento giusto (l’effettiva apertura della campagna elettorale, i trenta giorni davvero decisivi) e soprattutto schizza via in varie direzioni, coprendo settori di campo diversi. Che oggi si chiamano: F-35, Financial Times , Matteo Renzi. In attesa, venerdì e sabato prossimi, di una importante ancorché delicata (si tratterà di modulare il messaggio giusto) conferenza della Cgil sul lavoro. Il preannuncio della rimessa in discussione del programma di acquisti per la difesa varato dal governo Prodi è destinato a essere popolare, non solo a sinistra, in un momento di tagli alla spesa pubblica e ai bilanci famigliari. Vendola ovviamente plaude, la copertura sul fronte Ingroia è buona, e questo senza rinnegare l’ormai consolidata politica di sostegno alle missioni militari italiane nel mondo. L’editoriale anonimo (dunque ufficiale) del Financial Times è uscito lunedì al termine di una giornata convulsa, sicuramente sotto la pressione di un importante leader europeo come Monti infuriato per l’attacco subito dall’altro commento del quotidiano inglese, …

Perché il Ministro Profumo non rende noti i dati “sul massacro della nostra scuola”?, di Osvaldo Roman

Si verifica una singolare circostanza in questa fase di avvio della campagna elettorale. La Ragioneria Generale dello Stato, ai primi di dicembre, ha comunicato in Parlamento che i tagli previsti dalla cosiddetta riforma Gelmini non avrebbero, almeno per gli anni scolastici 2010-11 e 2011-12 raggiunto gli obiettivi che erano stati prefissati e che di conseguenza non si sarebbe potuto utilizzare il 30% delle risorse finanziarie, che ne sarebbero dovute derivare, per pagare gli scatti maturati dal personale docente e ATA negli anni 2011 e 2012. Si tratta di una comunicazione lacunosa e molto lontana dal vero. In ogni caso, singolarmente, ma forse per non evocare quell’esito molto difficile da raccontare ai nostri cittadini, non risulta che ad esempio Berlusconi abbia mai parlato dei successi conseguiti con la riforma della sua pupilla Maria Stella, nelle centinaia di ore di invasione dell’intero sistema informativo radio televisivo. Eppure il Nostro si è sbracciato largamente nel raccontare in tutte le salse i presunti successi della sua ventennale carriera di governante. C’é da chiedersi come mai non abbia annoverato tra …

"Sinistra e imprese Il patto possibile", di Massimo D'Antoni

Ha da temere il mondo dell’impresa da un’affermazione del centrosinistra? Il prevalere all’interno del Partito democratico di una linea che afferma la centralità del lavoro, la difesa dei diritti e il ruolo dei sindacati, l’alleanza a sinistra con Vendola, sono forse il preludio di una nuova stagione di difficoltà nei rapporti con le realtà produttive del Paese? Intendiamoci: nessun ritorno ad una lettura dei rapporti tra lavoro e impresa nel segno della contrapposizione tra capitale e lavoro Anche senza negare la possibilità di una divergenza di interessi, è chiaro che nella sfida in corso, quella per tornare a creare occupazione e benessere, per recuperare uno spazio adeguato nel mercato globalizzato e rimettere in moto l’economia, lavoro e impresa stanno dalla stessa parte. E tuttavia, sembra sopravvivere una diffidenza di fondo. La sinistra – si dice – privilegia da sempre il rapporto con la grande impresa, quella sindacalizzata, con cui è più facile venire a patti. Essa risulta invece estranea a quel magma di piccole e piccolissime imprese che pure hanno un ruolo importante nel nostro …

"Fiat: convochi immediatamente un tavolo di confronto con tutte le organizzazioni sindacali", di Cesare Damiano

Dopo la definitiva archiviazione del piano “Fabbrica Italia”, che prevedeva uno stanziamento di 20 miliardi di euro, i vertici della Fiat hanno deciso di intraprendere la strada degli investimenti stabilimento per stabilimento. Il fatto che si impieghino risorse per la produzione di nuovi modelli di auto è certamente apprezzabile, vista anche l’attuale offerta non all’altezza della concorrenza e la situazione disastrosa del mercato dell’auto. E’stato fatto a Pomigliano per la nuova Panda, a Grugliasco per la Maserati e adesso a Melfi per un piccolo Suv della Jeep. In totale tre miliardi, rispetto ai 20 sbandierati tre anni fa, ma pur sempre un segnale che non va sottovalutato e che contribuisce al radicamento territoriale di alcuni stabilimenti. Questo non deve però far perdere di vista l’esigenza di veder definito un nuovo piano complessivo dell’azienda nel quale sia stabilito – stabilimento per stabilimento – quali siano le nuove vetture che dovranno essere prodotte, quanti lavoratori dovranno essere occupati e quali siano le innovazioni, di prodotto e di tecnologia, con le quali si intende lanciare la sfida ai …

"Esodati, 150mila ancora senza tutele", di Luca Cifoni

Qualche piccolo passo avanti, e molta strada ancora da fare: mentre il ministro Fornero annuncia che a inizio febbraio partiranno le prime lettere ai lavoratori salvaguardati dalla riforma previdenziale, e in Gazzetta ufficiale fa la sua comparsa il decreto che dovrà tutelare la seconda ondata di 55 mila persone, resta da trovare una soluzione per circa 150 mila soggetti a vario titolo esodati, che da qui ai prossimi anni rischiano di ritrovarsi senza stipendio né pensione. I numeri non sono ufficiali e la materia, già oggetto nei mesi scorsi di polemiche anche molto aspre, resta quanto mai delicata. Ma questo è l’ordine di grandezza su cui starebbe ragionando a livello tecnico all’Inps, nel momento in cui stanno per partire le operazioni di verifica relative alla seconda ondata di soggetti coinvolti. Toccherà al prossimo governo valutare quali margini di manovra esistono, sotto il profilo finanziario, per allargare ulteriormente la platea. LA SCELTA DEL 2011 La vicenda parte com’è noto nel dicembre del 2011. Approvando una drastica riforma delle pensioni, che per molti lavoratori spostava in avanti …

"L’Europa bendata alla guerra d’Africa", di Barbara Spinelli

È impressionante il mutismo che regna, alla vigilia delle elezioni in Italia e Germania, su un tema decisivo come la guerra. Non se ne parla, perché i conflitti avvengono altrove. Eppure la guerra da tempo ci è entrata nelle ossa. Non è condotta dall’Europa, priva di un comune governo politico, ma è ormai parte del suo essere nel mondo. Se alla sterminata guerra anti-terrorismo aggiungiamo i conflitti balcanici di fine ’900, sono quasi 14 anni che gli Europei partecipano stabilmente a operazioni belliche. All’inizio se ne discuteva con vigore: sono guerre necessarie oppure no? E se no, perché le combattiamo? Sono davvero umanitarie, o distruttive? E qual è il bilancio dell’offensiva globale anti-terrore: lo sta diminuendo o aumentando? I politici tacciono, e nessuno Stato europeo si chiede cosa sia quest’Unione che non ha nulla da dire in materia, concentrata com’è sulla moneta. L’Europa è entrata in una nuova era di guerre neo-coloniali con gli occhi bendati, camminando nella nebbia. Le guerre – spesso sanguinose, di rado proficue – non sono mai chiamate per nome. Avanzano …

Bersani: "Taglieremo le spese per gli F35"

“Bisogna assolutamente rivedere e limitare le spese militari degli F35 perchè le nostre priorità sono altre. Alla luce della crisi, questa è una spesa che va rivista. Le nostre priorità non sono i caccia ma il lavoro”. Così Pier Luigi Bersani, in un’intervista al Tg2, ha spiegato la posizione del PD sulle spese militari. “Bisogna sollecitare l’attività economica e gli investimenti sul lavoro”, ha chiarito il leader democratico, intervistato sul rilancio dell’economia. “L’edilizia è troppo bassa, bisogna ridarle fiato senza consumare il territorio. Quindi riqualificare l’esistente, che significa case, edilizia pubblica, alberghi, efficienza energetica e antisismisca. Inoltre ci vuole più fedeltà fiscale, vendere un po’ di patrimonio pubblico e ci si deve aspettare un abbassamento dei tassi di interesse”.