Oltre centomila persone hanno risposto all’appello denominato «Primarie della Cultura», lanciato meno di un mese fa online (era il 7 gennaio) dal Fai, Fondo Ambiente Italiano, fondazione privata senza scopo di lucro che dal 1975 si occupa di salvaguardare, tutelare, restaurare, promuovere i beni archeologici, storici, artistici e paesaggistici in Italia, nello spirito dell’articolo 9 della Costituzione.
Centomila persone in poco più di venti giorni, che tramite Internet hanno voluto dir la loro su una possibile, futura agenda del governo che verrà, in tema di difesa dei beni culturali. L’idea del Fai è stata infatti quella di sottoporre ai candidati politici delle prossime elezioni alcune priorità emerse su quindici tematiche proposte dal sondaggio, indirizzato a chiunque tra i votanti avesse a cuore la cultura. La consultazione popolare ha in sostanza ribadito quelle che sono, da tempo ormai, le priorità dello stesso Fai, istituzione fondata ormai quasi quarant’anni fa da Giulia Maria Crespi, oggi presidente onoraria della Fondazione di cui è vicepresidente Marco Magnifico (l’ultima presidente, Ilaria Borletti Buitoni, si è invece dimessa dopo la sua candidatura alle prossime elezioni politiche).
E i risultati, presentati ieri mattina a Roma nell’Auditorium del museo Macro, hanno stabilito che al primo posto tra le emergenze indicate dal pubblico del Fai c’è quella concernente i fondi pubblici da destinare alla cultura. Per il 17,5 per cento del campione (composto in maggioranza da donne, 61,5 per cento, e under 50, oltre la metà) l’Italia del futuro governo dovrebbe infatti riservare al mantenimento del suo patrimonio una quota minima dell’uno per cento dei soldi pubblici, a fronte degli stanziamenti odierni che si aggirano intorno a uno 0,19% (contro l’uno per cento circa della Francia e l’uno virgola venti dell’Inghilterra). Seguono, tra le priorità emerse, protezione del suolo, sicurezza del territorio, promozione dell’agricoltura e diritto allo studio.
E a poche ore dal disastro nel parco archeologico dell’antica Sibari, in Calabria, sommersa da acqua e fango, il tema del finanziamento pubblico in un settore, la cultura, segnato in questi anni da tagli sempre crescenti anche per quanto concerne la tutela, è stato al centro anche del dibattito che ha seguito la presentazione dei dati; un incontro moderato da Philippe Daverio al quale hanno partecipato, oltre a Magnifico, il sociologo Domenico De Masi e alcuni candidati delle diverse liste alle prossime elezioni.
Da Il Corriere della Sera