Negli ultimi giorni tre dati hanno messo in evidenza la necessità di pianificare un intervento strategico decisivo sulle tematiche dell’istruzione, dell’alternanza scuola-università-lavoro e dell’apprendimento permanente, ispirato al nuovo paradigma della lifewide learning, già sperimentato positivamente in diversi Paesi europei. Tali dati sono: la previsione dell’Organizzazione internazionale del lavoro sull’andamento negativo della disoccupazione a livello mondiale, ipotizzata a quota 200 milioni nel 2013, un trend preoccupante riconducibile all’ espansione del modello dello jobless growth (crescita senza occupazione) anche nei Paesi Brics; la ricerca Istat sulla partecipazione alle attività di formazione permanente dei lavoratori italiani, pari al 6,2% della popolazione di riferimento. Un risultato che inchioda l’Italia al 17° posto nella graduatoria dei 27 Paesi dell’Unione europea, lontano dal traguardo del programma Education and Training 2020; la ratifica da parte del Consiglio dei Ministri dell’Accordo raggiunto nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni sul complesso iter di attuazione della delega dellarRiforma del mercato del lavoro in materia di apprendimento permanente, che istituisce il sistema nazionale di certificazione delle competenze, i Centri/Reti territoriali per l’apprendimento permanente, il sistema nazionale di orientamento. Questo scenario rappresenta al contempo una sfida e un’opportunità non indifferente per il rilancio della concertazione di politiche attive del lavoro e della formazione, che dovrebbe essere basata su una chiara visione strategica del governo e da più serie ed efficaci politiche formative regionali e territoriali, sull’apporto significativo delle parti sociali, ma soprattutto sul contributo innovativo e originale del sistema d’istruzione e di quello della formazione professionale e dei fondi interprofessionali per la formazione permanente. In tale scenario, fortemente differenziato a livello nazionale, questa prospettiva diventa un obiettivo irrinunciabile, poiché le dinamiche del mercato del lavoro sono una vera emergenza sociale rappresentata da cinque dati allarmanti: tasso di disoccupazione generale ormai alla soglia critica dei 3 milioni (2.870.000 persone); elevato tasso di disoccupazione giovanile al 37.1%; indice di inattività al 38%, ancora peggiore il dato del Sud; dispersione scolastica al 19.7%, mentre la Strategia Europa 2020 vorrebbe ricondurlo al 10%; 2,2 milioni di giovani Neet, che non studiano e non lavorano. Di fronte a questa situazione di malessere potenzialmente esplosiva, è necessario che il futuro governo, ministri dell’istruzione e del lavoro, così come gli assessori regionali intraprendano un percorso che permetta di sperimentare politiche integrate attivanti, che puntino a coinvolgere responsabilmente gli attori del sistema economico e sociale, le istituzioni educative e formative e gli stessi giovani e le famiglie, al fine di perseguire i seguenti obiettivi: riposizionamento della politica industriale, poiché per competere sul mercato globale il nostro Paese dovrebbe orientarsi verso un segmento medio-alto e basare l’attività produttiva su ricerca, innovazione e qualità del prodotto, esaltazione del made in Italy; maggiore dialogo tra scuole e università, mediante la valorizzazione dell’autonomia responsabile, finalizzata a un’offerta formativa più mirata; rielaborazione dell’attività dei fondi interprofessionali per la formazione continua, indirizzata a rielaborare obiettivi, metodologie, sistemi di valutazione dei processi d’insegnamento/apprendimento e dei risultati conseguiti; una politica di orientamento allo studio e al lavoro che permetta un coinvolgimento consapevole e responsabile degli studenti e delle famiglie; obbligo di praticare stage e tirocini lavorativi nell’ambito di tutti i percorsi scolastici e universitari e ruolo più attivo delle università nell’attività di matching tra domanda e offerta di lavoro; sviluppo delle potenzialità del nuovo apprendistato, rendendolo più dialogante con la domanda delle imprese; maggiore diffusione delle esperienze di trasferimento tecnologico tra università e imprese, sostegno a progetti di start up.
In definitiva, nel nuovo panorama istituzionale post elezioni, sarà assolutamente necessario delineare un disegno organico a sostegno di una nuova politica industriale e in linea con una politica attiva del lavoro e un progetto educativo e formativo innovativo.
Da Italia Oggi
Pubblicato il 29 Gennaio 2013