Sul lavoro, quello che drammaticamente oggi non c’è, ma soprattutto quello «buono», «vivo» e «qualificato», che si vorrebbe creare sono ovviamente tutti d’accordo, la Cgil, il Pd, Sel, la sinistra tutta. Idem sull’analisi della crisi terribile che sta vivendo l’Italia. È sulle ricette concrete che i conti non tornano. La Cgil lancia il suo «piano» da 60 miliardi, obiettivo portare in tre anni la disoccupazione al 7% puntando su investimenti pubblici e non (+10,3%) in modo tale da far crescere il Pil di 3 punti, ed incassa il consenso dell’intero centrosinistra che ieri schierava Bersani, Vendola, Tabacci e anche Giuliano Amato. «L’analisi della situazione dovrebbe essere patrimonio comune. Ma siamo d’accordo solo noi?» si chiede con un pizzico di polemica il leader del Pdi, che anche sul lavoro punge Monti. Susanna Camusso, giusto per mettere a tacere chi parla di collateralismo tra sindacato e futuro governo, chiarisce subito che sarebbe un «orrore» di sentirsi dire dai suoi ospiti «il tuo programma è il mio programma»: «l’esperienza ci dice che è strada sbagliata e scivolosa». E …