I gradoni rientreranno in busta paga a partire dalla mensilità di marzo. É alle battute finali, infatti, la trattativa sulla ripartizione delle risorse da destinare alla contrattazione integrativa di istituto. Il 17 gennaio scorso c’è stato un primo incontro al ministero dell’istruzione tra i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda-Unams e dell’amministrazione scolastica. E il 24 gennaio le parti si incontreranno di nuovo per fare il punto della situazione e verificare se vi sono i termini per un accordo. La posta in palio è la distribuzione delle risorse al netto dei tagli operati per finanziare i gradoni. Una questione delicata che vede ancora una volta una forte spaccatura tra i sindacati: i firmatari dell’accordo del 12 dicembre scorso, Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams da una parte e la Cgil dall’altra. I firmatari hanno chiesto, infatti, che le decurtazioni da apportare alle risorse destinate a finanziare il fondo di istituto venissero spalmate tra l’anno in corso e quello successivo. Il tutto facendo valere sui primi otto mesi di quest’anno poco meno della metà dell’importo da tagliare. E il restante importo sugli ultimi 4 mesi sempre del 2013. Così da mitigare gli effetti dei tagli e distribuire più risorse alle scuole per la contrattazione integrativa di quest’anno. Oltre tutto la proposta dei 4 sindacati firmatari non fa che dare attuazione all’articolo 2 dell’accordo, il quale dispone che: «Relativamente ai prelievi sull’anno finanziario 2013, al fine di consentire una migliore programmazione delle attività, si concorda che gli stessi siano effettuati incidendo maggiormente sui primi quattro mesi del nuovo anno scolastico 2013/2014 al fine di equilibrare le disponibilità delle scuole nei due anni scolastici». La Cgil, invece, è dell’avviso che i tagli dovrebbero essere distribuiti nell’ordine di 8/12 sulla dotazione finanziaria spettante alle scuole da gennaio ad agosto. E per i restanti 4/12 su quella relativa ai mesi da settembre a dicembre 2013. L’amministrazione, dal canto suo, ha ascoltato le varie posizioni e, in riferimento alla proposta dei firmatari, prima di rispondere si è riservata di chiedere un parere al ministro dell’economia, Vittorio Grilli. Nel corso dell’incontro l’amministrazione ha consegnato ai sindacati una prima bozza di accordo sulla distribuzione delle risorse al netto dei tagli. Che riporta, però, solo gli importi di alcuni voci della contrattazione di istituto (funzioni strumentali, incarichi specifici del personale Ata, ore eccedenti, attività complementari di educazione fisica). L’importo complessivo dei tagli ammonta a 350milioni di euro. Che sono stati pattuiti il 12 dicembre per rifinanziare l’utilità del 2011 ai fini dei gradoni. Il passaggio al tavolo negoziale si è reso necessario perché l’art. 9, comma 23, del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 ha disposto che: «Per il personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario (Ata) della scuola, gli anni 2010, 2011 e 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti». L’intenzione del legislatore, infatti, era quella di introdurre un ritardo di tre anni nella maturazione degli scatti di anzianità. E ciò avrebbe comportato, a regime, una perdita secca di circa 1000 euro per ognuno degli anni del triennio, sia nella retribuzione che nella pensione. Con ulteriori decurtazioni della buonuscita. Gli effetti delle nuove disposizioni, però, sono stati mitigati da un successivo intervento legislativo, che ha ripristinato il recupero del 2010, mediante l’utilizzo dei fondi inizialmente accantonati per finanziare il merito. Fondi derivanti dal taglio di circa 135mila posti di lavoro nella scuola, disposti tramite il piano programmatico dell’art.64 della legge 133/2008. Il ritardo, dunque, era già stato ridotto di un anno, grazie al recupero dell’utilità del 2010. Per il recupero del 2011, però, i soldi del merito sono risultati insufficienti: buona parte delle disponibilità sono state utilizzate dal governo per retribuire i docenti di sostegno, autorizzati in deroga alle riduzioni di organico. Per trovare i fondi che mancavano, governo e sindacati hanno concordato di utilizzare una parte dei fondi previsti per finanziare lo straordinario dei docenti e degli Ata. La Cgil non ha firmato l’accordo).
Da ItaliaOggi 22.01.13