Mi auguro che l’Aerés venga sostituita da un organismo realmente indipendente nonché pienamente legittimato dal punto di vista scientifico». Con queste durissime parole il ministro francese dell’Università e della Ricerca, Geneviève Fioraso,ha annunciato la soppressione dell’Aerés, l’agenzia nazionale francese per la valutazione e la ricerca scientifica.La decisione del ministro arriva dopo mesi di dure critiche al lavoro dell’agenzia accusata di estrema burocratizzazione e di scarsa trasparenza. Un delirio burocratico, secondo la definizione di molti accademici francesi, che obbliga i ricercatori a lunghissime procedure ai fini della valutazione e che sottrae molto tempo alla ricerca scientifica. Che le cose non andassero bene lo si era già capito nei mesi scorsi quando, durante una consultazione che il ministro aveva organizzato con le università di tutta la Francia, le critiche all’Aerés erano state le più frequenti. In questo aggiornato cahiers de doleances, erano stati numerosi coloro che avevano denunciato l’eccessivo carico di lavoro ma soprattutto l’estrema rigidità delle griglie di valutazione.Anche per questo i rettori avevano organizzato vere e proprie sedute di ripetizioni per insegnare ai lororicercatori a rispondere ai questionari di valutazione e a dipendere, come il ranking del bilancio pubblico nazionale, dal verdetto di un’agenzia che è fuori da ogni controllo democratico. In Italia al posto dell’Aerés c’è la l’Anvur, l’Agenzia Nazionale per la Valutazione dell’Università e della Ricerca. Cambia il nome ma sono uguali le critiche che gli vengono rivolte. «Anche l’agenzia italiana ha molti difetti, forse anche peggiori della burocratizzazione racconta Mario Ricciardi, professore alla facoltà di Giurisprudenza di Milano ed animatore della rivista telematica Roars pecca un po’ di dirigismo quasi sovietico. È oggi un concentrato di potere enorme che decide dell’assunzione dei professori come delle politiche universitarie generali. È il vero ministero dell’Università». Per questo, anche in Italia, sono in molti oggi a chiedere la chiusura dell’agenzia di valutazione. Un invito che, attraverso una petizione online che ha raccolto finora numerose adesioni, è già stata rivolta al futuro governo mentre altri, come il Coordinamento dei Precari dell’Università, si limitano a chiedere solamente le dimissioni del consiglio direttivo. «Secondo me, ma penso di parlare anche a nome di molti, l’Anvur non va cancellata con un tratto di penna. Va però profondamente riformata continua Mario RicciardiNon si può pensare che la valutazione si sostituisca alla politica. Anzi l’agenzia dovrebbe fornire i dati ai responsabili politici per rendere leloro decisioni più consapevoli ed efficaci». In Parlamento l’Anvur è stata al centro di diverse discussioni e nell’ultimo periodo anche la Gelmini, che ha costituito l’agenzia, ha proposto un supplemento di riflessione. «Noi abbiamo introdottola valutazione ed è un vero peccato che essa sia stata sostituita da una burocrazia rigidissima ci spiega Luciano Modica, ex-sottosegretario all’università, che ideò nel 2006 l’agenzia per il governodell’UlivoL’esperienza francese dimostra che il mondo scientifico ha un rapporto difficile con la valutazione, che non può essere banalizzata». Per il momento le voci favorevoli all’abolizione dell’Anvur sono ancora una piccola minoranza, mentre molto più numerose sono le voci di coloro che vorrebbero un profondo cambiamento dell’agenzia. Ma se non si correggono per tempo gli errori il rischio di prendere esempio dalla Francia è molto concreto. E dopo l’abolizione dell’Anvur, la ricerca italiana rischierebbe di aspettare altri anni in attesa di un sistema di valutazione finalmente efficace.
L’Unità 19.01.13