Giorno: 18 Gennaio 2013

"Tremonti senza pudore: è tornato il grande mistificatore", di Emilio Barucci

Non se ne sentiva proprio il bisogno, dopo il pifferaio magico Berlusocni, ricompare anche Tremonti il mistificatore della realtà. Con una violenta intervista a Panorama Tremonti maneggia i fatti a piacimento per dimostrare che le cose andavano meglio quando era lui a governare e si lancia in una dura invettiva contro Monti paragonandolo a un podestà dell’Italia per conto della Germania (gauleiter), un po’ come Mussolini lo era per Hitler. Vale la pena di sottolineare le brutalità del paragone: Monti sarebbe espressione di un potere autoritario incarnato dalla Germania. È facile immaginare quale sarebbe la sua politica europea: una guerra di liberazione dalla dominazione tedesca. Nell’intervista Tremonti ci propone una personale ricostruzione della vita economica del paese negli ultimi anni. Una ricostruzione che suona più o meno cosi: fino a quando siamo stati noi al governo le cose andavano bene, la crescita non era male, il debito pubblico era sotto controllo, la coesione sociale era salvaguardata, poi nell’autunno 2011 la crisi si è abbattuta sull’Italia. Una crisi politica che ha trovato terreno fertile nella crisi …

"Il salto che è necessario", di Claudio Sardo

I Governi Berlusconi hanno trascinato il paese sull’orlo del baratro. Hanno fatto pagare ai cittadini italiani il prezzo più alto della crisi: i numeri di questi anni sulla decrescita, sulla perdita di competitività, sull’aumento delle tasse, del debito e della disoccupazione, sulla compressione dei diritti e dei servizi descrivono la portata del fallimento della destra. Assai più grave in termini relativi che nel resto d’Europa. Il governo Monti ha posto un argine. Ha affrontato l’emergenza con dignità e con errori. Non ha risolto la crisi ma ha restituito una chance all’Italia. Ora tocca al centrosinistra riportare il Paese nel posto che gli compete in Europa. Ricostruire una speranza civica e un senso di coesione sociale. Avviare una nuova fase di sviluppo, immettendo qualità, ricerca e soprattutto lavoro. Chiamare a raccolta tutte le forze disponibili a riportare l’Italia in serie A. Aprire una nuova pagina è il compito storico oggi sulle spalle della sinistra. È una missione che può essere compiuta solo con spirito di apertura e di inclusione, senza settarismi, senza autosufficienza. Perché si tratta …

"Consigli non richiesti a Monti", di Massimo Gramellini

Mi rivolgo all’uomo, oltre che all’agenda. Uno statista come lei avrebbe potuto evitare di salire in politica e rimanersene al livello del mare, nel giardino dei senatori a vita, a cui una regola non scritta suggerisce di non sporcarsi il mantello nelle campagne elettorali. Oppure avrebbe potuto affrontare l’arrampicata in solitudine, con una compagnia selezionata fra le eccellenze italiane allergiche alla Casta. Voi del loden contro tutti: anche la sconfitta sarebbe stata un onore, l’inizio di qualcosa. Invece si è lasciato incastrare in una cordata di mestieranti, il gatto Fini e la volpe Casini. Due strenui difensori della famiglia, in particolare della loro, che bazzicano la politica da quando io andavo all’università e lei forse nemmeno ci insegnava. Prima che i tartassati della classe media tornino a rifugiarsi in massa sotto le insegne di cartapesta dell’astuto pifferaio, accolga qualche suggerimento tecnico. Rinfoderi quel tono asettico, a metà fra lo specialista in dispetti e l’analista fiscale. L’Italia non è una banca, anche se in tanti l’hanno rapinata. Metta la vita nelle sue parole, indicando un traguardo …

"Ma adesso il Pd si riprenda la scena", di Curzio Maltese

In tutte le campagne elettorali, quando i sondaggi indicano un vincitore abbastanza sicuro, questo occupa il centro della scena dei media. Com’è naturale, l’attenzione dell’opinione pubblica si concentra su chi guiderà il governo, sulla personalità del leader e i suoi programmi, lasciando nel cono d’ombra i probabili sconfitti. In Italia sta accadendo l’esatto contrario. Il centro della scena elettorale è fragorosamente occupato dai perdenti designati, Berlusconi in testa. Mentre i probabili vincitori, Bersani e il Pd, non fanno notizia. Il Pd, primo partito accreditato di ampio margine sugli inseguitori, addirittura fa meno notizia non solo di Berlusconi, ma perfino di Monti, di Grillo e di Ingroia, col suo 4 o 5 per cento. Perché? Una parte di responsabilità l’abbiamo noi dei media. Vent’anni di berlusconismo hanno abituato tv e giornali a campagne elettorali dove i problemi reali sono banditi per lasciare il posto a un carnevale di trovate e annunci, un festival di gesti simbolici e battute. Un terreno sul quale il berlusconismo e i populismi nati al seguito sguazzano in allegria. Non saremmo qui …