«Non bisogna avere paura di Silvio Berlusconi. Bisogna avere rispetto per la persona e per il potere che ancora ha». Così come «non bisogna dare affatto per scontata la vittoria del centrosinistra alle prossime elezioni politiche». Mai banale Miguel Gotor, storico, capolista per i democratici in Umbria per il Senato, voluto in squadra dal segretario Pier Luigi Bersani. Paura no, ma grande preoccupazione sì.
Se l`aspettava questa rimonta del Cavaliere?
«La sua influenza permane ancora forte sia nelle reti di sua proprietà che alla Rai, ma Berlusconi ha anche grandi capacità di mobilitare il proprio elettorato. Questa idea della presunta rimonta risponde a un orizzonte di attesa da parte del mondo della comunicazione che deriva dal fatto che c`è il desiderio, implicito e esplicito, di riproporre lo schema del 2006: un`anatra zoppa costituita dalla coalizione di centrosinistra».
Però è un fatto che non intende mollare la presa e i sondaggi gli danno ragione.
«Il suo obiettivo è soprattutto quello di crearsi una propria pattuglia di parlamentari scelti da lui e di massima fiducia: questo è il motivo per cui ha fatto di tutto per non cambiare la legge elettorale e tenersi il Porcellum. Per continuare a tutelare i suoi interessi non aveva senso appaltare la sua creatura ad altri».
Quanto è dura la sfida per il centrosinistra al Senato stando così le cose?
«Io non appartengo alla categoria degli ottimisti a prescindere. Penso che ci sarà un successo ma richiederà un grande impegno da parte nostra, così come accade in tutte le democrazie occidentali. Il modo peggiore di affrontare questa battaglia è di pensare che la vittoria sia certa e il fatto che lo pensi la maggior parte dell`opinione pubblica rientra in quello schema del 2006, quando c`era la coalizione guidata da Prodi data per favorita e alla fine si scoprì un Berlusconi in piena rimonta. Il problema è che siamo un po` pigri e tendiamo a guardare il presente con le lenti del passato. Il Berlusconi del 2013 è giocoforza diverso da quello del 2006, del 2001 o del 1994, ma noi continuiamo a guardarlo come fosse sempre uguale a se stesso. Intorno a noi però l`Italia è cambiata».
E lei come lo vede il futuro sulla base di questo diverso presente?
«Prevedo una campagna elettorale combattuta, senza particolari differenze dalle campagne elettorali tedesche, francesi e americane: siamo tendenzialmente polarizzati anche se alla luce dei processi politici messi in atto a tutt`oggi vedo la coalizione di Bersani favorita».
Si riferisce alle primarie?
«Le primarie per la leadership sono state un primo processo di partecipazione democratica che ha permesso a milioni di italiani di scegliere il proprio candidato. Poi, ci sono state quelle per i parlamentari e questi sono i due fatti che costituiscono il cuore della proposta politica di Bersani: “siamo persone serie che fanno quello che dicono”. Il Pd, restando in vigore il Porcellum, ha fatto scegliere ai cittadini italiani, e non solo ai suoi iscritti, i propri parlamentari, nonostante il poco tempo a disposizione. Si è trattato di un`iniziativa civica che ci ha dato buona salute ma non per questo possiamo stare tranquilli».
Tanto che in questo schema il centro montiano sarà inevitabilmente l`ago della bilancia.
«Questo lo si dirà solo alla conta dei voti, certamente il tipo di legge elettorale rende possibile una maggioranza instabile al Senato, o quantomeno da formare. Ma al di là di questo aspetto c`è una riflessione dal punto di vista strategico che Bersani fa da quando è stato eletto segretario: il Pd ha il compito di essere il perno riformista di una coalizione di centrosinistra che deve rinunciare a ogni atteggiamento settario o pretesa di autosufficienza. Lo dice dal 2009 e non è colpa nostra se qualcuno se ne accorge solo ora: essendo consapevoli della gravità della crisi italiana, non solo economica ma anche etico-civile, sappiamo che è necessario un atteggiamento dialogante con tutte quelle forze di centro, moderate, di segno costituzionale ed europeista. Noi dobbiamo sconfiggere tutti i populismi, quelli vecchi di Berlusconi e della Lega; quelli nuovi, di Grillo e quelli giustizialisti alla Di Pietro e ora alla Ingroia. Non so se ce la faremo ma è l`obiettivo della nostra coalizione».
Monti è tornato sulla divisione tra destra e sinistra. Ha detto: «Dio ce ne scampi». Lei che ne pensa?
«Noi dobbiamo scampare dal trasformismo, dall’elitarismo e dalla presunzione che le carte in democrazia si distribuiscono per grazia ricevuta. Non funziona così. Destra, centro e sinistra sono categorie che esistono in tutte le realtà occidentali. Chi sostiene che non ci sono più, o non devono più esserci, sta facendo un discorso tipico della destra liberale. Negare la distinzione vuol dire confondere le idee, nasconderne le differenze, per mettere gli uni e gli altri nel mucchio del “tutti uguali”. Il riformismo non è una categoria neutra in quanto esistono riforme di destra e di sinistra, ma questo gli italiani lo sanno. La nostra è una proposta larga e generosa di carattere popolare e riformista incentrata sul lavoro e su una maggiore giustizia sociale e quanto più riuscirà ad affermarsi tanto più l`Italia intorno a Bersani riuscirà a riprendere forza civica e slancio economico. Questa è la nostra sfida».
L’Unità 13.01.13