Venticinquemila lavoratori rischiano di non ricevere l’assegno di cassa integrazione in deroga. Il giorno dopo la denuncia della Cgil, anche le Regioni rilanciano la denuncia sul blocco dei pagamenti da parte dell’Inps. E come al solito parte lo scarica barile sulle responsabilità fra governo ed ente di previdenza. Ad oggi però nessuno contesta il fatto che le domande non ancora presentate all’Inps dalle Regioni non verranno nemmeno prese in considerazione. E visto che il ritardo nei pagamenti da parte dell’Inps è di circa due mesi si può stimare che un sesto dei 150mila posti di lavoro tutelati con la cassa integrazione in deroga è a rischio. Il conto è presto fatto: circa 25mila lavoratori rischiano di perdere l’assegno. E non solo quello di dicembre, visto che ci sono Regioni che impiegano anche quattro mesi a compilare la domanda, tanto che la Regione Veneto stima addirittura in tremila domande e ben 18mila lavoratori (più 3 mila per la mobilità in deroga) i lavoratori coinvolti solo sul suo territorio. La vicenda va ricapitolata per capirla meglio. Tutto inizia con una richiesta dell’Inps al governo sui criteri di pagamento. L’ente previdenziale infatti anticipa il pagamento della cassa in deroga che in seguito le Regioni (che finanziano e pagano questo ammortizzatore sociale e che autorizzano il pagamento dopo che azienda e sindacati firmano gli accordi entro 20 giorni dalla messa in cassa integrazione dei lavoratori) ripagano. Ebbene, il ministero del Welfare ha risposto all’Inps con una nota in cui impone all’ente previdenziale di occuparsi solo delle domande ricevute entro il 31 dicembre scorso. Le domande di Regioni e aziende in ritardo, anche solo di qualche giorno, non verranno accettate. Una situazione che ha mandato su tutte le furie Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni. «L’Inps ha bloccato il pagamento della Cassa Integrazione in deroga del 2012 autorizzata dopo il 31 dicembre, basandosi su una circolare del Ministero del Lavoro. Tutto ciò desta forte preoccupazione e le Regioni lanciano un appello per evitare di danneggiare lavoratori che vivono già un momento difficile. Occorre fare di tutto – aggiunge Errani – per non aggiungere ulteriori tasselli alla questione sociale». Già il 20 dicembre il coordinatore del Lavoro nell’ambito della Conferenza delle Regioni, Gianfranco Simoncini (assessore della Regione Toscana) avevo scritto al ministro del Lavoro, Elsa Fornero spiegando che i tempi erano troppo stretti. Ma nessuna risposta è arrivata. Ora Simoncini torna all’attacco. «Ci sono aspetti tecnici non attuabili anche dalle Regioni più virtuose i cui tempi di autorizzazione alla Cig in deroga non superano i 10-15 giorni. Bloccare le autorizzazioni al 31 dicembre 2012 è quindi incomprensibile e fra l’altro produce una sperequazione di trattamento fra chi dovrebbe fruire, e non può, della Cig in deroga e chi invece fruisce, perché non c’è blocco dei pagamenti, della Cassa ordinaria. Abbiamo chiesto al ministro un intervento urgente e chiediamo che il governo autorizzi i pagamenti per domande presentate entro il 31 marzo 2013». LA PAURA DI REGIONI E SINDACATI La vera paura di sindacati e Regioni è che tutta la partita nasconda ben altro motivo rispetto a quello sbandierato dal ministero e cioè «criteri più stringenti ». La paura è che il governo cerchi solamente pretesti per risparmiare fondi semplicemente perché non ha stanziato abbastanza fondi per poter pagare tutti. «Se così fosse sarebbe una cosa molto grave – attacca Simoncini – perché si farebbe pagare ai lavoratori una mancanza del governo. Negli accordi sottoscritti infatti il governo si è impegnato a coprire eventuali sbilanci che le Regioni avessero nel pagamento della Cig in deroga. E ciò va rispettato». La settimana prossima è previsto un incontro fra ministero e Regioni su questa materia. Inevitabilmente si affronterà anche il tema della circolare. «Speriamo che il governo faccia marcia indietro », si augura Simoncini. «Per noi – fanno sapere dall’Inps – non ci sarebbero problemi ad autorizzare i pagamenti anche perché si tratta di una partita di giro fra noi, il governo e le Regioni».
l’Unità 13.01.13