Nel mondo una persona su nove ha sessant’anni o più, questa percentuale arriverà a una su cinque entro il 2050. In totale oggi sono 810 milioni gli anziani in tutto il mondo e si prevede che il numero arrivi al miliardo in meno di dieci anni e che raddoppi entro il 2050, arrivando a due miliardi. L’invecchiamento della popolazione è un problema che riguarda tutte le regioni e tutti i paesi con vari livelli di sviluppo. La sua progressione è più rapida nei paesi in via di sviluppo, anche tra quelli che hanno un numero elevato di giovani. Attualmente tra i 15 paesi che hanno oltre 10 milioni di anziani, sette sono paesi in via di sviluppo. E la speranza di vita alla nascita è di oltre 80 anni in 33 paesi; cinque anni fa, i paesi che avevano raggiunto questo obiettivo erano solo 19. Lo sottolinea il Rapporto sull’invecchiamento nel XXI secolo del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e l’HelpAge International, presentato oggi a Roma. Il documento,che è il risultato della collaborazione di oltre venti organismi delle Nazioni Unite e altre importanti organizzazioni internazionali impegnate nel settore, analizza la situazione attuale delle persone anziane ed esamina i progressi effettuati nell’adozione di politiche da parte dei governi e altre parti in causa dopo la seconda assemblea mondiale sull’invecchiamento sull’attuazione del Piano di azione internazionale di Madrid sull’invecchiamento, concepito per rispondere alle opportunità e alle sfide di un mondo che invecchia.
Nel 2050 64 paesi avranno oltre il 30% di anziani. Ban Ki Moon: “Conseguenze profonde su società”. “Il rapporto sottolinea che attualmente, solo il Giappone ha una popolazione anziana superiore al 30% del totale, ma si ritiene che entro il 2050, 64 paesi raggiungeranno il Giappone su queste percentuali. Questo cambiamento demografico offre “opportunità ma presenta anche sfide sociali, economiche e culturali. Nella prefazione il segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon afferma che “le conseguenze sociali ed economiche di questo fenomeno sono profonde, e vanno ben al di là del singolo anziano e della sua famiglia, dato che coinvolgono la società e la comunità globale come mai prima d’ora”. Il documento sottolinea inoltre che il numero e la percentuale di anziani che aumentano più velocemente di qualsiasi altro gruppo d’età in molti paesi del mondo, “suscitano preoccupazione sulla capacità delle società di far fronte alle sfide associate a questo cambiamento demografico L’invecchiamento della popolazione è uno dei fenomeni più significativi del 21esimo secolo che ha conseguenze importanti e di ampia portata per tutti i settori della società. In tutto il mondo, ogni secondo che passa, ci sono due persone che festeggiano il loro sessantesimo compleanno”.
Nel 2050 l’aspettativa di vita sarà di 83 anni nei paesi sviluppati. Tra le cause dell’invecchiamento i tassi di fertilità in diminuzione e una maggiore durata della vita. L’aspettativa di vita alla nascita è infatti aumentata in modo sostanziale in tutto il mondo: nel lasso di tempo tra il 2010-2015 è di 78 anni nei paesi sviluppati e di 68 nelle regioni in via di sviluppo. Entro il 2045-2050 i neonati avranno un’aspettativa di vita di 83 anni nelle regioni sviluppate e di 74 anni in quelle in via di sviluppo. Ma ci sono differenze sostanziali tra le diverse regioni del mondo. Nel 2012 la percentuale della popolazione africana di 60 anni o più è del 6%, mentre è del 10% in America Latina e nei Caraibi, dell’11% in Asia, del 15% in Oceania, del 19% in America del Nord e 22% in Europa. Si prevede che per il 2050 le stesse percentuali arriveranno al 10% in Africa, 24% in Asia, 24% in Oceania, 25% in America Latina e nei Caraibi, 27% in America del Nord e 34% in Europa.
Le donne sono la maggioranza degli anziani e sono più a rischio discriminazione. Le donne sono la maggioranza degli anziani. Attualmente, per 100 donne sessantenni nel mondo ci sono solo 84 uomini. Per quanto riguarda gli ottantenni invece, si contano solo 61 uomini ogni 100 donne. Il rapporto evidenzia anche che gli uomini e le donne vivono in modo diverso la vecchiaia. I rapporti di genere strutturano tutto il corso della vita, influenzando l’accesso a risorse e opportunità con un impatto che è allo stesso tempo continuo e cumulativo. In molte situazioni, le donne anziane sono più vulnerabili nei confronti delle discriminazioni, hanno minori opportunità di accesso al lavoro e alle cure mediche, maggiore esposizione a maltrattamenti, al non riconoscimento del diritto alla proprietà e all’eredità, alla mancanza di un reddito vitale minimo e di una copertura sociale. Ma gli uomini anziani, soprattutto dopo la pensione, possono a loro volta diventare vulnerabili perché hanno reti di sostegno sociale più deboli e possono essere esposti a raggiri, soprattutto sul piano finanziario. (Redattore Sociale)