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"Casini, il Porcellum e il caos al Senato", di Gianluigi Pellegrino

Casini è tornato ad intimare a Bersani di dimenticare Palazzo Chigi se la sua coalizione non avrà anche la maggioranza al Senato. Perché, ha aggiunto, «siamo in un sistema a bicameralismo perfetto». Posizione legittima, ma solo in astratto perché viene da chiedersi se il leader dell’Udc sia consapevole di evocare in questo modo il caos istituzionale.
Atteso che ciò che vale per Bersani non può non valere per gli altri candidati-premier e Monti tra questi, le cui coalizioni sono ben lontane dall’avere la maggioranza, non solo al Senato anche alla Camera. Inutile aggiungere che per Monti è la conseguenza elementare della scelta di salire o scendere in campo, perdendo così, consapevolmente e per sempre, ogni ruolo di super partes che gli era stato assegnato e riconosciuto.
L’uscita di Casini, se zoppica sul versante politico, allo stesso tempo fa leva su uno degli aspetti più assurdi della legge elettorale con la quale stiamo tornando a votare. Al Senato, infatti, il Porcellum si appresta a mostrarci il peggio di sé, perché verrà a sommarsi l’incomprensibilità di un premio di maggioranza su base regionale, con la possibilità di accedervi senza alcuna soglia minima di voti conquistati nella singola regione.
Già il primo punto grida da solo vendetta. I sistemi elettorali si muovono tra Scilla e Cariddi di rappresentanza e governabilità. La rappresentanza è ovviamente l’espressione più pura della democrazia elettiva che si esprime a mezzo del rapporto proporzionale tra voti e seggi. E però il sistema consente correzioni che, se da un lato tradiscono il criterio puramente democratico, dall’altro tendono a garantire la governabilità.
Per questo la correzione è ritenuta costituzionalmente compatibile, pur togliendo seggi a chi li avrebbe dovuti avere (secondo i voti raccolti) e assegnandoli a chi non li avrebbe meritati. Uno “scippo legale” volto ad agevolare la formazione di una maggioranza e un governo possibilmente stabile nell’arco della legislatura.
Ebbene, se questi pacifici princìpi sono chiari, si vede subito quanto assurda e inaccettabile è la previsione del Porcellum che al Senato compie quell’operazione in modo del tutto estemporaneo e su base regionale. Così la coalizione che, per ipotesi, vince alla Camera e anche complessivamente al Senato, si vede in alcune regioni scippati seggi che le spetterebbero sulla base dei voti raccolti in quella stessa regione e che, però, vengono assegnati quale premio di governabilità a chi però non deve governare alcunché, non avendo vinto né alla Camera, né complessivamente al Senato.
Ci saranno quindi molti candidati della coalizione vittoriosa, che si vedranno sottratto il seggio in favore di chi non doveva essere eletto; e ciò in ossequio a un premio di governabilità regalato a una formazione che nessun mandato a governare ha ricevuto perché complessivamente ha perso le elezioni. Così il bizantinismo in teoria maggioritario penalizza proprio la coalizione che ha vinto, indebolendo quella stessa governabilità in favore della quale la correzione dovrebbe operare. Questo è il capolavoro del Porcellum che Casini conosce bene, avendo decisivamente concorso alla sua approvazione.
Ma non basta; perché quest’anno a tale assurdità se ne aggiungerà un’altra dovuta alla iper-frammentazione del quadro politico. E così in regioni decisive come la Lombardia, al singolare premio che, come abbiamo visto, funziona al contrario, si accederà con appena il 28 o il 30% dei voti, per l’incostituzionale assenza nel Porcellum di una soglia, come puntualmente già segnalato dalla Consulta a un Parlamento che non ha voluto sentire. E così l’esito complessivo delle prossime elezioni rischia di dipendere esclusivamente dai decimali di punto tra Pd e Pdl in Lombardia (con entrambi gli schieramenti appena prossimi al 30% di voti in quella regione), dove sono in palio ben 47 seggi senatoriali con un premio di 26. Con l’ulteriore conseguenza che il secondo arrivato dovrà dividersi i resti con una pletora di partiti, partitini.
Ma allora, così come Bersani nelle scelte post elettorali dovrà indubbiamente tener conto se il premio a Montecitorio sarà derivato da un netta affermazione nel corpo elettorale o solo dalle lacune del Porcellum, allo stesso modo al Senato forze responsabili come quelle che Casini dice di rappresentare dovrebbero dare rilievo al dato effettivo dei voti complessivamente raccolti dalle diverse coalizioni, senza troppo speculare su un velenoso colpo di coda della legge-porcata. A meno che non sia proprio il caos ciò a cui si sta lavorando, come allarmante nemesi della stagione di responsabilità nazionale, che pure ogni giorno si rivendica di aver sostenuto. Non resta che augurarsi che la saggezza sia infine nell’elettorato una cui scelta netta e ampiamente maggioritaria, quale essa sia, è forse l’unica in grado di spazzare via i veleni della peggiore legge elettorale che le democrazie occidentali abbiano mai avuto.

La Repubblica 05.01.13

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