Fra le molte necessità dei cittadini per il nuovo anno, non figurava certo l’esigenza di prendere confidenza con un nuovo acronimo, Aspi, che sta per Assicurazione sociale per l’impiego. Eppure così è, ed anzi sarà bene abituarsi in fretta perché la materia su cui va ad incidere l’Aspi non è di quelle da prendere sottogamba, trattandosi di una nuova regolamentazione della cassa integrazione e della disoccupazione. Dal primo gennaio è dunque entrata in scena la nuova assicurazione per l’impiego, anche se la riforma avrà un’applicazione progressiva: infatti, per garantire la gradualità del cambiamento è previsto un periodo transitorio (2013-2016). E per capire gli effetti dell’Aspi è opportuno fare il punto sulla precedente regolamentazione. Fino al 31 dicembre 2012, il sistema degli ammortizzatori sociali prevedeva un anno di cassa integrazione ordinaria e un anno di «straordinaria». Quella straordinaria poteva poi essere estesa fino a tre anni. Ed ancora, la cig era riservata ad alcuni settori (essenzialmente l’industria escludendo il terziario come anche il trasporto aereo e marittimo) anche se poteva essere eccezionalmente estesa ad altri comparti ricorrendo alla cosiddetta cassa integrazione in deroga. Al termine della Cassa integrazione era poi prevista la mobilità che garantiva ai lavoratori un reddito di circa l’80% del salario con un tetto (oggi poco al di sotto di 1.200 euro). Ebbene, ora si cambia con un’estensione dell’ambito di applicazione della cassa integrazione e la progressiva cancellazione dell’indennità di mobilità e di quella per la disoccupazione, che verranno appunto sostituite dall’Aspi. In particolare, per quanto riguarda la cig l’ambito di applicazione da quest’anno è esteso in maniera definitiva: alle imprese commerciali con più di cinquanta dipendenti; alle agenzie di viaggio (compresi gli operatori turistici) con più di cinquanta dipendenti; imprese di vigilanza con più di quindici dipendenti; alle imprese del trasporto aereo a prescindere dal numero di dipendenti come alle aziende del sistema aeroportuale a prescindere dal numero di dipendenti. Riguardo all’ Aspi, è da notare che la durata di questo strumento di sostegno al reddito sarà un po’ più lunga rispetto all’indennità ordinaria di disoccupazione ma molto più breve rispetto alla mobilità: potrà infatti arrivare ad un massimo di 18 mesi contro un limite massimo di 48 mesi della vecchia mobilità. In relazione, poi, all’ età anagrafica, l’Aspi durerà non più di 12 mesi per i lavoratori con meno di 55 anni di età, che diventano 18 mesi se si superano i 55 anni di età. Con la riforma viene anche introdotto un ulteriore istituto di sostegno del reddito, denominato mini-Aspi.
LA MINI ASPI Quest’ultima sostituisce l’indennità di disoccupazione con requisiti ridotti, condizionandola alla presenza e permanenza dello stato di disoccupazione. In particolare, la mini-Aspi può essere concessa in presenza di almeno 13 settimane di contribuzione di attività lavorativa negli ultimi dodici mesi, e consiste in un’indennità di pari importo dell’Aspi. Il nuovo regime degli ammortizzatori sociali è stato criticato anche ieri dalle forze sociali. Per la Cgil la riduzione significativa del periodo di sostegno al reddito rispetto al precedente regime della mobilità (per giovani e meno giovani, al Nord come al Sud), accompagnata dalla riforma sulle pensioni con l’allungamento dell’età pensionabile, produrrà una significativa difficoltà nella gestione delle crisi aziendali. «Ci saranno minori uscite volontarie di lavoratori anziani spiega il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada e questo a scapito dei più giovani, in quanto si applicheranno i criteri della legge 223/91 sui licenziamenti collettivi: anzianità di servizio e carichi familiari».
L’Unità 02.01.13