“Il ruolo mediterraneo che compete all’Italia”, di Umberto De Giovannangeli
Le speranze di una “primavera” rischiano di sfiorire in un “inverno” insanguinato. Le notizie che giungono dall’Egitto raccontano di un Paese il più popoloso del mondo arabo, cruciale per la stabilità del Medio Oriente, lacerato, ad un passo dalla guerra civile. I Fratelli Musulmani hanno vinto, a giugno, le elezioni presidenziali, e il loro leader, Mohamed Morsi, ha inaugurato l’era del dopo-Mubarak. Ma il «nuovo Egitto» aveva, ed ha, bisogno di un presidente, non di un «faraone». Ma la forzatura costituzionale decisa da Morsi rappresenta un salto nel vuoto per il Paese delle Piramidi. E segnala una pericolosa involuzione totalitaria dell’Islam politico. Un segnale che va al di là dell’Egitto e interroga sulla contraddittoria transizione che investe altri Paesi protagonisti della «Primavera araba», a cominciare dalla Tunisia. L’Egitto spaccato, la Siria in guerra, il conflitto israelo-palestinese che s’inasprisce dopo la decisione del governo di Gerusalemme di rilanciare la politica degli insediamenti in reazione al voto con cui l’Onu ha elevato la Palestina a Stato non membro. L’Europa non può assistere da spettatrice all’esplosione del Vicino …