Anno: 2012

“Il ruolo mediterraneo che compete all’Italia”, di Umberto De Giovannangeli

Le speranze di una “primavera” rischiano di sfiorire in un “inverno” insanguinato. Le notizie che giungono dall’Egitto raccontano di un Paese il più popoloso del mondo arabo, cruciale per la stabilità del Medio Oriente, lacerato, ad un passo dalla guerra civile. I Fratelli Musulmani hanno vinto, a giugno, le elezioni presidenziali, e il loro leader, Mohamed Morsi, ha inaugurato l’era del dopo-Mubarak. Ma il «nuovo Egitto» aveva, ed ha, bisogno di un presidente, non di un «faraone». Ma la forzatura costituzionale decisa da Morsi rappresenta un salto nel vuoto per il Paese delle Piramidi. E segnala una pericolosa involuzione totalitaria dell’Islam politico. Un segnale che va al di là dell’Egitto e interroga sulla contraddittoria transizione che investe altri Paesi protagonisti della «Primavera araba», a cominciare dalla Tunisia. L’Egitto spaccato, la Siria in guerra, il conflitto israelo-palestinese che s’inasprisce dopo la decisione del governo di Gerusalemme di rilanciare la politica degli insediamenti in reazione al voto con cui l’Onu ha elevato la Palestina a Stato non membro. L’Europa non può assistere da spettatrice all’esplosione del Vicino …

Tra candele e diagrammi «I quiz? Girone infernale», di Emiliano Sbaraglia

Non voglio nascondermi, e dico subito che forse di queste 70 batterie composte ciascuna di 50 domande, con le quali ogni notte (a 40 anni e passa di giorno si prova a lavorare, per provare a sopravvivere) sono costretto a confrontarmi ormai da una settimana, ne avevo bisogno anch’io. In fondo non è così male rispolverare un po’ le vecchie formule matematiche, tornare sulle equazioni, verificare i diagrammi degli insiemi, cimentarsi grammaticalmente con una lingua straniera, fare il punto sulle conoscenze informatiche acquisite in questi anni di pratica forzata (continuo a preferire un libro letto sulla spiaggia, o anche un giornale/rivista, e prendere appunti a mano): è una pratica che aiuta a fermarsi un attimo, per riflettere sulle proprie capacità, e le proprie lacune. E poi con questi test siamo tutti un po’ coinvolti. Ancora una volta «la scuola siamo noi», ancora una volta varie categorie, non solo quella degli insegnanti o aspiranti tali, si sentono parte in causa quando si tratta di scuola. E così torni a cena dai tuoi, dopo tanto tempo, per …

“La scuola che funziona meglio è quella finlandese. Sarà perché investono il 12% del Pil nell’istruzione?”, di Flavia Foradini

La ricetta proposta: «Una scuola con standard elevati, piani di studio solidi, insegnanti competenti e tutt’attorno, un’atmosfera culturale positiva nei confronti dell’istruzione». Mentre in Italia i 321.210 iscritti studiano per il concorsone della scuola del 17 e 18 dicembre è ancora una volta la Finlandia ad ottenere il primo posto nel nuovo studio sullo stato dei sistemi di istruzione in 50 Paesi del pianeta, lasciando l’Italia in 24° posizione per risultati cognitivi, al 27° per gli esiti formativi. Condotta da Pearson, la più grande casa editrice britannica, e dalla “Intelligence Unit” dell’Economist, la ricerca The Learning Curve ha considerato una sessantina di parametri e ha prodotto inoltre una serie di classifiche che fotografano la situazione sotto diversi punti di vista: investimenti governativi, reclutamento e trattamento degli insegnanti, rapporto docenti-alunni, anni complessivi di formazione, background culturale di ciascun Paese, numero di laureati. I prof della Corea guadagnano due volte più del salario medio Al secondo posto si è piazzata un’altra nazione spesso fra i primi della classe, la Corea del Sud, il cui sistema totalmente differente …

“Quella ingiustizia da sanare al più presto”, di Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi

Il tema della cosiddetta ricongiunzione dei contributi per poter avere un’unica pensione è più che mai all’ordine del giorno. Il ministro Fornero ha promesso di affrontarlo per trovare in queste settimane una soluzione per via normativa o amministrativa. La questione nasce da un errore compiuto nel 2010, al tempo del governo Berlusconi, quando al ministero del lavoro c’era Sacconi e a quello delle finanze Tremonti. Per comprendere il motivo per il quale si passò dalla ricongiunzione gratuita a quella onerosa, occorre fare un passo indietro. Nel 2009 si è innalzata l’età pensionabile di vecchiaia delle donne del pubblico impiego a 65 anni lasciando inalterata a 60 anni l’età di pensionamento delle lavoratrici dei settori privati. Per impedire che, attraverso la ricongiunzione gratuita dei contributi, le donne iscritte all’Inpdap potessero trasferire i contributi all’Inps utilizzando in questo modo la possibilità di andare in pensione in modo anticipato, il governo varò una norma restrittiva. Si tratta dell’articolo 12 della legge 122 del 2010 che ha abrogato: tutte le norme che consentivano la costituzione della posizione assicurativa presso …

“Lavoro, spunta la staffetta tra lavoratori anziani e giocani”, di Giulia Pilla

Per porre un freno alla disoccupazione giovanile, si fa strada l’ipotesi di una staffetta tra generazioni. La misura è allo studio del governo e a parlarne è stata ieri da Bruxelles la ministra del Welfare Elsa Fornero. Si tratta, ha spiegato, «della possibilità per un lavoratore “anziano” di cambiare il suo contratto in part-time, e in cambio le aziende prendono un apprendista». Si attendono dettagli ma, occhio e croce, il lavoro per i figli lo creeranno i padri, ai quali, tra l’altro proprio per la riforma Fornero, viene chiesta una permanenza in attività più lunga per avere una pensione dignitosa. Se anche i contributi versati saranno “part-time” il rischio che più che verso un “patto” si vada verso un conflitto generazionale c’è tutto. Nell’attesa, è importante che il dramma della disoccupazione sia entrato nell’agenda del governo come pure in quella dell’Unione europea che oggi riunisce i ministri del Lavoro e si appresta a varare un piano per i giovani. L’aumento del numero di giovani sino a 25 anni (12,9% nel 2011) che né lavorano né …

“Palestina. La chimera della convivenza in una terra divisa dalla storia”, di Lucio Caracciolo

Che differenza c’è fra Santa Sede e Palestina? Secondo l’Onu nessuna, da quando il 29 novembre scorso l’Assemblea Generale ha elevato a schiacciante maggioranza (138 sì, 9 no e 41 astenuti) l’Autorità nazionale palestinese (Anp) al rango di “Stato osservatore non membro”, lo stesso di cui gode l’entità vaticana. Ma mentre la monarchia papale, con i suoi 572 cittadini in 0,44 chilometri quadrati, è uno Stato a tutti gli effetti, l’Anp del “sindaco di Ramallah”, Abu Mazen, resta una categoria dello spirito. Non controlla nessun territorio sovrano: quel che avanza della Cisgiordania occupata da Israele, amputata dal Muro e colonizzata dagli insediamenti ebraici – tra cui vere e proprie città fortificate – è strettamente sorvegliato dalle Forze armate di Gerusalemme. Sicché oggi nella “Palestina storica”, accanto allo Stato d’Israele troviamo due monconi isolati – Gaza e pezzi di Cisgiordania – che sfuggono a qualsiasi definizione geopolitica. Nel primo, esteso quanto la fu provincia di Prato, sono compresse oltre un milione e mezzo di anime, sotto il regime islamista di Hamas. Nel secondo, più piccolo della …

“Il Paese della destra impossibile”, di Luigi La Spina

Dalla nascita della Repubblica italiana non l’abbiamo mai avuta. Prima, e per quasi 50 anni, la democrazia cristiana ha occupato il suo spazio, ma rifiutando, quasi con sdegno, il suo nome. Poi, quello spazio l’ha usurpato Berlusconi, ma rifiutando, anche lui, di interpretare quella politica. Ora, ci sarebbe la grande occasione per assistere, finalmente, alla nascita della destra italiana. Purtroppo, è molto probabile che, anche questa volta, il nostro Paese non riesca a diventare una normale democrazia moderna e occidentale. Eppure, le condizioni adesso sembrano molto favorevoli. A sinistra, si è consolidato in Italia un partito democratico che pare aver superato l’anomalia tardo-novecentesca della sommatoria di due ex burocrazie, quella comunista e quella della sinistra dc. Una maturazione che smentisce le tante profezie sull’inarrestabile destino fallimentare della creatura patrocinata da Prodi e che si deve non solo all’audacia giovanilistica di Renzi, ma anche alla sorniona abilità tattica di Bersani. Sull’altro versante dello schieramento politico, le convulsioni amletiche di Berlusconi potrebbero trasformare un partito personale di massa in una guardia personale di pseudo-amazzoni e di pseudo-dannunziani. …