“Il Cavaliere chiama la sua guardia armata”, di Carlo Galli
Un’avventura che si ripropone, una vicenda personale che ancora una volta pretende di diventare un brano di storia patria. La ridiscesa in campo di Berlusconi ha un evidente sentore di déjà vu, la fisionomia di una coazione a ripetere. È uno stanco attore sul viale del tramonto. E recita ancora il suo cavallo di battaglia, che un tempo era l’insegna della sua ascesa e oggi lo è del suo declino: la chiamata a raccolta degli italiani in una situazione di rischio, l’appello populista alla pancia del Paese per scatenare la mobilitazione regressiva, il rinculare di massa davanti a un ostacolo, a un passaggio difficile. Lo fece nel 1994, quando gli elettori in libertà del pentapartito trovarono nella neonata Forza Italia una nuova casa accogliente, nella quale darsi con ancora maggiore convinzione agli stessi antichi vizi che avevano coltivato negli anni terminali delle Prima repubblica; e lo fa oggi, dopo che l’ultima delle sue creature politiche, il Pdl, era sul punto di collassare davanti alla prova-Monti. La prova della comune responsabi-lità, della politica orientata, per una …