Anno: 2012

“Il gesto limpido del Premier”, di Mario Calabresi

Mario Monti si è preso un giorno per riflettere, poi ha fatto un gesto, l’unico, che fosse in linea con la sua persona, la sua vita e il suo modo di governare: assicurare la legge di stabilità e poi dimettersi. Non solo non poteva accettare di farsi mettere sotto accusa da chi gli aveva consegnato un Paese allo sfascio, non solo non ha intenzione di elemosinare per settimane la fiducia su ogni provvedimento, ma nemmeno di condividere un metro di strada con chi adesso ha deciso che tutte le colpe stanno nella moneta unica. «Io non vado in Europa a coprire quelli che fanno proclami anti-europei, io non voglio averci niente a che fare», ha detto con estrema chiarezza Monti al presidente della Repubblica mentre, ieri sera, gli annunciava il suo passo indietro. Un gesto chiaro e limpido che costringe ognuno ad assumersi le proprie responsabilità e lascia Berlusconi solo con le sue convulsioni e i suoi voltafaccia. Non è in discussione il diritto del Cavaliere di ricandidarsi (anche se per un anno aveva assicurato …

“Un gesto che mette a nudo i ricatti del cavaliere”, di Eugenio Scalfari

Le dimissioni di Monti sono arrivate come un fulmine. Non certo un fulmine a ciel sereno perché sereno non è affatto ed anzi è rigonfio di nubi nere e cariche di tempesta. Il redivivo Berlusconi ancora ieri aveva lanciato una serie di accuse contro il governo e contro gli altri due partiti della maggioranza che finora l´ha sostenuto e aveva preannunciato una serie di bombe a orologeria per intralciare e paralizzare Monti fino allo scioglimento delle Camere. Tre mesi di continui agguati e trabocchetti che avrebbero impedito al governo di governare e costretto gli altri due partiti a sostenere Monti mentre il Pdl (o comunque si chiamerà) si sarebbe interamente dedicato ad una campagna elettorale con l´insegna del “tanto peggio tanto meglio”, con i mercati in agguato e la finanza pubblica a rischio di grave pericolo. I decreti ancora in attesa di essere convertiti in legge sarebbero stati bloccati a cominciare da quello sulle Province e quello sullo sviluppo che infatti hanno già avuto il voto contrario del Pdl. In questo condizioni Monti è salito …

Bersani: «Il Pdl non può pensare di caricare tutto», di Simone Collini

«Siamo leali ma non ingenui», dice la mattina nell’aula di Montecitorio rivolgendosi verso i banchi del Pdl. «Siamo responsabili ma non rischieremo un effetto logoramento», dice il pomeriggio incontrando al Quirinale Giorgio Napolitano. Ma c’è anche un’altra cosa che Pier Luigi Bersani fa presente al Capo dello Stato durante il colloquio di oltre un’ora al Colle: va bene andare al voto il 10 marzo, ma non è indifferente il modo in cui ci si arriva perché un Silvio Berlusconi già in campagna elettorale e libero di sparare sul governo non conviene a nessuno, né al Paese né allo stesso Mario Monti. Per questo il leader del Pd, accompagnato al Quirinale dai capigruppo di Senato e Camera Anna Finocchiaro e Dario Franceschini, dice al Presidente della Repubblica che per evitare un finale di legislatura che rischia di «logorare» il governo e il Paese, per salvaguardare l’attuale premier come personalità super partes e risorsa per il futuro, è meglio non mettere troppa carne al fuoco. Ovvero è meglio puntare all’approvazione delle sole misure chiave e su cui …

“Tra risparmio e rinuncia ecco l’Italia del Censis”, di Guido Crainz

COS’È accaduto al Paese in un anno, come quello che si va a concludere, dominato dal “problema della sopravvivenza”? Come ha reagito a una crisi “perfida”, alimentata da “fenomeni enormi” (dalla speculazione internazionale alle difficoltà dell’Europa)? Ma anche da “eventi estremi” (le dinamiche dello spread e il pericolo di default) e da una progressiva crisi della sovranità, non solo in Italia? Queste domande scandiscono fin dall’inizio il rapporto annuale del Censis, e vi è sullo sfondo la consapevolezza delle drammatiche condizioni di partenza: occorre “guardarci dentro con severità”, aveva annotato il rapporto del 2011, per porre fine al “disastro antropologico” degli ultimi anni, ad una lunga confusione ed impotenza di governo, e ad un deperire che ha riguardato sia la nostra realtà che la nostra immagine internazionale. Aveva poi aggiunto, evocando l’insediamento appena avvenuto del governo Monti: sul piano politico e istituzionale qualcosa si è mosso, occorre ora prestare attenzione alle dinamiche sociali di un Paese che appare stanco, quasi incapace di “desiderio”. Oggi il Censis pone al centro non tanto l’assenza di reazioni istituzionali …

“I populisti giocano l’ultima carta ma gli italiani non ci cascheranno”, di Goffredo De Marchis

Fassina, responsabile economia del Pd: il premier costretto a misure dure dall’eredità di Berlusconi «Se Berlusconi pensa di lucrare qualcosa mettendosi di traverso a Monti,sbaglia calcolo. I cittadini sanno chi ha causato i problemi del Paese, di chi sono le responsabilità degli interventi fatti dal governo Monti». Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, fissa alcuni paletti per le ultime settimane della legislatura. E dice di non essere preoccupato per il prezzo che il Pd potrebbe pagare nel sostegno all’esecutivo mentre Berlusconi è già in campagna elettorale. E se il Cavaliere riuscisse a sganciare il suo destino dal governo che ha sostenuto fino a ieri? «Io credo che ci sia la consapevolezza delle colpe. È stato il governo Berlusconi a impegnarsi al pareggio di bilancio nel 2013, unico caso in Europa. Perché lo fece? Perché ormai era impresentabile e non credibile. Monti, arrivato un anno fa, non poteva che onorare gli impegni irresponsabilmente assunti dalla destra. Lo ha fatto con scelte pesanti ma per certi versi obbligate per via dell’eredità berlusconiana». Quali provvedimenti è indispensabile approvare? …

“Berlusconi si illude, gli italiani non dimenticano”, di Vanino Chiti

A pochi mesi dalla fine della legislatura, in un momento difficile della vita del paese, con il tasso di disoccupazione che ha raggiunto l’11,1 per cento, il che vuol dire quasi 3 milioni di italiani senza lavoro, la decisione di Berlusconi di rompere con il governo è di una gravità enorme. Il Pdl ha dimostrato di essere una forza politica irresponsabile: prima negando l’esistenza della crisi economica; poi portandoci sull’orlo del baratro con le politiche di Berlusconi-Tremonti-Bossi; infine togliendo di fatto la fiducia all’esecutivo Monti. È la prova che la destra italiana non riesce ad assumere i connotati di una forza politica moderna ed europea e a liberarsi dai diktat del suo padre-padrone. Anche se una pattuglia – tuttora purtroppo ristretta ma costituita da personalità significative – ha saputo ribellarsi e votare diversamente dalle indicazioni del “capo”. La legislatura, che in ogni caso aveva pochi mesi di vita, viene fatta precipitare in una crisi che impedirà l’approvazione di provvedimenti importanti per il paese. A parte la legge di stabilità, che sarà comunque varata, viene gettata …

“Politica, ritorno al passato”, di Michele Brambilla

In una settimana il centro del dibattito politico si è spostato da Matteo Renzi, 37 anni, a Silvio Berlusconi, 76. Il sindaco di Firenze aveva perso le primarie, ma per mesi aveva tenuto l’attenzione di tutti fissa sul cambiamento, sul rinnovamento. Sul futuro. E anche dopo aver dovuto lasciare a Bersani la candidatura a Palazzo Chigi, Renzi continuava a esserci, pur nel suo silenzio, come una presenza che ti impone di volta re pagina, anche per non far regali al fronte dell’antipoliti ca. Non era solo il quaranta per cento degli elettori del centrosinistra alle primarie – quelli che lo hanno votato – a farci sperare in una novità: lo stesso Bersani, dichiarando di avere il senso della «cosa comune», aveva garantito che avrebbe portato il partito dentro il secondo decennio del Duemila. Pochi giorni, e siamo invece risprofondati nel Novecento. Di Renzi non si parla più. L’agenda politica, ma anche ahimè quella dei mercati e della finanza internazionale, sono dettate da un uomo che si era presentato come il «nuovo» diciotto anni fa, quando …