“Dialoghi sull’Europa” di Marco Meloni
Alla fine degli anni ’90, in contemporanea con l’accelerazione sull’integrazione monetaria europea, ferveva il dibattito sulla natura e sulle prospettive dell’Unione, che poi sarebbe sfociato nel progetto di Costituzione elaborato, tra il 2002 e il 2003, dalla Convenzione europea. Già allora si poneva con forza la questione della democrazia in Europa, della democratizzazione e delle legittimità delle istituzioni comunitarie. Due scritti del 1998 lasciarono un segno fondamentale. Il grande giurista italiano Giuseppe Federico Mancini, al tempo giudice alla Corte di Giustizia, articolò la necessità di uno Stato europeo (“The Case for Statehood”), non come luogo astratto, ma come spazio in cui esercitare e salvaguardare la democrazia e i diritti di cittadinanza. A suo avviso, “uno Stato europeo composto da una pluralità di nazioni eppure fondato su un demos, che derivi la propria legittimità dal consenso piuttosto che da comuni origini etniche e le proprie possibilità di sopravvivenza da lealtà civiche piuttosto che ancestrali, è senz’altro concepibile”. Gli rispose un altro grande studioso del diritto europeo, Joseph Weiler, con “Europe: The Case against the Case for …