“Il dilemma del premier”, di Michele Prospero
Un partito solo, il Pd. E intorno aborti di partito, liste di magistrati, di comici, di transfughi. Con combinazioni cromatiche varie e da terre esotiche, miriadi di formazioni politiche sbucano come funghi. Senza storia, marciano verso il voto con un assillo: separare il candidato premier dal capo della coalizione, per entrare così in Parlamento superando le severe soglie del congegno elettorale. Anche il nascituro partito di Monti è solo un cartello elettorale o aspira a una identità e a un radicamento? Se in cantiere è un’altra lista, prosegue la decadenza della forma della politica. Se invece in gestazione è un partito, con un programma e con una fetta di società, è una sfida da valutare nella sua effettiva realizzabilità. Che i moderati intendano recidere la destra antipolitica e occupare uno spazio politico, non è uno scandalo. Qualcosa di simile andrà pur fatta per dare sepoltura a una destra aziendalista refrattaria ad assumere un’anima politica. Il problema è però relativo ai tempi e alle forze disponibili per la sfida. Una mossa solo in astratto coerente con …