La malattia endemica dell’Università italiana comincia a mostrare sintomi dolorosi. A parlarne, presentandone la drammaticità in tutta la loro evidenza, è il Ministro dell’istruzione Francesco Profumo. Aveva chiesto al Governo 400 milioni per gli Atenei. Ma nel ddl Stabilità, licenziato ieri dalla commissione bilancio del Senato, alla voce «Fondo per il finanziamento ordinario delle università», si legge nel testo che per il 2013 lo stesso fondo «è incrementato di 100 milioni di euro». Pochissimo, per la già gravosa situazione economica delle università italiane. Una «prospettiva inaccettabile» per il ministro. Dice Profumo che «100 milioni sono assolutamente insufficienti e finiranno con il mandare in default più della metà degli atenei, che non potranno così fare fronte alle spese per il funzionamento». SITUAZIONE DRAMMATICA «Questa è la mazzata definitiva», tuona il presidente della Crui (Conferenza dei rettori) e rettore dell’Università di Viterbo, Marco Mancini, che spiega: «I 300 milioni che mancano servirebbero solo a riallineare i conti, non sono soldi in più. Tenendo presente che quest’anno abbiamo già avuto un taglio, inserito in una catena di tagli progressivi». «Ma questo non è più un taglio, è il colpo finale per il sistema universitario – continua il presidente della Crui è tragicamente semplice: tutte le risorse trasferite dallo Stato non saranno sufficienti per pagare gli stipendi, gli atenei improvvisamente avranno problemi a chiudere i bilanci con conseguenze devastanti sui servizi, sulla ricerca, sulle infrastrutture, si impedirà all’università di adempiere alla sua missione istituzionale». Mancini si augura che «il governo dei professori si renda conto che questa è l’uccisione del sistema universitario di questo Paese». Le stesse parole per Andrea Lenzi, Presidente Consiglio Universitario Nazionale, che con Crui e Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari ha fatto una nota congiunta per «lanciare l’allarme sul collasso che colpirà gli Atenei italianise il Senato della Repubblica non provvederà a ripristinare i 400 milioni». L’Adi, Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani, si rivolge al prossimo governo, «a qualunque forza politica appartenga: non vogliamo più sentir parlare di tagli». E inquieto è anche il Pd. «Avevo proposto emendamento per restituire i fondi ma è stato accantonato dice il senatore democratico Antonio Rusconi, capogruppo in Commissione Istruzione a Palazzo Madama – il Governo non risponde alla crisi del settore». Durissima Manuela Ghizzoni, Pd, presidente della Commissione Istruzione della Camera dei Deputati, «la scelta ragionieristica di tagliare 300 milioni all’ università non solo denuncia una mancanza di visione sulla formazione superiore e sulla ricerca, ma è in netta controtendenza con il tentativo di uscire dalla crisi che i cittadini stanno pagando a caro prezzo». «Dopo anni di politiche ottuse e di tagli lineari l’università non ha più nulla da tagliare, pena il collasso dell’ intero sistema», continua Ghizzoni; il Governo secondo la deputata Pd «non può infliggere, con un colpo di coda a fine mandato, un taglio drammatico, si torni al rispetto del dettato Costituzionale». Per il leader di Sel Vendola deve essere il Parlamento a raccogliere «l’appello di assoluto buon senso che viene dal ministro Profumo: non si continui con l’opera di sfascio perpetrato negli anni della Gelmini, si rifinanzi il Fondo, basta ad esempio annullare l’acquisto di tre F35 per coprire una cifra simile». Mentre la FlcCgil, con il suo segretario generale Mimmo Pantaleo chiede «alle forze politiche che si candidano a governare il Paese proporre un progetto alternativo di università rispetto ai disastri dei Governi Berlusconi e Monti». Intanto dagli studenti arriva forte la richiesta di «intervento straordinario immediato». «Le dichiarazioni del ministro Profumo fanno cadere la maschera, l`università è un`emergenza nazionale», avverte l’Unione degli universitari (Udu), «dopo la certificazione dell`Istat anche il Governo è costretto ad ammettere che il sistema universitario è in crisi – commenta Michele Orezzi, portavoce nazionale – noi da anni denunciamo questi problemi e veniamo additati come facinorosi o restiamo inascoltati». «Stupiti» si dicono gli studenti del coordinamento universitario Link, «dal 2008 denunciamo con le nostre mobilitazioni la situazione che si sarebbe venuta a creare quest’anno»
L’Unità 20.12.12
Pubblicato il 20 Dicembre 2012