Laureata in fisica sub-nucleare all’Università di Milano, Fabiola Gianotti ha 50 anni e dal 1987 è parte del grande team del Cern a Ginevra: è tra i cervelli che hanno ideato e condotto «Atlas», uno dei mega-esperimenti lungo l’anello sotterraneo del Large Hadron Collider, l’acceleratore di particelle più grande del mondo. E proprio come portavoce del gruppo che lavora su «Atlas» il 4 luglio di quest’anno ha avuto il privilegio di annunciare la prima osservazione di una particella che è compatibile con il celebre bosone di Higgs, vale a dire il «mattone» che dovrebbe dare la massa a tutti gli elementi dell’Universo. (Gabriele Beccaria)
Sono molto soddisfatta, ma anche tanto sorpresa di essere stata inclusa tra i finalisti del Time. Non me lo aspettavo davvero e sono molto orgogliosa di questo riconoscimento». Di Fabiola Gianotti, la scienziata italiana a capo di uno degli esperimenti che hanno portato alla scoperta del bosone di Higgs, non si può certo dire che si sia montata la testa. Tutti i riconoscimenti che la ricercatrice di origini torinesi ha collezionato in quest’anno d’oro non hanno per nulla scalfito la sua corazza di umiltà e modestia, qualità che per la scienziata 51enne sono d’obbligo per un ricercatore.
Cosa si prova ad esser quasi stata riconosciuta come Persona dell’anno 2012 dalla prestigiosa rivista Time?
«Sicuramente ne sono molto felice e onorata. Ma credo che sia più giusto condividere questo successo con tutti gli scienziati con cui lavoro che, come me, hanno messo tanta dedizione e passione nel raggiungere gli obiettivi di quest’anno molto intenso».
C’è però il suo nome sulla rivista americana, che effetto le fa?
«Sono una scienziata e, in quanto tale, sono davvero convinta che la modestia e l’umiltà siano caratteristiche fondamentali per chi fa un lavoro come il nostro. Anche se straordinari, tutti i passi in avanti che facciamo ci ricordano sempre che conosciamo ancora così poco della fisica delle particelle. Ci rimane ancora tanto da studiare che non posso far altro che rimanere ben salda con i piedi per terra, e continuare con umiltà il mio percorso di ricerca. Credo che tutti i riconoscimenti, invece, indichino che la società si interessa alla scienza, alla fisica delle particelle e questo non può che farmi felice».
La sua famiglia ha accolto con la stessa modestia la sua inclusione tra i finalisti del Time?
«Sicuramente è molto fiera di me».
Il fatto di essere donna non aggiunge un valore in più ai suoi successi?
«Credo che non si tratti tanto di essere donna o uomo. Il nostro Paese eccelle nella fisica delle particelle e questo lo si deve a tantissime scienziate e non solo a una. La presenza di donne nei laboratori italiani è molto elevata e non è seconda a nessun altro Paese. Basta pensare che il 25% dei ricercatori che lavorano al Large Hadron Collider (LHC) del Cern di Ginevra sono donne per rendersi conto che è già da molto tempo il ruolo delle ricercatrici nella fisica è ampiamente riconosciuto».
Qual è il segreto per diventare una scienziata di successo?
«Non credo di essere la custode di questo segreto. So solo che per fare il mio lavoro ci vuole davvero tanta passione e molta determinazione. Non è facile, ma per i ricercatori che non si fermano davanti agli ostacoli il futuro può riservare tantissime soddisfazioni».
Cosa consiglia ai giovani che si trovano ad affrontare un momento così difficile nel mondo del lavoro?
«Sono convinta che per farcela bisogna avere il coraggio di seguire le proprie ambizioni e i propri sogni. Non bisogna farsi scoraggiare dalle difficoltà, ma continuare a lottare tutti i giorni per realizzare i propri desideri».
La Stampa 20.12.12
Pubblicato il 20 Dicembre 2012