«Per prima cosa bisognerà fare una legge sull’antitrust, cioè contro le concentrazioni, e una legge severa sulle incompatibilità: sono i due punti di quelle che chiamiamo norme sul conflitto di interessi». Alle 6,30 del mattino, sull’aereo che lo porta a Bruxelles per incontrare, oltre a Barroso, i presidenti del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e dell’eurogruppo, Jean Claude Juncker – tutti leader del Ppe e fan di Monti – Bersani mostra lo sconcerto per «la manovra abbastanza miserevole della destra», utile solo «a guadagnare qualche giorno di campagna elettorale» e all’invasione televisiva di Berlusconi. Chiede che la data delle elezioni resti il 17 febbraio. Parla di Monti. Consulta gli appunti chiusi in una cartelletta blu: sono i compiti sull’Europa, e le parole più usate sono «continuità» e «affidabilità ». Dice che «se il centrosinistra vincerà, è normale che sia io il premier», tornando da Bruxelles a Roma, si sfoga. E lancia qualche stilettata contro Mario Monti.
Segretario Bersani, se Monti si candida, come pensate di potere collaborare poi con lui e con i centristi, essendovi contesi Palazzo Chigi?
«È un problema loro, io ho detto che voglio essere amichevole. I progressisti sono aperti a posizioni moderate, dicano loro cosa vogliono fare. Io ho i Progressisti, abbiamo fatto le primarie, ho la proposta di programma, aspettiamo di capire come pensano di rivolgersi al Pd. Non chiedetelo a me. Cosa faranno in campagna elettorale, mi daranno del comunista, ci metteranno le dita negli occhi? Mica può essere sempre un problema mio».
Immaginava di ritrovarsi Monti come competitor?
«Non ho mai dato niente per scontato, né escluso nulla. Sul piano politico ho detto ai Progressisti che dovevamo aprirci verso forze europeiste anche di Centro, vedevo che si arrivava lì. Non farò campagna elettorale contro Monti, ma quando il paesaggio cambia, cambiano le dinamiche. In campagna elettorale le dinamiche che scattano sono altre. Se dovessi essere io il premier – ipotesi possibile ma da molti negata – parlerei subito con Monti».
È venuto a convincere gli amici di Monti che è affidabile anche lei e non solo il Professore?
«Si apre una fase di transizione ed era giusto andare a dare elementi di continuità. Sanno benissimo che ho lavorato
con Ciampi, con Prodi, con Padoa Schioppa. Nessuno può dubitare della nostra volontà riformatrice e di tenere i conti sotto controllo. Gli impegni italiani saranno rispettati. Siamo per un vincolo reciproco in termini fiscali, ma occorre praticare politiche di crescita. Questo avvitamento tra austerità e recessione non può persistere. Penso a una road map ragionevole. Sono per l’autorizzazione preventiva al bilancio, ma non affidata a un commissario, bensì a una procedura certa che dia garanzia di partecipazione. Noi comunque non smonteremo le riforme di Monti, le implementeremo. Manterremo gli impegni, arricchendoli».
Ha offerto garanzie anche per Vendola?
«Vendola è un grande europeista, vuole gli Stati Uniti d’Europa. L’argomento Vendola è diventato un pretesto polemico».
Cosa farà un governo di centrosinistra sull’Imu, cavallo di campagna elettorale di Berlusconi?
«La alleggeriremo sulla prima casa e per i redditi più deboli, mettendo un’imposta individuale sui grandi patrimoni: se il demagogo dice che la abolisce, ci spieghi dove prende i soldi e non racconti favole».
Ha rassicurato i vertici Ue sull’approvazione della legge si stabilità?
«La legge di stabilità arriverà in porto in modo da garantire gli obiettivi. Questi traccheggi del Pdl sono indecorosi, inaccettabili, incommentabili. Usano la tattica parlamentare a fini dilatori, per interessi di partito».
Quale vorrebbe fosse la data delle elezioni?
«L’intenzione nostra resta di chiudere in settimana la legge di stabilità. Il 17 è la prima data utile, resta quella lì. Comunque decide Napolitano. ».
Junker l’ha lodata («Bersani è intelligente e onesto, ha le migliori intenzioni per l’Europa»). Ma chi preferisce alla fine tra lei e Monti, gliel’ha detto?
«Juncker è una persona concreta e competente, peccato che tra due mesi lasci l’incarico all’eurogruppo. Ha una grande conoscenza del nostro paese, mi ha chiesto di Grillo».
E di Berlusconi?
«No, però mi sembra che lo conosca bene».
Soddisfatto di come sono andati gli incontri?
«Qualcuno mi ha domandato: quanto prenderà il centrosinistra. Io ho risposto: arriveremo primi».
Anche in Senato?
« Dappertutto».
La Repubblica 20.12.12
Pubblicato il 20 Dicembre 2012
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