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“Concorso a cattedra, preselettive spietate: passa solo 1 candidato su 3!”, di Alessandro Giuliani

I più abili a rispondere in Toscana, Piemonte, Lombardia e Liguria. Peggio di tutti in Calabria, dove è risultato idoneo 1 ogni 5. Il Miur: la percentuale di ammessi in linea con le aspettative. E alle tante critiche per la proposizione dei quiz da cruciverba, viale Trastevere dice che si usa questa tipologia in tutti i concorsi pubblici, nazionali ed internazionali, a prescindere dalle figure professionali. Ma fare il docente non è una professione qualsiasi….
Nessuna sorpresa. Le ultime quattro sessioni delle prove preselettive per partecipare alle verifiche disciplinari del concorso a cattedra, tornato ad essere bandito dopo 13 anni, ha solo confermato quanto era emerso nella prima giornata: il passaggio della prova ha riguardato una minoranza dei partecipanti. Da un comunicato di resoconto del Miur risulta che “le prove svolte erano attesi 327.798 aspiranti docenti. Di questi, si sono presentati nelle sedi di concorso in 264.423. Hanno superato la prova 88.610 candidati, ovvero il 33,5%. Le regioni con le maggiori percentuali di successo, dove è stata superata la soglia del 40%, sono: la Toscana (44,3%), il Piemonte (41,7%), la Lombardia (41,3%), la Liguria (il 40,3%). Quelle con le percentuali più basse invece sono: la Calabria (20,8%), il Molise (21,3%), la Basilicata (22,5%).
Il Miur ha fatto sapere che “si concludono con un bilancio positivo le due giornate dedicate ai test preselettivi, una prova che almeno per le dimensioni e le procedure innovative rappresentava senz’altro uno dei momenti più complessi dell’intero iter concorsuale. Adesso gli aspiranti docenti ammessi, che grazie al sistema digitale hanno avuto modo di conoscere l’esito della prova pochi istanti dopo la sua conclusione, affronteranno le successive prove in programma: gli scritti (il calendario il 15 gennaio nella Gazzetta Ufficiale ndr) e gli orali, tra cui la novità assoluta della lezione simulata che valuterà la capacità di stare in classe e comunicare agli studenti”.
Sempre secondo il dicastero di viale Trastevere, “la percentuale di ammissione dei candidati, al di sopra del 30%, è in linea con le aspettative, ha dimostrato l’accessibilità del test e, allo stesso tempo, la piena funzionalità della prova”.
Il Miur ha anche voluto rispondere alle tante critiche che si sono accavallate negli ultimi due giorni dopo la somministrazione di quesiti generici e che non hanno nulla a che fare con l’insegnamento: “il test rappresenta un passaggio preliminare per la definizione della platea concorsuale, così come avviene in tutti i concorsi pubblici, nazionali ed internazionali, a prescindere dalle figure professionali. Alle successive prove scritte e orali spetterà invece la valutazione delle conoscenze professionali più specifiche”.
Resta da dire, però, che l’insegnamento non è una professione qualsiasi. E che molti aspiranti docenti non potranno dimostrare di essere in possesso di alte conoscenze e competenze. Per non aver saputo rispondere correttamente a quesiti davvero particolari.
La Tecnica della Scuola 19.12.12
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Secondo giro del concorsone “Io ce l’ho fatta”, di Luciana Cimino
Cinquanta quesiti di logica e lingua straniera in 50 minuti. Anche il secondo giorno delle prove preselettive del concorso della scuola conferma la tendenza: circa il 66% dei candidati non l’ha superato. A questi docenti si prospettano ancora anni di precariato(«resta il doppio binario», ha rassicurato il sottosegretario Marco Rossi Doria ieri). Gli altri (tra cui, Agnese Landini, moglie del sindaco di Firenze, Renzi) si prepareranno alle prove scritte e orali. Tra di loro c’è Luca. Una laurea con 110 e lode presa per mezzo di borse di studio e casa dello studente, poi dottorato, borsa di ricerca all’estero, Siss. In mezzo ha fatto «di tutto: fonico, dj, cameriere, ho lavorato anche per II Cepu, non si può fare altrimenti: quest’anno ho insegnato una sola settimana». Al quizzone di ieri ha totalizzato 50/50, zero risposte sbagliate. Un record. «Ho partecipato perché è l’unico modo per entrare di ruolo, ma è una pagliacciata dice Nella mia classe di concorso, la 037, storia e filosofia, ci sono 26 posti nel Lazio: devo crederci? L’unica cosa a cui credo è che se riesco ad arrivare all’orale con la preparazione che ho e i 10 anni di dottorato alle spalle me li mangio». Racconta che ieri mattina quello che ha visto nella sede del concorso è stata «gente con la canna alla gola, con un clima da assalto ai forni e ultima spiaggia». Che tanti precari con esperienza decennale sono rimasti fuori, mentre professionisti in altri settori sono passati, «di quale rinnovamento parla il Miur se recluta chi a scuola non c’è mai stato invece di fare posto a chi da anni sta lì?». «Ma fa ridere perché non è valido sotto tutti i punti di vista: sotto l’aspetto della retorica giovanilistica, dal punto di vista politico perché costituisce la sconfitta del mondo della scuola ed è deficitario dal punto di vista finanziario». Intanto, mentre l’Anief minaccia altri ricorsi per far ammettere anche i candidati che hanno ottenuto punteggi inferiori a 35/50 («è troppo alta e va ben oltre, in proporzione, ai 6/10 previsti dal Decreto Legislativo 297/94»), e il Codacons chiede siano pagati ai precari i permessi presi per effettuare il concorso, il Ministero dell’Istruzione diffonde i numeri della prima prova. A superare la prova preselettiva sono i candidati più giovani (25/26 anni e 35/37), che hanno più dimestichezza con i test. Iscritti alla prova, senza superarla, anche tre persone di 67 anni. «Quando si fa un concorso si rischia sempre di escludere o penalizzare qualcuno. Tutti i test sono perfettibili. Ma i test sono stati vagliati da gruppi di docenti molto preparati», ha commentato Rossi Doria. Ma il Cip, Coordinamento Insegnanti Precari, non è d’accordo..«Partecipare al concorsone è svilente per la nostra professione, perché i quiz prevedono un’innegabile dose di casualità e fortuna. Ma insegnare è tutta un’altra cosa», dice Elena La Gioia, presidente. Mentre parla di «colossale inganno nei confronti dei concorrenti e dei precari» la Cgil. «Nei test d’ingresso non vi è alcun rapporto con la misurazione delle competenze professionali, didattiche e pedagogiche commenta Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc Cgil si è trattato di un meccanismo finalizzato a tagliare il più possibile il numero dei concorrenti. Una lotteria a premi che umilia la scuola pubblica».
L’Unità 19.12.12

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