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“La carta del desiderio”, di Concita De Gregorio

Provateci voi, che siete così bravi a criticare, a stare da soli per due ore e rotti a tenere milioni di persone incollate davanti alla tv a parlare di Costituzione e di Italia una e indivisibile. Scrivi Umberto, sì si chiamava Umberto anche Terracini, buonasera cardinali, se per caso vi metteste in ascolto adesso ci sarebbe l’articolo 7, lo Stato e la Chiesa sono indipendenti e sovrani, non vorrei dire niente di rivoluzionario, ci sarebbe il principio di laicità, anche Dante era laico,
era cristiano ma laico, diceva al Papa non mischiare la politica coi precetti religiosi,
dividi, se no sarebbe come usare Dio e metterlo al servizio della Chiesa, e invece è la Chiesa al servizio di Dio. Provateci voi a dire che il bisogno si placa ma il desiderio mai, che la Costituzione è la legge del desiderio, le leggi fanno paura ma la Costituzione invece ti protegge, è come una mamma che ti dice vieni qui che t’è successo?, ti lega all’albero della nave come Ulisse che non voleva sentire le sirene — l’antipolitica, chi semina paura, i giullari e i padroni — e a parlare a braccio, per ore, senza leggere mai, appassionato e potente, ironico e commovente come ha fatto ieri sera Roberto Benigni che parlava di Manzoni, Leopardi, Dante e Omero, di Woodstok e della Bibbia, di Darwin e dell’Onu per raccontare la Costituzione italiana, la più bella del mondo.
Quando entrerà in vigore questa Costituzione sarà un mondo meraviglioso, dice Benigni. Quando entrerà, futuro. Applausi. È ancora tutta da mettere in pratica, state a sentire cosa dice, ascoltate. È come
Imagine di John Lennon trent’anni prima, è come se l’avessero scritta non Togliatti e De Gasperi, Calamandrei Lussu Croce e Dossetti, Nilde Iotti ma dei figli dei fiori fricchettoni che si facevano una canna.
Lo studio 5 di Cinecittà — quello di Fellini, quello bruciato a luglio, quello più grande del mondo — ospita per RaiUno Roberto Benigni che salta, magro come un chiodo, e si illumina e si infiamma a raccontare come se fosse una favola quale sia la legge suprema dello Stato, e la spiega come un canto della Commedia e parla di ieri e di oggi, di Medioevo e di presente, di donne, di carceri, di immigrati, di speranza, di libertà. Di lavoro, di dignità. Di nessuna differenza di razza lingua e religione e di cosa vuol dire, ed è per questo che sono orgoglioso di essere italiano, noi non abbiamo la pena di morte, ricordatevelo, noi non ce l’abbiamo e solo gli assassini ammazzano. La grandezza di ogni nazione si misura dallo stato sociale delle donne, dice di passaggio, delitto d’onore sono due parole che non posso stare vicine. L’Italia ripudia la guerra, ripudia, è una poesia.
Una serata specialissima, annuncia. Lo sarà. La televisione pubblica, dopo i pacchi, manda in onda il monologo dell’irriverente burattino che comincia dall’attualità, mezz’ora di satira sul presente, prima di entrare nel vivo della lettura della Carta.
Si toglie lo sfizio di chiedere pietà a Silvio, col problema delle pensioni che abbiamo c’è uno che ci potrebbe andare e non ci va, non c’è verso di mandarcelo. S’è ripresentato. La sesta volta. Ha detto che la settima si riposa. La mummia, Godzilla contro Bersani. Dice siete fissati ce l’avete con lui. A questo punto è chiaro che è lui che ce l’ha con noi. Ha diviso l’Italia in due: metà sono contrari e metà disperati. Lui che guarda i sondaggi come fa a non vedere. Angelino Alfano è passato dalle primarie al primario, poveretto. Ieri su Canale 5 ho visto una vecchia intervista del ‘94. Parlava della magistratura e dei comunisti, che per lui sono come Satisfaction per i Rolling Stones. Poi Monti, poi Bersani, poi Renzi, poi le primarie che «hanno avuto molto successo. Le farà anche Di Pietro, dopo se passa farà le superiori».
È un prologo, la prima mezz’ora. Prima di affrontare la Costituzione racconta dei due nemici che ha l’Italia oggi. Primo. L’indifferenza alla politica. «Benigni, ci dici di rispettare la politica? No, vi dico di amarla. È la cosa più alta. Non avere interesse per la politica è come non avere interesse per la vita. Quando si dice sono tutti uguali è un favore ai cattivi ai disonesti e agli stupidi, è come se non li avessimo riconosciuti». Secondo: votare. È l’unico strumento che abbiamo, un potere tremendo. Una cosa pubblica, la repubblica. Nostra, vostra, di ciascuno. Di seguito, lo spettacolo comincia. Due ore e rotti di incantamento, e se siete capaci di meglio fatelo subito, alzate la mano e fatevi avanti, fatelo ora. Solo un papa o un buffone possono dire questo: domattina dite ai vostri figli che vadano a testa alta. Ci vuole amore per avere coraggio. Fatevi avanti.
La Repubblica 18.12.12
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Benigni show in tv: “Torna Silvio, Signore pietà”, di SIlvia Fumarola
«S’è ripresentato, Signore pietà. È la sesta volta, la settima ha detto che si riposa, anche lui»: Roberto Benigni riparte da Silvio Berlusconi per aprire “La più bella del mondo”, serata evento di RaiUno dedicata alla Costituzione. Parte da una catena di ringraziamenti, dai vertici Rai, seduti nel teatro 5 di Cinecittà, un’arena di legno chiaro, il presidente Anna Maria Tarantola e il direttore generale Luigi Gubitosi. Ma tutti, il presidente Napolitano, il Papa, il Signore gli dicono di ringraziare una persona che conta più di loro. Benigni non ha dubbi: Silvio, grazie. «Bersani ha detto: quando Silvio si presenta rende il mio lavoro più facile…
Sapesse il mio!». E fa una battuta anche sul Pd: «Dante fondò un partito Per Dante, Pd. Non vinse mai».
La Berlusconeide è irresistibile. «Volevo parlare di cose belle, ma questo dicembre ci sono state due notizie catastrofiche», ironizza Benigni. «Una la sapete, il 21 c’è la fine del mondo, ma non è la più brutta. Un’altra, terrificante, ci ha spappolati: con tanti italiani che desiderano andare in pensione e non possono, c’è uno che ci potrebbe andare e non c’è verso di mandarcelo. E s’è ripresentato». Benigni paragona il ritorno di Berlusconi «ai sequel dei film dell’orrore:
Lo Squalo 6, La mummia, Godzilla contro Bersani…
Qualcuno può dire che ce l’ho con lui. No: è lui che ce l’ha con noi». E ancora:
«Non si sa cos’abbia in testa, quel povero Alfano l’ha mandato al manicomio… Ha detto che vuole fare l’alleanza con Maroni: ma Maroni, dopo l’incontro, si è detto disorientato. Per disorientare uno abituato a parlare con Bossi ce ne vuole…. Berlusconi ha detto che se Monti si candida fa un passo indietro. Mario, facci questo favore: dì che ti candidi, così si ferma. Poi dopo due giorni smentisci, come fa lui».
Ironizza sul monologo dell’ex premier a Domenica live.
«Ma l’avete visto su Canale 5? È andata in onda una sua vecchia intervista del ‘94, di un’ora e mezza. Prima di lui c’erano una pornostar e lo zio di Avetrana. Ho pensato: cerca di mettere insieme i moderati. Berlusconi ha parlato di comunisti, lotta alla magistratura… Mi sono detto: guarda nel ‘94 la gente come ci cascava, se lo facesse adesso». Poi l’affondo: «Ha un sogno nella testa: vorrebbe fare il presidente della Repubblica. Sarebbe l’unica maniera di vedere la sua immagine dappertutto, di vederlo in una caserma dei carabinieri». E prima dei dodici articoli della Costituzione («Mentre la legge vieta, fa paura, la Costituzione spinge, ti protegge. I dieci comandamenti sono tutti un no, la Costituzione è tutto un sì: è la legge del desiderio»), fa un appello a favore della politica, contro l’indifferenza. «È la cosa più alta per organizzare la pace, la serenità e il lavoro. Non avere interesse per la politica è come non avere interesse per la vita».
La Repubblica 18.12.12