In media ogni nucleo ha da parte 140 mila euro, ma cresce il numero degli indebitati e di chi è in bolletta. Cambia il portafoglio: meno risparmi anche se si torna a comprare Bot e la casa resta tra i beni preferiti. Povere famiglie. La crisi entra nelle case degli italiani e riporta la loro ricchezza agli anni Novanta. Fa aumentare le disuguaglianze tra ricchi e poveri. Fa lievitare il numero di chi si ritrova «in bolletta».
Contraccolpi e trasformazioni in tempi di vacche magre, secondo uno studio periodico della Banca d´Italia. Molti numeri, pochi commenti, com´è nello stile di questi economisti. Ma certe cifre fanno ben capire quanto pesa la recessione. Per esempio: nelle mani del 10% degli italiani si concentra il 45,9% della ricchezza totale. La metà più povera del paese ne detiene solo il 9,4%. O anche: dal 2007, al 2011 la ricchezza delle famiglie è diminuita del 5,8% in termini reali. Significa che si assottiglia il valore delle case, che calano i risparmi di una vita. E, non ultimo, il 2,8% dei nuclei familiari – quasi tre su cento- è totalmente in «rosso». «Ricchezza netta negativa», nel linguaggio asettico degli economisti del governatore, Ignazio Visco. Ovvero, stando alla definizione tecnica di questa grandezza, vuol dire che i cittadini meno fortunati non hanno nè abitazioni né terreni, niente depositi, titoli o azioni al netto delle cosiddette passività, cioè mutui e prestiti personali. Sono in bolletta, appunto. Con la recessione che incombe, le disparità sono ora cosi´ vistose da meritare una nota: «La distribuzione della ricchezza è caratterizzata da un elevato grado di concentrazione», si legge nel testo. «Molte famiglie ne detengono livelli modesti o nulli; all´opposto, poche famiglie dispongono di una ricchezza elevata».
Tempi duri, perciò. E lo si capisce anche da un´altra sventagliata di numeri, quelli che quantificano i colpi della crisi nell´ultimo biennio e dunque calcolano il grado di erosione della ricchezza: meno 3,4% solo nel periodo 2010-2011. Nel primo semestre di quest´anno, il calo (in termini nominali) è dello 0,5%. Altro dato, stesso lasso di tempo: la ricchezza pro capite diminuisce dell´1% a prezzi correnti e del 3,7% a prezzi costanti, un livello «simile a quello della fine degli anni Novanta». Oppure: la ricchezza netta complessiva a prezzi correnti scende nel biennio di 63 miliardi di euro. E per finire: la ricchezza netta per famiglia – dati 2011- è di 350 mila euro. Quella totale è pari nella stessa data a 8.619 miliardi. Pro-capite, si tratta di circa 140 mila euro. Le passività finanziarie, ovvero i debiti, sono pari a 900 miliardi di euro, il 9,5% delle attività complessive.
Qua e là il rapporto riserva alcune sorprese. Una è questa: premesso che tra le cosiddette attività reali, regna la casa, la novità è che gli italiani ricominciano a comprare Bot e Btp. Ben 30 miliardi in più, solo l´anno scorso, lo stesso livello del 2009. Un´altra sorpresa: nel confronto internazionale – dati 2010- la ricchezza netta delle famiglie è pari a 8 volte il reddito disponibile, contro l´8,2 del Regno Unito, l´8,1 della Francia, il 7,8 del Giappone, il 5,5 del Canada e il 5,3 degli Usa. Di fronte a questo spaccato, i consumatori del Codacons chiedono al governo di pensare ad un «contributo straordinario di solidarietà» per quel 10% di ricchi.
La Repubblica 14.12.12
Pubblicato il 14 Dicembre 2012