“Monti rischia un appoggio eccessivo”, di Michele Brambilla
Due cose non s’erano mai viste in una campagna elettorale. Non s’era mai vista una così esplicita ingerenza (chiamiamo le cose con il loro nome) estera sul voto italiano, e non s’era mai visto il leader di un partito che indica come candidato premier il premier che ha appena sfiduciato. La prima cosa, cioè il fatto che tutta Europa chieda a Monti di ricandidarsi, è indice di quanta stima goda oltre confine il Professore (tantissima) e di quanta ne abbia goduta il suo predecessore (pochissima per non dire zero). La seconda cosa sembra la prova delle difficoltà che Berlusconi sta incontrando dopo aver annunciato, con la solita metafora calcistica, il suo «ritorno in campo». Tutti e due i fatti, insieme, appaiono poi come il segno che per il Cavaliere non tira una buona aria. L’Europa non lo vuole, e lui si manifesta in stato confusionale. L’altro ieri, durante quella che in teoria avrebbe dovuto essere la presentazione di un libro di Bruno Vespa, in poco più di un’ora ha dato cinque versioni sulla candidatura a …