Respiro pesante e sciarpa al collo, chioma ribelle e sguardo di fuoco, Grillo si scagliava sui dissidenti evocando una guerra «all’ultimo sangue» e in nome di questa intimava loro di non «rompere le palle», perché lui si sta «arrabbiando sul serio», beh, anche rispetto agli elevati standard emotivi del leader M5S quel volto, quel tono, quelle parole e quei gesti restano impressi come un documento di esaltazione piuttosto particolare.
Sennonché proprio il giorno che precedeva lo sfogo di Grillo sulla rete, per l’esattezza sul sito «Doppiozero» (www.doppiozero. com), era comparsa una complessa e acuta psico-diagnosi intitolata: «Isteria e narcisismo a cinque stelle». E se pure il nome e soprattutto il cognome del suo autore potrebbero offrire diversi spunti al comico, che coltiva il vezzo un po’ selvaggio di storcerli e ridicolizzarli, è certo che dell’isteria il professor Pietro Barbetta, università di Bergamo, per titoli e pubblicazioni si può decisamente ritenere uno specialista.
Per farla breve e molto più semplice di come è svolto il suo ragionamento, lo psichiatra interpreta certi aspetti della leadership e della vita interna del M5S alla luce e alla stregua di un «incantesimo totalitario» indotto da una reattività sopra le righe che Grillo propaga mosso dalla coscienza o meglio, forse, dalla maschera della propria sana, integra e incorruttibile purezza. Senza il mio consenso, in altre parole, non solo ci si salva, ma ci si perde.
Questo farebbe di lui un tiranno: «figura classica di una forma di narcisismo». Un tiranno narcisista e carismatico che come tale per natura, vocazione e statuto non ha rispetto per le norme e le istituzioni e che della democrazia coltiva e applica, come del resto un po’ si è capito proprio da quel video, una concezione molto, ma molto personale. Di recente, al grado zero della politica, Federica Salsi ha detto che Grillo «è cattivo». Ma forse la questione è più complicata della cattiveria. Così come sarebbe semplicistico definirlo uno spostato perché richiama nei suoi comizi la Bastiglia, Stalingrado e Norimberga; perché attraversa a nuoto lo stretto di Messina o fa il discorso della Montagna sull’Etna.
Già più interessante sarebbe concentrarsi su una frase che gli è uscita durante la campagna siciliana: «Signori — ha detto — ho perso la mia identità. Non so più se sono un comico, un capopopolo o Gesù». Ma Grillo, si sa, parla, parla, parla e come pochi altri sa come conquistare l’attenzione. Quanto a Gesù, che peraltro fu il suo primo personaggio cinematografico («Cercasi Gesù», 1982), altri politici, prima di tutti il Cavaliere, hanno fatto uso di un linguaggio «cristico», come lo definiscono gli studiosi, a base amari calici, apostoli, miracoli, croci e via mischiando sacro e profano.
Barbetta non fa esempi, né tantomeno rileva che tipi del genere, leader narcisi e aspiranti carismatici, nella Seconda Repubblica ce ne sono stati a iosa, da Berlusconi a Bossi, da Di Pietro allo stesso Mastella, a parte l’insostituibilità di Casini e le oligarchie del Pd — con il bel risultato che la democrazia, quella vera, non è che goda di buona salute, né dispone di affidabili difensori.
Però nel caso di Grillo, che è anche un attore — anche se forse non esattamente il genere di attore che voleva diventare — sostiene il professor Barbetta su Doppiozero che «il gran potere del narcisista consiste nell’ipnotizzare le masse. La macchina narcisista crea un campo magnetico che lascia un segno nella mente di chi ascolta» e «produce una suggestione onirica nello stato di veglia, una dissociazione che si protrae nel tempo». Ancora: questa corda di isteria a tratti simulata e comunque autocompiaciuta «suscita la risata del pubblico assoggettato, attraverso la battuta, attraverso la barzelletta. Tutti ridono, cinicamente», ma «se reiterata, l’induzione può diventare permanente».
Non tutti i lettori, com’è giusto e ovvio, si sono detti d’accordo con questa analisi psichica e di marketing, in fondo. Ma la politica, orfana di ideologie e così legata agli individua, sembra quasi richiedere contributi che un tempo sarebbe stato molto più facile respingere. Nel frattempo, caso abbastanza inedito, l’attore s’è fatto leader e ora la sua recitazione combacia esattamente con la sua azione. Solo che Grillo non calca più il palcoscenico di questa o quella piazza, è l’Italia intera che s’è fatta teatro — e vai a sapere a che punto cala il sipario e chi uscirà per prendersi gli applausi.
La Repubblica 13.12.12
Pubblicato il 13 Dicembre 2012
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