Lisa Puzzoli poteva essere salvata. Bastava che un magistrato esaminasse la sua richiesta di tenere lontano da lei e dalla sua bambina Vincenzo Manduca, l’ex fidanzato che l’aveva molestata e picchiata più volte soltanto perché non le perdonava di averlo lasciato. E che tre giorni fa, al culmine dell’ennesima discussione, l’ha uccisa a coltellate. Era il padre della piccola, ma questo non è bastato a placare la sua ira nei confronti della giovane donna. Anzi, negli ultimi tempi era diventato ancor più aggressivo e violento. Per questo Lisa non voleva più avere alcun contatto con lui. Aveva paura e lo aveva raccontato ai familiari e agli amici. Poi lo aveva detto al suo avvocato e la scelta era stata fatta: chiedere un provvedimento previsto dalla nuova legge sullo stalking che gli impedisse di avvicinarsi.
Fa impressione sentire adesso le parole del procuratore di Udine Antonio Biancardi che quasi se la prende con le vittime «che devono stare attente e tutelarsi» mentre dice che i magistrati possono fare poco o nulla perché «in questi casi serve soltanto l’arresto, ogni altro atto è inutile». In realtà il suo ufficio non ha neanche provato a tutelare Lisa: nonostante le botte, le denunce e le istanze presentate dalla donna contro Manduca, non risulta sia mai stata presa in considerazione alcuna ipotesi di misura restrittiva.
È arrivato il momento di intervenire perché in nessuna parte d’Italia si sia costretti a piangere un’altra Lisa. E sono proprio i capi degli uffici giudiziari a doverlo fare, organizzando gruppi — anche esigui — di pubblici ministeri che si dedichino esclusivamente a questa materia, che si occupino di difendere le vittime e punire i carnefici. Creando corsie preferenziali affinché i giudici esaminino in via di urgenza le richieste di interdizione o di cattura. Non servono nuove leggi, basta applicare quelle che ci sono. Ma bisogna farlo davvero, senza nascondersi dietro difficoltà procedurali o carenza di mezzi e risorse. Si deve ascoltare il grido di aiuto di quelle donne che sempre più spesso si ritrovano a lottare da sole contro l’aguzzino. E proteggerle senza esitazioni.
Il Corriere della Sera 11.12.12
Pubblicato il 10 Dicembre 2012