“Tra risparmio e rinuncia ecco l’Italia del Censis”, di Guido Crainz
COS’È accaduto al Paese in un anno, come quello che si va a concludere, dominato dal “problema della sopravvivenza”? Come ha reagito a una crisi “perfida”, alimentata da “fenomeni enormi” (dalla speculazione internazionale alle difficoltà dell’Europa)? Ma anche da “eventi estremi” (le dinamiche dello spread e il pericolo di default) e da una progressiva crisi della sovranità, non solo in Italia? Queste domande scandiscono fin dall’inizio il rapporto annuale del Censis, e vi è sullo sfondo la consapevolezza delle drammatiche condizioni di partenza: occorre “guardarci dentro con severità”, aveva annotato il rapporto del 2011, per porre fine al “disastro antropologico” degli ultimi anni, ad una lunga confusione ed impotenza di governo, e ad un deperire che ha riguardato sia la nostra realtà che la nostra immagine internazionale. Aveva poi aggiunto, evocando l’insediamento appena avvenuto del governo Monti: sul piano politico e istituzionale qualcosa si è mosso, occorre ora prestare attenzione alle dinamiche sociali di un Paese che appare stanco, quasi incapace di “desiderio”. Oggi il Censis pone al centro non tanto l’assenza di reazioni istituzionali …