Pd e Pdl erano arrivati a un’intesa per superare il Porcellum. Poi è intervenuto Silvio Berlusconi. Oggi sarebbe dovuta approdare nell’aula del Senato la discussione sulla nuova legge elettorale. Il lavoro preparatorio è andato avanti per giorni, finché si era costruita un’ampia maggioranza sulla proposta Calderoli del premio di governabilità per «scaglioni» (più voti si prendono alle urne, più seggi aggiuntivi si ottengono in Parlamento). Questo, finché nella notte tra lunedì e martedì Berlusconi invia a Roma Denis Verdini per imporre a Gaetano Quagliariello e Lucio Malan il cambio di linea.
E infatti ieri mattina, nel corso della riunione della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama che doveva sancire il passaggio della discussione in aula, il colpo di scena. Quagliariello presenta un emendamento con una nuova formula: una coalizione può incassare il premio di maggioranza se supera la soglia del 40%, in caso contrario vengono assegnati 50 seggi al primo partito che prenda tra il 25% e il 39%.
I membri del Pd della commissione capiscono che non c’è più nessuna ipotesi di accordo su cui ragionare. Roberto Calderoli, al quale Verdini aveva chiesto di sottoscrivere insieme a Quagliariello il nuovo emendamento, la- scia la riunione scuotendo il capo, dicendo che rinuncia all’«accanimento terapeutico»: «Posso salvare un ferito ma non resuscitare un morto». Il morto è la possibilità di un’intesa, perché invece all’ideatore della «legge porcata» è ben chiaro che dopo l’intervento di Berlusconi la sua creatura gode di ottima salute: «Il Porcellum vedrà non solo il Natale ma pure le uova di Pasqua», profetizza. Ad aggirarsi infuriata per i corridoi di Palazzo Madama a questo punto è Anna Finocchiaro. «Ormai siamo in una condizione di sabbie mobili, se il Pdl cambia le carte in tavola in ogni momento, come pensiamo di andare in aula domani?». E infatti, dopo aver riconvocato la commissione a metà pomeriggio, al presidente della Affari costituzionali Carlo Vizzini non resta che prendere atto dello «stallo politico» e rivedere l’ipotesi di un passaggio della discussione in aula.
Quagliariello dice che «far saltare un accordo per 3 o 4 seggi in più o in meno sarebbe francamente il colmo». E a chi gli domanda se veda spazi per mediare con il Pd replica con un secco: «Non credo». Una rigidità di posizione che non fa che alimentare i sospetti tra i democratici, che vedono nella nuova proposta formulata dal Pdl un sistema elettorale pieno di insidie. A cominciare dal fatto che a differenza delle precedenti ipotesi Calderoli, la proposta Quagliariello fa riferimento per la soglia minima del 40% necessaria per ottenere il premio di governabilità non alle liste ammesse alla ripartizione dei seggi (cioè quelle che abbiano superato la soglia di sbarramento del 4%), ma al 40% di tutti i voti validi espressi.
Un sistema come questo, spiegano nel Pd, comporta di fatto non solo un notevole innalzamento della soglia minima, ma può essere strumentalmente utilizzato da chi sa già di perdere per rendere impossibile ad altri di raggiungere l’obiettivo. Come? Osserva il senatore Pd Stefano Ceccanti: «Spinge a presentare liste e listine, per attrarre voti e torglierne ad altri, pur sapendo che non si supererà la soglia di sbarramento. In cambio, a chi fa questi listini, si possono offrire posti nelle liste sicure». Che sia o meno questa la strategia della destra, è chiaro che un sistema che spinge a una moltiplicazione dei simboli sulla scheda elettorale porta inevitabilmente una maggiore frammentazione partitica e una minore governabilità.
Per questo il Pd giudica irricevibile, al di là del metodo, la nuova proposta. E ora? Chi nel Pdl non si rassegna all’ipotesi di andare al voto con una legge elettorale che lascia nelle mani di Berlusconi la decisione sulle candidature, proverà in un incontro fissato per stamattina a Palazzo Grazioli a far rivedere la linea all’ex premier. Finocchiaro, dopo aver riunito l’assemblea dei senatori Pd, fa sapere in ogni caso che il Pd è pronto a porre «una deadline di tempi e di merito perché la pazienza si sta esaurendo».
E il governo in tutto questo? Giampaolo D’Andrea, dice che sulla legge elettorale «il governo è neutrale al merito, ma auspica vivamente che si approvi». Quanto al Quirinale, se è da escludere l’ipotesi di un messaggio alle Camere, c’è da scommettere che un passaggio dedicato al tema ci sarà nel discorso di fine anno. Il senso delle parole che Giorgio Napolitano pronuncerà di fronte agli italiani dipenderà da quello che succede nei prossimi giorni.
L’Unità 05.12.12
Pubblicato il 5 Dicembre 2012