Gli esuberi del personale docente mettono in stand by le immissioni in ruolo del personale Ata. E rallentano anche quelle dei docenti precari. Perché per ogni docente in esubero da ricollocare il ministero dell’economia preclude una immissione in ruoto. Anche se i posti da utilizzare per i docenti da ricollocare sono diversi da quelli che occupavano prima di andare in esubero.
Per tentare di sbrogliare la matassa, il ministro della funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, ha messo in piedi un apposito tavolo negoziale. La prima riunione si è tenuta mercoledì scorso, presenti i sindacati della scuola Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams e i vertici del ministero dell’istruzione, della Funzione pubblica e dell’Aran. Nel corso dell’incontro è emerso che il primo nodo da sciogliere riguarda le immissioni in ruolo del personale Ata sui posti che non sono stati occupati dai docenti inidonei. Sebbene il demansionamento fosse stato previsto su base volontaria, e quindi non tutti i posti siano stati coperti, il ministero dell’economia non ne vuole sapere di dare l’ok per disporre immissioni in ruolo sui posti rimasti vuoti. E poi c’è il problema dei 9mila esuberi tra il personale docente, che precludono le immissioni in ruolo in ragione dello stesso numero di cattedre. É stato poi fatto presente che oltre la metà di questi è costituita da insegnanti tecnico pratici diplomati delle scuole superiori. Che non possono essere ricollocati nella scuola dell’infanzia e primaria perché non hanno il titolo giusto. Ma nonostante questo, via XX settembre tiene in stand by altrettante disponibilità presso questi ordini di scuola. Infine, al termine della discussione sono state poste tre questioni, per così dire, collaterali. La prima è quella relativa al contenzioso seriale in materia di reiterazione dei contratti di supplenza. A fronte della pietra tombale apposta dalla Corte di cassazione, secondo la quale nella scuola la reiterazione dei contratti è legittima in ogni caso, resta da vedere come si evolverà il contenzioso a livello europeo. Secondo la Corte di giustizia, infatti, la reiterazione è legittima solo se motivata da esigenze sostitutive. E quindi, solo sui posti in organico di fatto. Al momento, peraltro, non è ancora stata affrontata la questione della riserva dei posti nei concorsi, da destinare ai precari triennalisti, prevista dal governo per fare fronte alla questione del divieto di reiterazione previsto dal decreto 368/2001. Ma, considerando che tale decreto non si applica alla scuola, è probabile che questa disposizione sarà applicata solo agli altri comparti della pubblica amministrazione. La seconda è la diversità di trattamento nella disciplina dei permessi tra docenti di ruolo e non di ruolo. In diversi casi, infatti, per lo stesso tipo di permesso, per il personale di ruolo è prevista la retribuzione e per i precari no. Infine, la terza questione posta in luce è il diritto al completamento. Che attende dal 2009 di essere regolato contrattualmente in via esclusiva, per effetto della riserva di contratto introdotta dal decreto Brunetta. Riserva inderogabile per effetto dell’articolo 33, comma 1 del decreto legislativo 150/2009. Le parti hanno convenuto di coinvolgere nel negoziato il ministero dell’economia e si sono date appuntamento a Palazzo Vidoni per martedì 11 dicembre.
da ItaliaOggi 04.12.12
Pubblicato il 4 Dicembre 2012
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