“Il pianto degli uomini forti”, di Adriano Sofri
Troppo. Come nelle tragedie, che fanno congiurare gli dei e il destino finché gli umani ne siano sopraffatti: troppo. Era un mercoledì di intervallo, fra l’annuncio della chiusura e la lusinga del “decreto”. È stato il colpo di grazia. “Usignore ha deciso che per noi è finita!”. Avete un bell’obiettare che non è il Signore, sono i signori. Lo spirito della città greca avrebbe raccontato la giornata come noi non sappiamo. C’erano uomini forti ieri, fermi per ore a fissare un mare tempestoso nel quale battelli sballottati cercavano in tondo il loro compagno, afferrato e inabissato con la cabina della sua gru. Piangevano nascosti l’uno nella spalla dell’altro. «Ieri abbiamo scioperato per avere il diritto di venire al nostro posto di lavoro oggi. Siamo arrivati all’appuntamento con la morte». E’ vicinissima, Samarcanda. Francesco Zaccaria, l’operaio disperso, ha 29 anni — come l’ultimo morto dell’acciaieria, “è l’età nostra, qui” — è di Talsano, ha genitori e fidanzata. La cabina di una gru sta a 40, 50 metri da terra, il mare è profondo 24 metri. «Non …