Ci sarà ancora la siderurgia nel futuro industriale d’Italia. Con un decreto legge che sarà approvato oggi in consiglio dei ministri e che è stato annunciato ieri dal premier Mario Monti al tavolo con enti locali e parti sociali, il governo mette i paletti necessari per far ripartire l’Ilva: un garante per vigilare sull’attuazione del provvedimento e la contemporanea perdita di efficacia dei provvedimenti di sequestro incompatibili con l’attuazione dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) per due anni.
Il decreto, la cui bozza è stata sottoposta ieri dal governo a tutti i soggetti interessati (la foto del tavolo è stata twittata dall’esecutivo), consentirà di fatto l’avvio della bonifica ambientale a carico dell’azienda individuando la figura del garante che si avvarrà dell’Ispra (Istituto superiore per la prevenzione e la ricerca ambientale) e sentirà un comitato di lavoratori dello stabilimento di Taranto, in cui sono rappresentate tutte le aree produttive. Il provvedimento consentirà «il rafforzamento delle garanzie di realizzazione dei principi dell’Aia e la terzietà del meccanismo di controllo». Il governo è partito dalla considerazione che è prioritaria la tutela della salute e dell’ambiente ma anche che il polo produttivo di Taranto rappresenta un asset strategico per l’economia regionale nazionale. «Il funzionamento del polo industriale – si legge nella nota del governo diramata mentre un presidio di operai stremati si trovava davanti al parlamento – oltre al territorio della Puglia, coinvolge direttamente anche gli stabilimenti dell’Ilva in Liguria e Piemonte e fornisce acciaio a diverse realtà industriali e straniere». Nel decreto si prevedono non solo il rafforzamento delle garanzie di realizzazione dei principi dell’Aia e la terzietà del meccanismo di controllo, ma anche la costituzione di un apposito Osservatorio e un progetto salute per Taranto.
Nel ricordare che in passato «non c’è stata sinergia tra i poteri dello stato», il premier ha spiegato come oggi «i poteri dello stato hanno cooperato ». Al tavolo era assente il potere giudiziario anche se lo stesso Monti ha sostenuto che «la nostra attenzione è doverosa alle indicazioni della magistratura. Infatti oggi qui c’è l’avvocatura dello stato rappresentata ». Obiettivo comune di quanti erano seduti al tavolo (da Confindustria ai sindacati confederali sia nazionali che metalmeccanici, dagli enti locali ai ministri) è stato quello di un intervento d’urgenza che, per il ministro Passera, deve evitare il blocco dell’intera filiera. E se il sindaco di Bari Emiliano parla di decreto incostituzionale e la Fiom dà il via libera al provvedimento solo con garanzie chiare e certe sugli investimenti, il ministro Clini ha detto seccamente che «chi ritiene che non si stia applicando la legge (e contesta il decreto, ndr ) può rivolgersi alla consulta». Un decreto che piace al segretario del Pd Bersani («porta gli standard a livelli che in Europa andranno in vigore tra qualche anno»), mentre per la segretaria della Cgil Camusso serve «una responsabilità pubblica» per il futuro al di là di quello che la proprietà farà. E se il leader degli industriali Squinzi ha sostenuto che «l’Italia si gioca il suo futuro industriale e manifatturiero », il presidente dell’Ilva Ferrante ha avvertito che, senza interventi legislativi, anche Genova è destinata alla chiusura.
da www.europaquotidiano.it
Pubblicato il 30 Novembre 2012