attualità, cultura

“Diverso da chi”, di Massimo Gramellini

Ogni volta che la cronaca ci sbatte in faccia bande di nazistelli che picchiano ebrei o gruppi di ragazzi che sbertucciano un compagno troppo sensibile fino a indurlo al suicidio, mi domando in quale anno, in quale secolo siamo. Davvero nel 2012, con tutti i problemi seri che abbiamo, ci sono persone che passano ancora il loro tempo a sfottere e minacciare chi è diverso da loro? Posso ancora perdonare una battuta stupida e conformista, pronunciata in un momento di debolezza e in ossequio a un cliché. Ma qui parliamo di giovani che trascorrono giornate intere a scrivere su un computer sconcezze astruse, a organizzare raid punitivi contro degli estranei, a godere della sofferenza inferta a un coetaneo che ha l’unica colpa di vestirsi in modo eccentrico. Quanti pregiudizi nasconde questo gigantesco spreco di energie, questo patetico proiettarsi nelle presunte miserie altrui per non essere costretti a fare i conti con le proprie paure e provare, finalmente, a crescere?
Se chiudo gli occhi, mi sembra di vederli sfilare al passo dell’oca: bulli, nazistelli, fanatici di ogni risma e colore. Avvinghiati alle loro patetiche certezze di cartapesta, al loro ridicolo senso del rispetto e dell’orgoglio tribale. Tanti Io deboli raggrumati in un Noi insulso. Li guardo e non mi fanno paura. Solo tanta pena. Spero che un giorno la vita li sorprenda davanti a uno specchio, costringendoli a vedere che siamo tutti sul medesimo albero. Anzi, che siamo l’albero, e chi dà fuoco a un ramo diverso dal proprio sta solo incendiando se stesso.
La Stampa 24.11.12
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“La lezione di un padre con il figlio transgender”, di ALDO BUSI
CARO DIRETTORE, che bello quando i genitori non si travestono da mamma e da papà col righello della norma in pugno! Oggi ho voglia di parlare di educazione infantile perché, avendo cercato di farmi venire in mente il nome di un eccellente traduttore inglese che non sento da tanti anni, mi sono ricordato di quella volta che mi raccontò dei suoi due figli maschi che ormai andavano alle elementari. Io ero stato una volta a cena a casa sua, avevo conosciuto la moglie e visto i due bambini che stavano per essere messi a fare le nanne, tra il primo e il secondo ci sarà stata una differenza di due anni, non ricordo altro, a parte un certo che di serenamente volitivo, di guerresco in entrambi.
A distanza di un lustro, chiesi al traduttore come stavano i suoi figli e mi disse le testuali parole, “Benissimo, il più piccolo è un transgender pieno di risorse e di fantasia, l’altro è il suo scudiero, lo difende in tutto e per tutto anche se non ne ha proprio bisogno, si sa difendere benissimo da solo”.
Avendo temuto di non aver capito bene o forse facendo finta di non aver capito affatto, gli chiesi, “Transgender? E che significa? Non fa la terza?”, “Che un giorno vuole andare a scuola vestito da uomo e un giorno vestito da donna”, “E voi?”, sottintendendo ‘e voi genitori? ’, “Niente, abbiamo dovuto fargli due guardaroba, così come dopo avere voluto i tamburi da mio padre ha voluto l’arpa da sua nonna materna e va a lezione sia di percussioni che di arpa e adesso ha una passione sfrenata per i venti, al mare si pavoneggia nel suo giubbetto con le borchie e fa il capobanda skinhead di un branco di piccoli delinquenti dei giostrai e in spiaggia si mette il bikini, che fra l’altro c’ha un pisellone per la sua età che farebbe comodo a me con la mia…”, e io, “Ma è straordinario! Anch’io vorrei un figlio così, anzi, li vorrei entrambi così, anzi: li vorrei tutti e tre così, visto che due in uno è sempre meglio che la metà di niente. Anzi, avrei voluto dei genitori come te e tua moglie, visto che vi sarebbe toccata addirittura la disgrazia… questo dal punto di vista dei miei, che poi i libri me li bruciavano… di avere un figlio che a sette anni si travestiva da scrittore appendendosi sulle spalle i pochi libri rimediati in giro… da noi libri in casa non esistevano… o legandoseli con la cintura attorno alla vita… a parte quando se ne metteva uno in testa per camminare senza farlo cadere…”. E sapete che cosa mi rispose lui? “Grazie, a dirti la verità non sei neanche il primo a farmi i complimenti. Non ci vuole poi molto a essere dei bravi pedagoghi: invece di strappare i suoni che vuoi tu, col rischio di avere in risposta le urla sincopate di una bestiola in gabbia, resti in ascolto dell’umanità per come è ed è fatta.
E ti dirò di più: un giorno è vestito da bambina con la gonna scozzese e vuole giocare a calcio e è un capocannoniere da paura, quando è vestito da maschio magari pettina la bambola o le amichette e sembra il più consumato dei parrucchieri di via Montenapoleone, da maschio è maschio al massimo grado e da femmina è squisitamente femminile, in modo naturale, non è un bambino effeminato e non presenta il minimo sintomo di dissociazione, si cambia d’abito indifferentemente come parla inglese, italiano o ebraico, per via dei nonni e della madre, è una bambina dai modi soavi e naturali consapevole di essere anche un bambino rude e manesco, e viceversa, nemmeno si prende sul serio, è il primo a ridere di sé ma se qualcun altro lo deride è meglio toglierglielo dalle mani e, a parte lo smalto per le unghie, mica si trucca, non che ce l’abbia mai chiesto, intendo dire rossetto e mascara e cose così, e non ha neppure i capelli lunghi da bambina, è sempre con la sua rasatura da marine con un po’ di cresta in entrambe le mises, a parte due orecchini come ormai hanno tutti i bambini comuni, ma la cosa gli seccava alquanto, tanto che ha smesso di metterseli, dice che è una cosa troppo da maschio quando lui decide di sentirsi femmina; è come avere in casa un Arturo Brachetti in erba innestato su Conan il Barbaro, uno spettacolo di umano mai visto, ed è educatissimo, gentile, spiritoso, affettuosissimo, in sé e per sé non ha alcuna aggressività innata, un portento anche a scuola”, “Un privilegio”, “Lo sappiamo”, “E in che cosa consiste questa sua passione sfrenata per i venti?”, “Che sa i nomi e le direzioni di tutti i venti della terra, correnti marine comprese, tu gli dici un mese e un oceano e lui ti dice che cosa scorre sotto e cosa scorre sopra in quel periodo lì, alisei, monsoni, maestrale, scirocco… gli uragani sono il suo forte. Dimmi te che ne fa dei venti all’Arco della Pace in pieno centro di Milano, e il fatto che non se ne faccia niente rende i suoi interessi ancora più meravigliosi. Da grande vuole scoprire un nuovo continente, dice che non è possibile che non gliene abbiano lasciato uno inedito, e tutti i suoi marinai dovranno suonare l’arpa a turni, e che mai deve mancare una musica d’arpa durante tutta la navigazione fino a che non la pianterà nella rena non appena toccato la terra che si ripromette di scoprire, e al ballo mascherato dei bambini si è presentato con una parrucca fluente color verde vestito da polena, suo fratello a reggergli la coda, voglio
dire”.
Io sono troppo pudico per fare certe domande e neppure mi passò per la mente di fargli allora quella domanda che non gli farei neppure adesso, con la differenza che adesso ho bene in mente quella che quasi chiunque vorrebbe fargli: “Visto che va per i nove, dimostra certe tendenze sessuali quando è vestito in un modo o nell’altro?”, e sono sicuro che il padre, e anche la madre, mi avrebbe risposto con ogni possibile disinvoltura.
Vediamo le possibilità di quella risposta: 1) quando è vestito da uomo dimostra interesse sessuale verso i maschi, 2) quando è vestito da uomo dimostra interesse sessuale verso le femmine, 3) quando è vestito da uomo dimostra interesse sessuale sia verso i maschi che verso le femmine, 4) quando è vestito da donna dimostra interesse sessuale verso le femmine, 5) quando è vestito da donna dimostra interesse sessuale verso i maschi, 6) quando è vestito da donna dimostra interesse sessuale sia verso le femmine che verso i maschi, 7) sia che sia vestito da maschio che da femmina dimostra interesse sessuale esclusivamente verso i maschi, 8) quando è vestito sia da maschio che da femmina dimostra interesse sessuale esclusivamente verso le femmine, 9) sia vestito da maschio che da femmina non dimostra alcun interesse sessuale né per i maschi né per le femmine.
“E”, avrebbero aggiunto i genitori all’unisono o ognuno per conto suo, “non c’è una sola tendenza sessuale e nemmeno la più totale assenza di qualsivoglia tendenza sessuale che sia preferibile a un’altra, se è la sua per ora o per sempre è anche quella che è migliore per noi, mica è la nostra vita, è la sua, e è giusto che ai suoi parametri emotivi ci arrivi da sé. E ovviamente siamo disposti a sbranare chiunque osasse interferire nella sua crescita e nelle sue scoperte personali”.
Penso alla fortuna di quel bambino, e a quella di suo fratello che ne difende la libertà di espressione chissà contro quali sberleffi (e chissà se a prezzo di quanti pugni dati e presi), e mi dico che la sua infanzia sarà stupenda per tantissimi motivi: a) gioca con la mente estetica del suo corpo e ha il coraggio di seguire il proprio istinto camaleontico a dispetto della società di bambini bacati dal machismo con cui entrerà in contatto, b) godrà di una miriade di sinapsi poetiche, civili e politiche come raramente accade a un bambino, che pur di per sé ne ha a miliardi, c) l’avventura può esaurirsi o decidersi nella pubertà per un verso o per l’altro (ci si può vestire da uomo essendo un uomo e tuttavia travestirsi comunque, da troia di regime, per esempio) senza conseguenze visto che in questo caso una sicura infelicità o tragedia permanente è stata azzerata sul nascere, perché non ha dei genitori pazzi scatenati che lo portano da uno psicologo più pazzo di loro che lo imbottirebbe di farmaci o che, addirittura, dietro silente richiesta dei genitori pazzi, lentamente lo eliminerebbe dalla faccia della terra in quanto “vergogna genetica”, d) non deve essere per forza un genio né deve riscattarsi da niente, sarà però una persona forte, già temprata agli assalti sociali più imprevisti e più previsti, e di per sé non votata comunque alla mediocrità, e) sarà quel che sarà o che avrà voluto essere senza castrazioni genitoriali e senza covare quella suicidale sete di vendetta contro il mondo che ti fa sciupare la vita. E una profonda riverenza anche a suo fratello.
La Repubblica 24.11.12