Dimissioni di massa. La parola d’ordine ha fatto breccia tra i sindaci nel corso della manifestazione organizzata ieri dall’Anci a Milano (oltre mille primi cittadini presenti secondo l’associazione), ed è stata confermata dopo l’incontro con il ministro Piero Giarda che non ha potuto far altro se non impegnarsi a trasmettere al presidente del Consiglio il «profondo malessere» dei Comuni. Termini e modalità delle dimissioni saranno decisi giovedì 29 nel prossimo ufficio di presidenza dell’Anci, ma il senso della decisione è chiaro: alzare il livello anche simbolico della protesta, per provare a spuntare qualche modifica significativa nell’ultimo passaggio parlamentare della legge di stabilità. «Come abbiamo chiarito al Governo – spiega il presidente dell’Anci, Graziano Delrio – questa è l’ultima occasione per rivedere le norme che stanno uccidendo i Comuni». Gli occhi, certo, sono puntati sull’Esecutivo, ma fra i destinatari ci sono anche i partiti a cui i sindaci appartengono, e che in caso di mancate risposte si troveranno ad affrontare una campagna elettorale di primavera fra l’ostilità dei loro primi esponenti sul territorio.
Ad alimentare il «profondo malessere» dei sindaci, e delle imprese che lavorano per loro, come attestato ieri dalla «piena condivisione delle preoccupazioni» espressa ieri dal presidente dell’associazione costruttori (Ance) Paolo Buzzetti, sono parecchi temi disseminati nelle manovre dell’ultimo anno. Il posto d’onore spetta ancora una volta all’Imu perché, mentre all’assemblea di Bologna a fine ottobre il Governo apriva sulla possibilità di chiarirne meglio il gettito comunale dal 2013, sono venuti definitivamente al pettine i nodi 2012 con i tagli “compensativi” ai fondi di riequilibrio. Tagli che in 1.200 casi si sono aggravati per una revisione ex-post dell’Ici 2010, secondo un meccanismo contro cui l’Anci ha avviato la battaglia giudiziaria mettendo a disposizione dei Comuni i modelli di ricorso e l’assistenza legale. Ad aggravare il quadro delle entrate ci sono gli effetti già messi in calendario dal decreto di luglio sulla revisione di spesa, che l’anno prossimo faranno crescere il conto da 500 milioni a 2 miliardi, tutti tradotti in tagli ai fondi di riequilibrio: in un panorama in cui già oggi circa 400 sindaci devono “restituire” somme allo Stato, spesso perché i fondi loro assegnati sono già andati sotto zero, l’applicazione di questa misura solleva più di un problema di applicabilità matematica.
Nell’agenda che ha portato i sindaci in piazza non poteva poi mancare il Patto di stabilità, che dal 2013 si dovrebbe estendere anche ai Comuni fra mille e 5mila abitanti. «Una misura tecnicamente impossibile nello stesso anno in cui si è costretti ad avviare la gestione associata di 9 funzioni fondamentali su 10 – sottolinea Mauro Guerra, coordinatore piccoli Comuni dell’Anci – e mentre si scrivono nelle leggi tempi di pagamento che proprio il Patto rende irrealizzabili». Un altro fattore, quest’ultimo, determinante anche per i costruttori perché, spiega il presidente Ance, Buzzetti, «l’estensione del Patto andrà a colpire soprattutto l’imprenditoria medio-piccola».
Il Sole 24 Ore 22.11.12
Pubblicato il 22 Novembre 2012