Il benevolo sprone per domenica da parte di Pier Ferdinando Casini, al termine di un colloquio a Montecitorio: «Mi raccomando, vedi di farcela al primo turno». La sponda per il 2013 offerta Oltralpe da François Hollande, durante la conferenza stampa a Parigi insieme a Giorgio Napolitano: «Quello che facciamo qui in Francia, con la nostra maggioranza, è fare in modo che l’Europa esca dalla crisi con una politica di stabilità e di crescita, con l’obiettivo di combattere la disoccupazione. Immagino che in Italia ci sia la stessa volontà, ed è la stessa volontà che anima il centrosinistra».
Pier Luigi Bersani si prepara allo sprint finale per le primarie di domenica, ma già guarda alla sfida vera, quella per la conquista di Palazzo Chigi. E mentre consiglia all’attuale premier di non candidarsi alle prossime elezioni, perché «se Monti vuole dare una grossa mano per il futuro, è meglio che non si metta nella mischia», i segnali che arrivano al leader Pd tanto da casa nostra (il tifo dei centristi per la sfida di domenica) quanto da fuori i confini italici (la benedizione del presidente della Francia, checché da noi si dica circa il desiderio all’estero di un Monti-bis) lo spingono all’ottimismo.
Bersani resta convinto di due cose. La prima: che nella prossima legislatura sia necessario avere un governo sostenuto da una maggioranza politicamente omogenea. La seconda: soltanto un patto tra progressisti e moderati può garantire l’ampio consenso in Parlamento e nel Paese necessario ad approvare le riforme necessarie.
CASINI TIFA BERSANI
Per questo accoglie con favore il diverso atteggiamento mostrato nella discussio- ne sulla legge elettorale da Casini (l’Udc in commissione al Senato ha smesso di votare insieme a Pdl e Lega norme che vedono la contrarietà dal Pd) che in un colloquio a Montecitorio insieme al leader dei Moderati Giacomo Portas si rivela un supporter d’eccezione per Bersani: «Mi raccomando, vedi di vincere la primo turno», dice al segretario Pd. Un sorriso, e poi, con gioco di parole: «I moderati ci sono».
Ma soprattutto per questo, perché cioè rimane convinto che nella prossima legislatura serva una maggioranza politicamente omogenea, ritiene impossibile un Monti-bis per il 2013. «Non lo dico in contestazione a Monti – spiega ai giornalisti che lo avvicinano alla Camera – ma non credo si possa ricreare una maggioranza simile a quella di transizione ed emergenza. Con una maggioranza solid e univoca i tecnici e Monti potranno dare un contributo di rilievo alle prospettive del Paese, ma è un altro discorso. E se vogliamo preservare il ruolo di Monti non è il caso di tirarlo per la giacca».
IL CONSIGLIO A MONTI
Per la prima volta, però, Bersani si rivolge non soltanto a chi «tira per la giacca» l’attuale premier, a cui pure il leader del Pd non le manda a dire (che si chiami o meno Montezemolo): «C’e gente più garbata che dice: “voi andate bene, portate le truppe che i generali li abbiamo noi”.
A questa gente, che si muove su posizioni ciniche ma moderate ed europeiste, dico che non stiam mica a fare le primarie per pettinar le bambole. A loro, amichevolmente, dico che siamo pronti a discutere con tutte le forze positive, ma dobbiamo avere le idee chiare, anche su chi guida la macchina, perché non si può mica guidare la macchina stando ai box». Per la prima volta Bersani rivolge un consiglio a diretto uso e consumo dell’attuale capo del governo: «Se Monti vuole dare una grossa mano per il futuro, secondo me è meglio che non si metta nella mischia – dice parlando sempre con i giornalisti che incontra a Montecitorio – certo, ha tutti i diritti, ma ho sempre pensato che se si tenesse fuori dalla mischia sarebbe meglio».
LA SPONDA OFFERTA DA HOLLANDE
Qui si entra nel campo dei retroscena, con annessa spiegazione del fatto che per Bersani Monti può ricoprire il ruolo di Capo dello Stato, a partire dal 2013, e che un suo schierarsi con questa o quella coalizione renderebbe più complicata la sua elezione nel prossimo Parlamento. Ma rimanendo a ciò che è sulla scena e in chiaro, il leader Pd va avanti mosso dalla convinzione che debba essere il centrosinistra a governare, perché «l’alternativa a noi è Berlusconi, è Grillo». Tertium non datur.
E ora il segretario Pd, convinto che già ora «mostriamo al mondo che a dare credibilità non è solo Monti ma che c’è un processo di partecipazione in Italia che non ha nulla da invidiare agli altri», incassa la benedizione anche di Hollande, che alla domanda se «il suo amico Bersani in Italia» possa governare il Paese nel quadro delle compatibilità europee sulla finanza pubblica, risponde nel corso della conferenza stampa a Parigi insieme a Napolitano che il «centrosinistra» può fare quello che sta facendo la «maggioranza» che sostiene il governo guidato dal socialista Jean-Marc Ayrault. Napolitano fa una battuta: «Grazie alla giornalista per avermi risparmiato». E non è la sola. In francese, sulla domanda che i giornalisti italiani rivolgono a Hollande sul fatto che gli interlocutori internazionali chiedono garanzie sulla politica italiana in vista delle prossime elezioni, il nostro Presidente dice che sul dopo Monti «veramente Hollande non mi ha chiesto garanzie».
L’Unità 22.11.12
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“Centomila volontari per la festa dei gazebo”, di Simone Collini
Oltre 100 mila volontari renderanno possibile, domenica, lo svolgimento delle primarie del centrosinistra. La stragrande maggioranza è composta da militanti e simpatizzanti del Pd, ma molte disponibilità sono venute anche da iscritti di Sel e anche del Psi. Tra gazebo allestiti nelle principali piazze, sedi di partito, impianti sportivi, librerie e quant’altro, andranno gestiti circa 9 mila seggi elettorali, dalle 8 di mattina alle 8 di sera. È stato calcolato che servirà una media di sette persone in ognuno di essi. Ma siccome domenica sarà ancora possibile registrarsi (per poi poter votare), verranno allestiti accanto ai seggi anche gli uffici elettorali dove poter gestire la pratica. In ognuno dei quali serviranno, se come si prevede quel giorno si formeranno lunghe code, non meno di quattro persone.
RISPOSTE INCORAGGIANTI
Lo sforzo organizzativo sarà insomma doppio, rispetto alle primarie degli anni passati, ma al coordinamento nazionale si ostenta ottimismo. Già in questi giorni si stanno raccogliendo le disponibilità per un impegno da dedicare alla sfida ai gazebo anche per soltanto una parte della giornata. E le risposte che arrivano da iscritti ai partiti ed esponenti di associazioni e movimenti vicini al centrosinistra sono incoraggianti e fanno ben sperare sulla necessità di coprire domenica per dodici ore (più le ore che saranno necessarie allo spoglio delle schede) sia i seggi elettorali che quelli in cui si dovrà registrare chi ancora non lo avesse fatto.
Del resto, che fosse necessario introdurre delle regole che impedissero un inquinamento del voto, a cominciare dall’obbligo di iscriversi all’albo degli elettori del centrosinistra, si sta rendendo evidente in questi giorni. Non c’è solo la segnalazione di diversi casi in cui qualcuno ha chiesto di registrarsi per poter votare ma si è rifiutato di sottoscrivere la carta d’intenti dei progressisti. Soprattutto nei piccoli Comuni sono state respinte persone riconosciute come avversari politici. Come a Montemurlo, in provincia di Prato, dove si era presentato per iscriversi quello che alle ultime comunali era l’avversario elettorale (e oggi guida l’opposizione in Consiglio comunale) del sindaco di centrosinistra. O come a Volterra, in provincia di Pisa, dove ha tentato di iscriversi l’esponente di una lista civica e assessore del Comune dove il Pd siede all’opposizione.
Il fenomeno pare sia diffuso soprattutto in Toscana, dove l’Udc regionale è stata addirittura costretta, dopo una serie di segnalazioni finite sulla stampa locale, a diramare una nota per sottolineare che chi è iscritto al partito non può votare alle primarie del centrosinistra. «Riteniamo inopportuno e profondamente scorretto interferire nelle selezioni di un altro partito», si legge nel documento diffuso da segretario e presidente dei centristi della Toscana,
«chi è iscritto all’Udc o ricopre incarichi istituzionali riconducibili al partito, anche se spinto dalla smania di protagonismo, non può votare alle primarie, perché sottoscrive un progetto e una linea politica che non è la nostra».
Come il coordinamento nazionale per le primarie, anche Pier Luigi Bersani è ottimista sull’andamento della sfida ai gazebo. Domenica «sarà la festa dei progressisti», dice. «Ci sono e ci saranno delle code, sì, perché la gente viene a registrarsi».
Il leader del Pd sa che quota un milione di registrazioni è vicina, e almeno altrettante ce ne saranno il giorno del voto. E se Lino Paganelli, che sostiene Renzi, dice che Bersani sbaglia a prevedere per domenica due milioni di persone («Solo due milioni di elettori domenica alle primarie vanno bene per Bersani ma fanno male al Pd, l’obiettivo è 4 milioni»), il segretario dei democratici evita di discutere di cifre future e si concentra su quelle presenti. «Ci hanno dato la disponibilità 100 mila volontari, un esercito». Certo, «non sono il Viminale», ma vanno ringraziati comunque, anche se «domenica ci vorrà un po’ di pazienza».
l’Unità 22.11.12
Pubblicato il 22 Novembre 2012