La Tesoreria unica? «Non penalizzerà le pubbliche amministrazioni». Ne era certo il ministro dei rapporti con il parlamento, Piero Giarda, che l’aveva introdotta nel primo decreto di Spending review per le pubbliche amministrazioni: obiettivo, ridurre l’impatto del debito pubblico grazie alla centralizzazione della liquidità di spettanza degli enti, sottratta alla parcellizzazione delle gestioni sui singoli conti corretti.
E la relazione tecnica aveva stimato anche di quanto: il beneficio per le casse dello stato è di 320 milioni di euro per il 2012, 150 milioni di euro a partire dal 2013 e 130 dal 2014. Peccato che né Giarda né altri avessero stimato l’effetto che l’estensione della misura alle scuole avrebbe prodotto in termini di maggiori costi. Già, perché le scuole devono, per continuare a movimentare i soldi (riscossione e pagamenti), essere comunque dotate di proprio conto corrente. E gli istituti bancari, non potendo più contare sulla giacenza della liquidità, si parla di oltre un miliardo di euro, hanno alzato le spese: un conto è arrivato a costare fino a 3 mila euro l’anno. Il che significa che alle scuole, 8.500, l’operazione di tesoreria unica costerà all’incirca 25,5 milioni di euro. La denuncia è dei sindacati di settore: Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals-Confsal e Gilda, che hanno chiesto ai vertici del ministero un intervento per evitare che le scuole siano lasciate a loro stesse sul mercato. Dove è difficile spuntare buone condizioni visto che gli istituti si presentano singolarmente. Curioso, in tempi di spending review e dunque di ottimizzazione ed efficienza della spesa pubblica, a viale Trastevere nessuno ha pensato se non a gare di appalto, che richiederebbero tempi più lunghi di realizzazione, neanche a un protocollo d’intesa con l’Abi per fissare condizioni di maggior vantaggio per la tenuta dei cc.
A disporre il ritorno all’antico sistema della Tesoreria unica per le scuole è stato il decreto legge 95/2012: da novembre tutte le liquidità sono state trasferite a Palazzo Koch. A definire le procedure per il passaggio e per la successiva gestione, il dipartimento della Ragioneria generale dello stato con la circolare n. 32 del 31 ottobre 2012 (prot. n. 0088259): i finanziamenti statali, regionali e degli enti locali saranno addebitati su sottoconti infruttiferi così come i finanziamenti comunitari, i mutui e i prestiti con garanzia statale, mentre quelli senza garanzia e i contributi da privati e da gestioni economiche (convitti, aziende agrarie) dovranno essere versati nei sottoconti fruttiferi. Cambiano le procedure anche di pagamento, con in alcuni casi girofondi e non bonifici. Ma la di là del diverso sistema di accredito e pagamento, che le scuole lamentano comunque essere più laborioso, i conti correnti ora costano. Si legge nella lettera inviata dai sindacati a Luigi Fiorentino, capo di gabinetto del ministro Francesco Profumo: «Mentre con la Tesoreria unica si realizza l’obiettivo di risparmio per il bilancio dello stato, al contrario sulle scuole scarica un maggior onere di spesa in quanto la tenuta dei conti presso gli istituti cassieri non sarà più a titolo gratuito, come fino ad oggi avvenuto, ma oneroso.
A seguito dei bandi già attivati dalle scuole secondo le indicazioni contenute nel nuovo modello di convenzione di cassa, le banche o non hanno risposto o hanno presentato le loro offerte applicando i costi correnti che mediamente superano i 3000 euro annui.
Sono spese spesso insostenibili per le scuole, le quali per farvi fronte dovrebbero dare fondo al contributo statale per il funzionamento amministrativo e didattico che in media è di circa 8.000 euro su base annua». Al momento, nessuna risposta.
da ItaliaOggi 20.11.12
Pubblicato il 20 Novembre 2012