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“Nel pantheon spazio alle donne”, di Roberta Agostini, Cecilia D’Elia, Titti Di Salvo, Valeria Fedeli, Pia Locatelli, Marinella Perroni

E’ difficile stabilire un pantheon una volta per tutte. soprattuto in un’epoca di fluidità e leggerezza del pensiero e dei riferimenti culturali, in un’ epoca in cui sono più i singoli a dettare le leggi dei riferimenti simbolici, piuttosto che le grandi organizzazioni collettive e i movimenti di massa. C’è un pantheon privato, di cui fanno parte i propri beniamini, uomini e donne illustri, campioni dello sport, e rock star. Ma anche persone incontrate nella vita. E ciascuno ha il proprio pantheon e se lo compone e cambia come vuole.
Il pantheon di un’area politica, sociale e culturale invece è il frutto di una ricerca, dell’ascolto della memoria, della materialità di un percorso storico e dei suoi conflitti, ma anche dell’analisi del presente e del futuro. Del guardare i propri compagni di strada e i propri avversari. Non è un lavoro facile e implica delle responsabilità.
Siamo impegnate nel centrosinistra, ognuna con la propria storia e collocazione, immaginiamo il centrosinistra come un movimento di massa, connesso da tante identità e sapori. Pensiamo che il centrosinistra debba rendere l’Italia un Paese non ostile alle donne, dunque ripensato nella sua organizzazione, nei suoi apparati formativi e nel welfare, che non è un lusso da tagliare ma la condizione per crescere. Riconosciamo di condividere un sentire e una memoria di ciò che ci ha portato qui.Il pantheon dà il nord – come ha scritto Barbara Spinelli – fornisce una bussola. Il pantheon restituisce armonia a una comunità sociale. Non regole di ingaggio da rispettare, ma opzioni di memoria e di sentimento, valori irrinunciabili e storie di vite reali, di impegno e di sacrificio. Talvolta di martirio.
Il pantheon l’emozione di riconoscersi in uno spazio pubblico e di riconoscere un debito nei confronti di qualcuno per come siamo in questo spazio pubblico. Una genealogia, insomma, e forse preferiamo questo termine che restituisce umanità e dunque anche mag- gior grandezza alle scelte e alle vite delle figure a cui pensiamo.
Una genealogia che riconosce le figure e le avanguardie che hanno reso «nostri» valori e principi come quello della laicità, dei diritti, della libertà delle scelte, dell’autodeterminazione, della conoscenza e della cultura, dell’amore per la diversità, dell’identità europea, della lotta contro ogni forma di disuguaglianza.
Per questo non è solo italiana, e soprattutto non è solo maschile. E’ tempo che l’Italia e il centrosinistra riconoscano il debito che hanno verso tante donne. Non vogliamo offrire un elenco esaustivo e completo, ma una traccia, un filo di riconoscenza che renda di uomini e donne la bussola del centrosinistra. Siamo in debito con Anna Kuliscioff,la dottora dei poveri, per la sua denuncia del monopolio dell’uomo, con Teresa Noce e Lina Merlin, donne della costituente e pioniere dei diritti delle donne lavoratrici e madri; con Maria Montessori, che ha restituito ai bambini la dignità di esseri umani; con il «no» di Franca Viola, che per prima ha rifiutato un matrimonio riparatore, e di Rosa Parks, che non si alzò per cedere il suo posto a un bianco; con Nilde Iotti ragazza della Costituente e prima donna presidente della Camera; con Giglia Tedesco e Maria Magnani Noya, che hanno lavorato al nuovo diritto di famiglia, rivoluzionando i rapporti tra i coniugi; con Tina Anselmi che ha avuto il coraggio di sfidare i poteri forti. Siamo in debito con il femminismo della fine del secolo scorso che ha liberato il destino di tutte; con Hannah Arendt, con la sua riflessione sulla politica e la sua feroce analisi del totalitarismo, male che l’Europa non deve mai dimenticare; con Elsa Morante e Natalia Ginzburg. Con l’arguzia di Miriam Mafai e la mitezza di Adriana Zarri. Con la radicalità di Simone Weil, con Simone de Beauvoir che ha dichiarato libero il secondo sesso. Sicuramente voi che leggete ne aggiungereste di altre o lascereste andare qualcuna. Non volevamo scolpire per sempre nel ma mo il nostro pantheon, ma riconoscere che i pensieri, le azioni, le intuizioni prendono origine e forma dentro genealogie fatte di uomini e di donne.
L’Unità 19.11.12