È andata come voleva lui: un centrosinistra che dà collettivamente una buona prova di sé, concentrandosi più sui contenuti che sugli scontri personali, presentandosi come una forza di governo affidabile, allontanando il terribile ricordo dell’Unione eterogenea e litigiosa. La soddisfazione espressa a caldo da Pier Luigi Bersani si è rafforzata ieri, quando a mente fredda ha letto i commenti sui giornali, ha dato un’occhiata alle statistiche sui social network, ma soprattutto lo hanno informato dell’inaspettato boom di ascolti su Sky e Cielo: «Quella delle primarie è stata una scelta giustissima e ieri sera ne abbiamo avuto la prova». Una scelta che il segretario del Pd prese nello scorso mese di maggio praticamente da solo, costretto a superare le resistenze della stragrande maggioranza dei dirigenti del suo partito. Gli stessi che l’8 giugno hanno approvato la decisione in sede di direzione nazionale, gli stessi che lo sostengono in questa corsa e che lunedì sera gli hanno inviato i complimenti via sms, ma anche gli stessi costretti a ingoiare i gazebo come un rospo, a subire l’offensiva rottamatrice di Matteo Renzi e che hanno cercato di imporre fino alla fine regole quanto più possibile rigide, per limitare la partecipazione ai gazebo agli elettori tradizionali del centrosinistra.
È una sfida che Bersani sta vincendo e che per il segretario era perfino più importante di riuscire a vincere le primarie al primo turno, asticella che alcuni già pongono per misurare il suo eventuale successo. «Abbiamo dei gruppi dirigenti che possono essere valorizzati – ha spiegato ieri Bersani nel corso di un’iniziativa a Cosenza – ma certamente trovare meccanismi di partecipazione è ciò che ti consente di allargare gli orizzonti ». Ecco allora che le primarie «stanno facendo bene a noi e al paese – come ha rivendicato nel suo appello conclusivo su Sky – stiamo avvicinando i cittadini alla politica e alle istituzioni». Gli obiettivi di Bersani (per le regionali in Lombardia, Lazio e Molise fissate per il 10 febbraio e per le politiche di primavera, più che per le primarie) sono quegli elettori ancora incerti se andare alle urne e quelli affascinati dall’antipolitica grillina, buona parte dei quali in passato ha già votato per il centrosinistra. E se lottare su quel fronte vuol dire prendersi qualche rischio su quello interno, pazienza. I numeri, per il momento, gli stanno dando ragione e tutto lascia pensare che anche il 25 novembre sarà così.
In questa sfida, Renzi più che un avversario è un alleato: la sua candidatura ha reso realmente competitive queste primarie, così come la sua spinta verso la rottamazione ha consentito (e consentirà) al segretario di procedere a quel rinnovamento della pattuglia parlamentare, di cui Massimo D’Alema è solo la punta dell’iceberg.
Dopo il confronto di lunedì, comunque, Bersani non prevede un bis, se non prima del ballottaggio. All’invito del moderatore di Sky Gianluca Semprini a un faccia a faccia tra i due candidati che accederanno al secondo turno, il segretario del Pd ha sussurrato un «assolutamente», intercettato dai microfoni e quindi rimasto agli atti. Di fronte a un nuovo appuntamento in tv prima del 25 novembre, però, rimane un no che, comunque, «non è categorico». Bersani ha già un’agenda fitta di impegni sul territorio, sulla base di un modello che, se oggi è stato assunto dai grillini, appartiene certamente di più alla tradizione della sinistra.
da Europa Quotidiano 14.11.12
Pubblicato il 14 Novembre 2012